Il segreto della grande stagione di Champions della Roma è anche nello spogliatoio. Giocatori di esperienza e pronti a dare tutto in campo. De Rossi, Nainggolan, Florenzi e Strootman si sono divisi la fascia durante l'anno. Ma anche Dzeko (Bosnia), Kolarov (Serbia), Fazio (nel Siviglia) sono stati capitani. Fino ai numeri di Gonalons nel Lione
ROMA DA APPLAUSI, MA LE BIG D'EUROPA RESTANO LONTANE
Di capitano nella Roma ce ne sarà sempre e soltanto uno. Cinque lettere e un numero, il dieci. Scritto sulle sue spalle per tanti anni e poi, probabilmente, mai più privilegio per nessun altro. Nella lingua del presidente Pallotta la chiamano legacy, che non è una semplice eredità, ma un concetto ancora più profondo. Radicato. Che avvolge non solo l’aspetto istituzionale di un ruolo, quello del capitano, ma dei valori umani, caratteriali. Di una piazza unica in Italia e di un amore viscerale per due colori. Totti è stato immenso, ovunque ma soprattutto a Roma, e non è un caso che per riuscire a dare continuità a quella fascia ci si siano messi addirittura in dieci. Numero non casuale, visto quello portato con fierezza sulla schiena per così tante primavere. De Rossi, Nainggolan, Florenzi, Strootman, ma anche Kolarov, Dzeko, Manolas, Fazio - il Comandante - e persino Gonalos e Lobont, che di mestiere fa il terzo portiere per Di Francesco. Perché è proprio qui che sta il segreto della stagione: la Roma è una squadra di capitani.
I 4 capitani
Sono in totale quarantotto le partite della stagione giallorossa, con ancora tre match al termine dell’anno per conquistare un posto in quella Champions dove una grande impresa, contro il Barcellona, è stata scolpita nella storia, mentre quella contro il Liverpool è stata soltanto sfiorata. Ventinove volte la fascia al braccio l’ha indossata Daniele De Rossi, capitano di un futuro che ormai è diventato presente. Seguito dalle nove (sei in Serie A e tre in Champions) di Nainggolan, dalle otto di Florenzi e dalle due di Kevin Strootman. Quattro capitani, simboli e bandiere che danno l'anima in campo e riescono a far crescere bene anche i ragazzi più giovani, vedi Antonucci e il suo esordio contro il Liverpool nella semifinale di ritorno. Il primo, Daniele De Rossi, di Roma e con la Roma nel cuore, ha anche cinque presenze con fascia al braccio in Nazionale. Mentre uno come Strootman è vice capitano anche nell’Olanda, capitano ufficiale in campo per la prima volta nel 2012, e otto volte nella sua avventura in arancione.
Fazio “Comandante”, ma occhio anche a Lobont e Gonalons
Nella Roma tra agosto e maggio la fascia se la saranno divisa anche in quattro, ma quelli che in carriera l’hanno indossata non si limitano ai soli De Rossi, Nainggolan, Florenzi e Strootman. L’esperienza nello spogliatoio è altissima, e l’approccio alle partite spesso è figlio dell’aria che si respira in una squadra vera, di giocatori con la testa sulle spalle e con un ruolo in campo da onorare, sempre. Kolarov è un altro dei capitani della Roma, a dividersi in nazionale serba la fascia con Ivanovic. Dzeko nel 2014 indossò per la prima volta il simbolo del leader in campo con la Bosnia, diventandone il legittimo proprietario ormai da 17 partite. Fazio, uno chiamato Comandante (e un motivo ci sarà) fu capitano del Siviglia per sette partite, nel 2014. Mentre manca ancora dal primo minuto la fascia per Manolas, altro leader per indole, ma capitano per la prima volta lo scorso aprile contro la Spal all’uscita dal campo di Nainggolan. Quel giorno il greco su Instagram manifestò la sua gioia (“un onore”) per un riconoscimento così prezioso. Questione di cuore e attaccamento alla maglia e, infine, occhio anche a Lobont e Gonalons, il primo di partite in stagione ne ha giocate zero, ma tre in carriera da capitano della Romania. Mentre Gonalons non è ancora riuscito a inserirsi nei piani tattici di Di Francesco, nonostante l’esperienza sia totalmente dalla sua parte, con quattro stagioni e la bellezza di 180 partite con la fascia del Lione portata sul braccio.