Miccoli torna a parlare dopo la scarcerazione: "Chiedo scusa, ho commesso tanti errori"
LA LETTERASu Instagram l’ex attaccante di Palermo e Nazionale Fabrizio Miccoli torna sulle vicende giudiziarie che l’hanno portato a una condanna definitiva per estorsione aggravata dal metodo mafioso. “Ho fatto un grosso errore- ha scritto Miccoli, tornato in libertà a maggio e ora in affidamento in prova- sono lontano da quel mondo". E sulla frase oltraggiosa a suo tempo intercettata sul giudice Giovanni Falcone: “Ho usato parole sbagliate, che non pensavo e mai penserò”
Tornato in libertà lo scorso maggio dopo sei mesi di detenzione, Fabrizio Miccoli torna a parlare delle sue vicende giudiziarie. Condannato in via definitiva per estorsione aggravata dal metodo mafioso, l’ex attaccante e capitano del Palermo e della Nazionale ha pubblicato un lungo post su Instagram in cui prende posizione anche a proposito della frase oltraggiosa sul giudice Giovanni Falcone registrata in un’intercettazione. "Dodici anni fa ho fatto un grosso errore. Uno di quelli che ti cambiano la vita. Avevo tutto. Ero il capitano del Palermo, facevo il lavoro che avevo sempre sognato di fare fin da bambino e la gente di Palermo mi faceva sentire a casa. Ho sempre preferito il silenzio. Ho letto di tutto ma non ho mai replicato. Quando sei un calciatore in Serie A hai tante attenzioni, tante persone vogliono un pezzo di te. Tanti ti conoscono ma tu non conosci nessuno. Non sai di chi ti puoi fidare. In realtà ho fatto più di un errore. Il primo è stato quello di essere sempre disponibile con tutti. Il secondo è stato quello di usare delle parole sbagliate, che non pensavo e mai penserò. Spesso quando sei al top ti senti invincibile, invece sei solo umano. Ho chiesto scusa tempo fa per quelle parole e lo faccio nuovamente".
"Voglio recuperare e mostrare il vero Miccoli"
Miccoli affronta poi il tema della sentenza di condanna e dei sei mesi trascorsi in carcere (oggi è in affidamento in prova): “L’anno scorso è arrivata la sentenza. Sentenza che non ho condiviso perché mi sentivo lontano e sono lontano da quel mondo, ma sentenza che ho rispettato presentandomi spontaneamente il giorno seguente in un carcere di massima sicurezza, sempre per scelta mia, per scontare la mia pena. Un giorno lì dentro sembra infinto, 6/7 mesi.. un’eternità. La pena più grande l’ho scontata in questi 12 anni, ogni giorno, nel vedermi accostato ad un qualcosa che non sono e che non mi appartiene. Qualche settimana fa sono tornato in libertà. Non chiedo di essere capito, non chiedo che venga dimenticato ciò che è successo. Non è questo che voglio ottenere con questa lettera. Voglio solo, dopo 12 lunghi anni, chiarire la mia posizione, dire la mia anziché farla dire ad altri”. Per concludere il suo lungo post, infine, Miccoli si affida a un paragone calcistico: “Come in campo…dopo una sconfitta non puoi rigiocare la partita appena persa, ma puoi allenarti e cercare di fare meglio nella prossima partita. Ho quasi 43 anni e spero di avere ancora tante “partite” per recuperare e mostrare il vero Fabrizio Miccoli”.