Hannes il 'pirata', il difensore che ha giocato tutta la carriera con un occhio di vetro

Di calciatori che hanno fatto la storia giocando al pallone con gli occhiali se ne è sempre parlato. A cominciare da quell’Annibale Frossi, poi diventato allenatore e anche giornalista, soprannominato 'l’intellettuale del dribbling', implacabile attaccante della nazionale italiana e anche dell’Ambrosiana Inter, a cavallo degli anni ’40. Per proseguire poi con il centrocampista belga Jef Jurion, il difensore lussemburghese Johnny Hoffmann, e poi - usandoli per motivi protettivi - Edgar Davids, o Nicolas Tagliafico e anche Omar Elabdellaoui… Di calciatori che invece hanno comunque lasciato un segno del loro passaggio, ma giocando e pure bene con un occhio solo, se ne ricordano molti di meno. L’ultimo di cui si è chiacchierato un po’ è stato quel Georgi Minoungou, affidabile ala dei Seattle Sounders, che ha partecipato all’ultimo mondiale per club, che un paio di anni fa a causa di una infezione ha perduto il 50% della vista dall’occhio sinistro. Ma aveva lo stesso problema Mario Enrique Ricardo, stella dei paraguayani del Cristobal Colon, rimasto vittima da ragazzo di un incidente automobilistico. O ‘King Kazu’ Kazuyoshi Miura, arrivato fra mille curiosità in Italia dal Giappone, al Genoa nel 1994, in attività ancora alla bella età di 58 anni nonostante una vista davvero molto deteriorata. E quel Bobby Convey, ala sinistra statunitense, a suo tempo decisivo nella promozione in Premier League del Reading, nonostante una lesione al nervo ottico gli impedisca di avere una visione totale. Danno che tuttavia non ne frenò la lunga prosecuzione di carriera negli States fino al suo ritiro, nel 2014. Eppure nulla e nessuno reggono il confronto con la parabola straordinaria del difensore tedesco Wilfried Hannes, colonna di Borussia M’gladbach e Schalke 04, che da bambino - a otto anni - fu colpito da un tumore alla pupilla dell’occhio destro, perdendolo, ma nonostante tutto riuscì ugualmente ad affermarsi in campo internazionale, diventando vicecampione del mondo a Spagna ’82 dietro agli azzurri di Enzo Bearzot. Nel corso di tanti anni trascorsi calcando i terreni verdi di tutto il mondo Hannes non lasciò mai trasparire alcuna difficoltà. Era tuttavia evidente che in campo combattesse non solo contro gli avversari ma anche contro un grave handicap visivo che avrebbe invece potuto notevolmente condizionarlo. Comunque disputò ben 261 match ufficiali nel Borussia, segnando 58 gol, poi lasciò il club del puledro per accasarsi per due stagioni a Gelsenkirchen, prima di concludere la carriera in Svizzera - tra il Bellinzona e l’Aarau - e infine intraprendere un nuovo percorso come allenatore. Un miracolo sportivo arricchito dagli 8 gettoni nella nazionale dell’allora Germania Ovest, guidata da Josef ‘Jupp’ Derwall. Originario di Düren-Echtz, città che già aveva dato i natali all’altro difensore, Harald Konopka, Hannes è stato molto celebrato da una grande stella del calcio tedesco come Lothar Matthäus, indimenticato leader dell’Inter di Giovanni Trapattoni con la quale fra il 1989 e il 1991 vinse uno scudetto, una Supercoppa Italiana e una Coppa Uefa. Matthäus ha avuto infatti splendide parole per lui, definendolo decisivo per la sua crescita negli indimenticabili anni passati insieme al Mönchengladbach. In effetti Hannes a quel tempo aveva molto da insegnare sotto l’aspetto temperamentale al più giovane e tecnico Lothar, essendo sufficientemente preparato nei fondamentali ma cresciuto da attaccante prima di diventare difensore. E aveva subito interpretato il nuovo ruolo di libero con un respiro molto più moderno di quanto non si vedesse in giro sui campi di calcio nei primi anni ’80. Concedendosi il lusso di scattare in avanti e portare palla come un regista, concludere con un tiro forte e preciso dalla lunga distanza e segnare grandi gol. Ed era anche un abile colpitore di testa. Nonostante tutto questo la sua carriera in nazionale durò poco non certo per colpa sua, ma perché chiuso dalla straripante forza d’urto della coppia difensiva formata dai fratelli Bernd e Karl-Heinz Förster. E questo lo costrinse anche a mal digerire il mancato impiego in tutto il torneo, specie nella finale della Coppa del Mondo giocata allo stadio Santiago Bernabéu nella quale l’Italia batté i tedeschi per 3-1. La panchina fu una scelta tecnica e non certo una bocciatura condizionata dalla sua importante menomazione, della quale in verità pochi si accorgevano vedendolo giocare. Per i compagni di squadra e per i tifosi, infatti, Hannes era oramai ‘der pirat’, il pirata. Il vero leader e trascinatore che guidava l’arrembaggio della sua squadra dalle retrovie, impossibilitato purtroppo a fare altrettanto anche nella Nationalmannschaft. Da giovane, indossando le casacche gloriose dello Sportfreunde Düren e del Düren 99, Wilfried aveva imparato a supplire al limite fisico con una grande determinazione. E così il gioiello della Renania Settentrionale-Vestfalia era riuscito anche a conquistare la fiducia di tutti gli allenatori incrociati nel suo cammino professionale. A cominciare da quell’Hennes Weisweiler che fu il primo - al Borussia - a offrirgli una maglia da titolare che Hannes poi non mollerà più. È un condottiero della difesa, le cui incursioni in avanti sono frequenti e pericolose e questo offre alla sua squadra molte soluzioni in più. Una fiducia franata deludentemente quando il Ct Derwall non se la sentirà di rinunciare alla coppia titolare. Il suo score complessivo a fine carriera racconterà di 351 presenze e 68 reti in campionato, quando deciderà di lasciare definitivamente gli scarpini negli spogliatoi. Wilfried Hannes, il calciatore con l’occhio di vetro, diventato una istituzione del Borussia, che partecipò attivamente alla storica vittoria contro l’altro Borussia, quello di Dortmund, in una gara terminata 12-0 per il Mönchengladbach nell’indimenticabile 34^ e ultima giornata della Bundesliga del 1977/78. Un match disputato il 29 aprile del 1978 al Rheinstadion di Düsseldorf e nel quale Hannes non segnò, ma guidò una invalicabile difesa mentre davanti Heynckes segnava cinque reti, Nielsen e Del’Haye una doppietta a testa e Wimmer, Lienen e Kulik completavano il trionfo. Amatissimo dalla sua tifoseria, Hannes lasciò a malincuore il Borussia per lo Schalke 04. Ma tanti anni dopo - nel 2000 - scoprirà di non essere mai stato dimenticato, venendo inserito dai supporters nell’undici del secolo di Mönchengladbach in compagnia di grandissimi campioni. Uno squadrone da far tremare i polsi, con Hleff in porta, Vogts e Patrick Andersson terzini, Bonhof davanti alla difesa, Effenberg e Wimmer esterni, Netzer vertice del rombo di centrocampo, Simonsen ed Heynckes di punta. E coppia di centrali Hans-Günter Bruns e lui, l’inamovibile Wilfried Hannes. Hannes il pirata, lo stratega difensivo, arrivato al Borussia a soli diciotto anni e rimasto per undici. Vera e propria istituzione del club che vinse due titoli tedeschi e una Coppa Uefa. Il libero con un occhio di vetro al quale nessuno avrebbe però mai rinunciato, perché in campo sempre pronto a "rimboccarsi le maniche". Uomo dai nervi d'acciaio e per questo spesso anche rigorista. Il giocatore più longevo del Borussia che la stampa tedesca definiva - paradossalmente - dotato di ‘un’ottima visione di gioco’. E, credeteci, non era affatto una battuta.

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Hannes il 'pirata', il difensore che ha giocato tutta la carriera con un occhio di vetro

Lucio Rizzica