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Mondiali calcio femminile: conosciamo meglio Martina Rosucci

Calcio

"Sapere che adesso tutti sanno che l'Italia femminile è al Mondiale è davvero una grande conquista". A parlare è la centrocampista della Juve e della Nazionale. "Stiamo assistendo ad una svolta epocale". L'intervista integrale nello speciale "Sorelle d'Italia: un sogno mondiale", disponbile On Demand

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Il calcio è relazione tra obiettivi e sacrifici. Nessun talento, nemmeno il più fulgido ed innato, si è mai fatto senza sudore. Anson Dorrance, l’allenatore più vincente della storia del calcio femminile americano, colui che ha scoperto e cresciuto Mia Hamm e Tobin Heath, ama ripetere che i campioni sono coloro che puoi trovare a terra piegati dalla fatica quando a guardarli non c’è nessuno.

Martina apparentemente la vedono tutti, sui social è da tempo la calciatrice azzurra più seguita ed amata, col suo volto sorridente e la fluente chioma bionda. Martina è anche fisicità, presenza in mezzo al campo, palloni recuperati e distribuiti con sapienza, la capacità di inserirsi come nel suo gol in Italia-Belgio, o il bolide scagliato all’incrocio in Juventus-Fiorentina di due anni fa, una delle reti più belle viste in Italia negli ultimi anni.

Due gravi infortuni, il primo nell’autunno del 2016, il secondo la scorsa estate, hanno però rischiato di minare alla radice il suo sorriso. È un grande tema del calcio femminile, la maggiore vulnerabilità dei legamenti del ginocchio. Addirittura Jordan Nobbs, forte calciatrice inglese che proprio per questo motivo non potrà partecipare ai Mondiali, ha promosso un appello pubblico per studiarne il legame con il ciclo mestruale. Lunghe giornate di recupero e ricostruzione, dove a guardare Martina piegata non solo da fatica e sudore, ma anche dai tanti tormenti per l’obiettivo della vita destinato a sfuggirle sul più bello, non c’era (quasi) nessuno. Minuti praticamente zero in stagione, ma se è vero che quel che non uccide fortifica, la sua valigia è ora carica di una motivazione aggiuntiva feroce.