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I Signori del Calcio, Ronaldo Fenomeno: "Potevo essere presidente di un club in Italia"

Calcio

Ma chi è il vero Ronaldo? “Lo siamo entrambi”, spiega il brasiliano, parlando di se stesso, del passato (“Inter nel cuore per sempre, ma non rimetterei Moratti spalle al muro per decidere il mio futuro”) e del presente: “Non volevo fare l’allenatore e ho cercato una squadra da acquistare, anche in Italia…”. Poi gli infortuni, Messi e la famiglia. Appuntamento con I Signori del Calcio questa sera alle 23.30 su Sky Sport Serie A

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Questa sera alle 23.30 su Sky Sport Serie A appuntamento con “I Signori del Calcio”, intervista esclusiva a Ronaldo. In onda anche domani alle 11.45 e alle 1.00 su Sky Sport Serie A e alle 19.30 su Sky Sport Football.

Ronaldo presidente

"Devo raccontare come è iniziata. Io sono innamorato del calcio e credo che lo sarò per sempre. Però non volevo diventare allenatore, perché la vita da allenatore è la stessa routine del giocatore: allenamento tutti i giorni, viaggi e ritiri, ovvero tutte cose che non mi piacevano da giocatore. Però come detto sono innamorato del calcio e volevo essere ancora coinvolto in questo sport. Sono andato a cercare sul mercato delle situazioni dove potevo entrare, ho visto un sacco di società interessanti, però l’offerta del Valladolid era esattamente ciò che cercavo. Una città con un potenziale incredibile, di 400.000 abitanti, situata in una regione con più di 1 milione e mezzo di persone. Il club che milita in Liga, con 90 anni di storia e tradizione. Era il colpo perfetto! Perciò mi sono buttato di testa. Mi sto divertendo. Per me è una grande sfida. C’è tanto lavoro da fare. Però mi sto divertendo tantissimo. Anche se è non manca la sofferenza ogni domenica, ad ogni partita. Però è molto bello, soprattutto perché c’è un gran entusiasmo: tutta la città ne è coinvolta. Perciò sentiamo anche una grande responsabilità.

Ci sono state proposte delle situazioni in Italia, ma anche in Inghilterra e Portogallo. C’erano delle opportunità molto interessanti. Però ho scelto il Valladolid, primo perché abito a Madrid. Mi trovo così a solo due ore di distanza dalla città: è davvero comodo! In secondo luogo, tutto il ragionamento che dicevo prima, riguardo alla tradizione del club e i potenziali della città e della società, che hanno pesato sulla mia scelta.

Anche in Italia c’erano delle situazioni aperte. Erano alcune, ma non posso dire quali, si trattava di discorsi confidenziali e con accordi di riservatezza.

No, non mi hanno parlato del Milan. È molto al di sopra del mio budget. Devo dire, inoltre, che tutto ciò che ho fatto, l’ho fatto da solo. In molti dicono che sia qualcuno dietro, ad investire su di me, oppure un gruppo cinese. Niente di tutto ciò, io da solo, con le mie finanze. Ho fatto questo investimento da solo.

Il sogno da presidente? In questo 2019 direi rimanere in Prima divisione. Questo è il mio sogno, perché è iniziata come una stagione difficile con l’unico obiettivo di salvarsi e rimanere in Liga. Poi vedremo, perché avremo altre situazioni. La situazione economica soprattutto sarà diversa e potremo fare altri investimenti. Quest’anno l’obiettivo principale è rimanere in Liga".

Amore Inter

"L’Inter è nel mio cuore e lo sarà per sempre. Sono stati 5 anni bellissimi della mia vita, in una città che ho imparato ad amare, con la gente che mi ha voluto sempre molto bene. Ho un amore per Milano e per l’Inter che credo rimarrà per sempre. L’amore che ho sentito e ricevuto in Italia non l’ho sentito da nessun’altra parte. Ora da presidente devo dire che Moratti è una forte ispirazione per me. Un’ispirazione perché mi ha insegnato tantissimo, dai valori importanti ai rapporti con i calciatori, compreso con me. Sicuramente il valore umano. Il rapporto umano che lui ha sempre avuto con tutti quanti. È una persona meravigliosa che ti guarda negli occhi e ti tratta sempre in maniera gentile.

Cosa non rifarei? Alcune cose. Legato all’Inter, ad esempio, non rimetterei il Presidente Moratti spalle al muro per decidere il mio futuro. Perché nel momento in cui gli ho chiesto di mandare via Cuper altrimenti me ne sarei andato via io, Moratti ha deciso di tenere Cuper. Perciò non lo rifarei, cercherei piuttosto di far prevalere la mia idea in un’altra maniera in quella situazione.

Al Milan sono stato molto bene. Ho imparato molto ed ho conosciuto una società incredibile. I tifosi milanisti mi hanno accettato e trattato molto bene. Perciò non c’è una squadra in cui mi sono pentito di andare".

Gli infortuni

"Purtroppo sono stati una costante in tutta la mia carriera. Credo che nella mia generazione ci siamo allenati nella maniera sbagliata per tantissimi anni. Oggi se vedi gli allenamenti, è tutto molto più individualizzato e specifico per ogni giocatore. Forse questo avrebbe risparmiato qualche infortunio.

Non lo so. Avrei voluto senza dubbio non avere tanti infortuni. Però allo stesso tempo anche gli infortuni mi hanno fatto diventare quello che sono. Ho imparato tantissimo di quel periodo. Ho imparato tantissimo da queste sofferenze. Posso assicurare che ciò mi ha fatto diventare una persona migliore.

Per chi ha un problema al ginocchio, le scale sono sempre il peggiore tra i nemici! Il ginocchio mi ha fatto veramente una guerra molto lunga e difficile, però alla fine direi che ho vinto io, l’ho battuto! Anche se è stato un problema sia il ginocchio destro sia il ginocchio sinistro, alla fine l’amore per il calcio mi ha fatto vincere questa battaglia.

E quella scala....

"Sì quella discesa mostrava chiaramente i dolori che avevo in quel momento. Scendere la scala è un movimento dove si sente di più una tendinite. È un dolore difficile da spiegare a parole".

Calcio e famiglia

"Il calcio direi che mi ha dato tutto. Mi ha insegnato a essere un uomo, ad avere disciplina e il rispetto verso gli altri. Credo che mi abbia tolto un po’ di tempo con la famiglia, ho passato con loro un tempo ridotto rispetto a ciò che mi sarebbe piaciuto fare. Però è da sempre la mia grande passione e tutti lo capiscono. Cerco comunque, quando posso, di ritagliare un po’ di tempo per tutti e di unire il più possibile la famiglia. Però in sostanza mi ha dato tutto, togliendomi un po’ di tempo da passare con la famiglia.

Direi che sono un bravo papà. Sono un po’ rompiscatole con i figli e un po’ rigido, però al tempo stesso un amico per loro: molto aperto e sincero. Cerco di spiegare loro come sia la vita, trasmettendo anche quello che mi ha insegnato il calcio. La mia università è stato il calcio. Perciò è quello che posso tramettere a loro.

Vincere il mondiale? E' stato senza dubbio la cosa più importante che mi sia capitata nella mia carriera. Ottenere la soddisfazione dell’intero paese, tutta la gente felice grazie ad una nostra impresa sportiva, è ciò mi ha fatto davvero sentire orgoglioso".

I nuovi fenomeni

"Messi mi entusiasma. Mi fa sognare, mi fa divertire. È un giocatore veramente speciale. Fa delle cose che nessuno si aspetta. Con lui in campo c’è sempre una sorpresa. Ha un controllo di palla che pochi lo fanno oggi. Portare la palla in avanti con velocità e così vicina al piede, saperla proteggere così bene e tirare in porta come sa fare lui, mi piace. Anche Cristiano Ronaldo non posso escludere e dimenticare. Un altro giocatore speciale con tantissima qualità e con una forza incredibile. Sono i due giocatori che mi fanno sognare. Neymar è ancora un pelino più indietro di loro due, però è lì che si avvicina. Speriamo che possa avere più continuità e che possa diventare un grandissimo giocatore".

Chi è il vero Ronaldo?

"Questa è una battuta che non deve dar fastidio a nessuno dei due. Perché quando me lo dicono io rimango molto orgoglioso e sono sicuro che anche lui lo sia. Diciamo che entrambi siamo i veri Ronaldo!"