Mourinho a Casa Sky Sport: "Io non mi sento speciale"

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Nella giornata dedicata all'anniversario del Triplete dell'Inter, c'è anche una lunga intervista di José Mourinho, che è stato ospite a Casa Sky Sport. "Non sono speciale... Non ho mai pensato a me ma solo alla gioia dei giocatori, ero umile e attento alle sensazioni dell'ambiente"

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Si chiude così l'intervista di José Mourinho intervenuto a CasaSkySport, tra ricordi di partite mitiche (ma anche di intervalli in cui la squadra andava "scossa", come a Kiev), aneddoti (come il discorso pre-gara a Barcellona, chiedendo di pensare ai propri figli) e... scoop, come la dichiarazione "Io non mi sentivo speciale", che detta da Mou fa sorridere: "Pensavo sempre prima alla gioia degli altri che alla mia"

- di Redazione SkySport24
Grazie José per aver celebrato con noi questo anniversario
Grazie a voi, ciao, è stato un piacere
- di Redazione SkySport24
Dal 2010 a oggi né l'Inter né lei avete rivinto la Champions? Chi la rivincerà per primo?
Difficile da dire, vincere la Champions non è facile... vediamo... Io sono in una squadra che non ha mai vinto, non ha la cultura di questa vittoria e prima dovremmo pensare a vincere in Inghilterra e poi in Europa ma questa è la mia ambizione; per l'Inter invece è inaccettabile tanti anni con la vittoria solo di una Coppa Italia, ma per il modo in cui sta lavorando non mi sorprenderebbe se tornasse a vincere
- di Redazione SkySport24
La tua corsa a Old Trafford ai tempi della vittoria con il Porto, quella che ti spianò la strada verso la prima Champions. Immaginavi che poi sarebbe successo tutto quello che è successo?
Una cosa è avere ambizione e sapere di avere qualità, un'altra è sapere che ce la farai. Quella corsa però l'ho rifatta con lo stesso stile potenza e velocità ma dopo il gol di Milito a Kiev
- di Redazione SkySport24
Tu sei andato a ritirare la coppa abbracciando il pallone. L'hai tenuto?
Certo. Quel pallone ha giocato. A un certo punto è uscito dal campo, l'ha preso un raccattapalle e a uno dei magazzienieri ho detto 'Questo è mio'.
- di Redazione SkySport24
Ed ecco il messaggio di Cambiasso: Sai sempre che è un piacere ascoltarti e che è stato un piacere essere allenati da te. Speriamo di vederci presto
Peccato che non siamo riusciti a fare quello che voleva fare Moratti, rivederci il 22 maggio 10 anni dopo. Una delle cose più belle è quando vado per strada, a Londra magari, e se c'è qualcuno che mi "fa festa" è sicuramente un interista. Sempre con le stesse parole: grazie grazie grazie, perché la gente non dimentica
- di Redazione SkySport24
Quale dei suoi ragazzi può diventare un grande allenatore? Forse Cambiasso?
Dipende tutto da "vuole o non vuole". Tanti hanno le qualità, ma decidono che vogliono una vita diversa, senza la pressione di ogni giorno che è enorme. La prima questione è proprio: voglio o non voglio. Cambiasso ovviamente può essere un grande allenatore, tutti quelli che giocavano in quella posizione, "numero 6" davanti alla difesa, hanno una visione privilegiata del gioco: Costinha, Cambiasso, Xavi Alonso, Matic, li ho allenati e hanno tutti queste qualità per farcela.
- di Redazione SkySport24
Videomessaggio di Julio Cesar: Abbiamo vissuto qualcosa di merviglioso, mi viene ancora la pelle d'oca e da piangere. Grazie ancora di tutto. Io sono a Lisbona da 5 anni, vivo qui... quando torni in Portogallo pago io la cena che mi hai promesso...
Sa che non spendo volentieri, per questo mi dice che paga lui..., commenta Mou ridendo
- di Redazione SkySport24

"Perché non tornai a Milano dopo la finale? La risposta è lì: perché se tornavo magari ci ripensavo"

- di Redazione SkySport24
Oggi a 10 anni di distanza parla ancora con suo figlio di quel "regalo" che gli fece?
Il mondo del calcio ti dà molto ma tu spendi più tempo con la tua seconda famiglia, la squadra, che con la prima, ma se non c'è empatia è difficile avere successo. Avevo tanti giocatori che dopo l'allenamento della mattina restavano ad Appiano, e anche mio figlio è entrato in quella dinamica di famiglia: è stato lì che lui si è innamorato del calcio, entrava ad Appiano e sentiva il calore dei rapporti. L'altro ieri sono stato al telefono con un ragazzo che era uno degli autisti dell'Inter. Vi chiederete come sia possibile, 10 anni dopo, ma i miei amici nell'Inter vanno oltre tutto
- di Redazione SkySport24

"Per non come gruppo il 22 maggio è il giorno in cui abbiamo toccato il cielo"

- di Redazione SkySport24
"Sì o sì", era l'imperativo con cui entrammo in campo. Non c'era "sì o no". Dopo l'espulsione di Thiago tanti pensavano fossimo fuori, la panchina del Barca festeggiava e io allora sono andato da Pep e gli ho detto "State tranquilli che non è ancora finita". Una partita in cui hanno vinto gli aspetti umani"
- di Redazione SkySport24

"Barcellona? Io dico che abbiamo vinto 3-2, non perso al Camp Nou. Senza qualità, identità tattica non si vince 3-1 in casa, non si fa la parata che ha fatto Julio Cesar su Messi, non si resiste in 10 per più di un'ora. Non si riesce, senza questo concetto di famiglia. Ricordo mio figlio, aveva 10 anni, e mi ha detto: papà, ricordo la tua prima finale ma non la ricordo bene, per cui voglio questa finale. E prima della partita col Barca, nel discorso ai giocatori, ho iniziato raccontando proprio di mio figlio e chiedendo loro di vincere anche per le famiglie, non solo per noi"

- di Redazione SkySport24
Condò: La cosa che mi ha colpito di più di quegli impegni è che batte il Barca in semifinale e batte van Gaal in finale. La sua storia parte proprio dal Barca, lei era assistente di van Gaal che però pensava non potesse far parte di quel gruppo...
Non so se questa storia è vera perché sono rimasto a Barcellona per 4 anni. Dovevo andare via ma fu van Gaal a chiedere che rimanessi e lo fece ancora quando ebbi la prima proposta da allenatore. Per cui ho sentimenti positivi verso di lui. Un uomo importante nella mia carriera quindi mi ha fatto un po' male la sua tristezza, ma è il calcio
- di Redazione SkySport24
Ma tornando a Kiev...
Sì, ero molto arrabbiato in quell'intervallo e feci i cambi tattici giusti, un cambio totale perché neanche il pareggio bastava. E la squadra nel secondo tempo fu fantastica. Fu il momento chiave, non eravamo mai stati così vicini a essere eliminati
- di Redazione SkySport24
Ha ancora la tachicardia per la partita del Camp Nou?
La più bella sconfitta della mia vita, risponde Mou ridendo
- di Redazione SkySport24
Milito grande protagonista di quella Champions a partire dal gol fondamentale a Kiev... Ci racconti quell'intervallo, quando eravate quasi fuori dalla Champions?
Avevo visto gente triste e io odio gente triste quando c'è ancora tanto da giocare. Io ho pianto tante volte dopo le grandi vittorie, ma solo una volta dopo una sconfitta, perché questo non mi piace
- di Redazione SkySport24
Ed ecco anche Milito: "Per me è un enorme piacere salutarti, ti sarò sempre grato per avermi dato la possibilità di arrivare in una squadra come l'Inter e tu sei stato l'artefice fondamentale. Ci parlavi sempre di sogni e ci hai spinto a raggiungerli, e per questo ti ringrazio. Ti aspetto qui in Argentina quando vuoi"
Sono stato con lui un paio di anni fa a Manchester; erano anni che non ci vedevamo ma quando ci rivediamo sembra sempre che sia passato solo un giorno
- di Redazione SkySport24
"Io non mi sento speciale"? E' uno scoop, Josè!
Io non ho mai pensato a me: 'se vinco la Champions divento il miglior allenatore', o cose del genere. Pensavo solo alla gioia degli altri, dei tifosi, dei giocatori. In modo altruista. Quello mi ha fatto sentire speciale. Ero umile, tranquillo, attento alle sensazioni degli altri e non concentrato su di me
- di Redazione SkySport24

"Milito che fu decisivo per me è importante quanto Orlandoni che non ha mai giocato o il magazziniere"

- di Redazione SkySport24