Mondiali calcio femminile: conosciamo meglio Manuela Giugliano

Calcio

“Mamma voglio giocare a calcio. Non a pallavolo”, inizia così il racconto della numero 10 del Milan e della Nazionale. “Il calcio? E' sempre stato il mio luogo sicuro”. L'intervista integrale alla Giugliano nello speciale "Sorelle d'Italia: un sogno mondiale", disponibile On Demand

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Come si racconta il calcio femminile? Tanto in questi anni è stato detto e scritto sulle numerose storie di ostinazione nell’abbattere i pregiudizi (pensiamo a Marta), sulle battaglie delle calciatrici per avere il giusto riconoscimento mediatico, su altri aspetti riguardanti la dimensione sociale di questo sport. Tutte cose importanti ed attualissime, ma i Mondiali sono anche il modo per scoprire l’esistenza di un’altra via, quella del talento.

Percorrendola ci si imbatte presto in Manuela Giugliano, una delle giovanissime del gruppo azzurro, che da anni incanta con le sue giocate. Vedendola fendere la palla a destra e sinistra, lei che nella vita fa il play di professione, non si può non dare ragione a quel pensatore tedesco che ha scritto che fare gli artigiani usando i piedi e non le mani è la cosa più difficile, complicata e meravigliosa che possa esistere, motivo secondo lui (e secondo noi) della grandezza e della bellezza universale del calcio (maschile o femminile poco importa).

La rapidità di pensiero e di esecuzione è la sua vera grande arma in campo, con cui compensa il gap fisico con molte delle sue avversarie: scaltrezza del sangue partenopeo che scorre nelle sue vene, lei nata a cresciuta in Veneto. La sua carta d’identità è un’assicurazione sul futuro: il calcio femminile italiano sarà grande e sarà bello.

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