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Borussia Dortmund Inter, le chiavi tattiche della sfida

Champions League

Francesco Lisanti

©Getty

Le possibilità dell'Inter di superare il suo girone in Champions League passano da un buon risultato a Dortmund. A San Siro Lucien Favre aveva snaturato la sua squadra aggiungendo un difensore, stavolta dovrebbe presentare una formazione più offensiva e per la squadra di Conte sarà importante la gestione sicura del possesso con i centrocampisti

BORUSSIA DORTMUND-INTER LIVE

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«In casa, con i tifosi dalla nostra parte, dovremo essere coraggiosi. (...) La cosa più importante sarà restare coinvolti nel minor numero di duelli possibile, i loro difensori centrali sono forti, dovremo muoverci bene contro di loro, lasciar andare il pallone. In attacco, abbiamo sicuramente un vantaggio sulla velocità. Abbiamo giocatori agili come Thorgan, Achraf, Jadon. Dovremo trarne vantaggio».

 

Julian Brandt non sta vivendo un periodo di grande forma, e il suo impatto sulla stagione del Dortmund è stato fino ad ora opaco, così come la prestazione nella gara di andata a San Siro. Eppure, al momento di leggere la partita di questa sera si è dimostrato lucido e misurato. Un po’ come nel turno infrasettimanale di Coppa di Germania, quando è riuscito a capovolgere il parziale di 0-1 con due reti nell’arco di tre minuti, eliminando il Gladbach di Marco Rose, tuttora capolista in Bundesliga.

 

Al secondo gol di Brandt, forse consapevole di quanto l’ex Bayer ne avesse bisogno, di sicuro sollevato di fronte a una vittoria che ha diradato i nuvoloni di crisi, Lucien Favre si è finalmente lasciato andare. Ma non è finita bene: al primo accenno di scatto, si è accartocciato in una smorfia di dolore, con una mano sul viso e un’altra a tenersi la coscia destra. Un contrappasso beffardo per un allenatore a cui viene spesso rimproverata l’indole riflessiva e silenziosa, soprattutto in accostamento alle corse furiose di Klopp e alle nevrosi di Tüchel.

 

Qualche giorno dopo, nel turno di campionato contro il Wolfsburg, la stessa smorfia è comparsa sul viso di Marco Reus, vittima di un intervento in scivolata di Roussillon che gli ha infortunato la caviglia sinistra dopo 15 minuti di gioco. Il capitano del Dortmund ha iniziato da subito a lamentare dolore, ha provato a restare in campo ma si è arreso alla sostituzione dopo poco. Salvo miracoli dell’ultimo minuto, anche questa sera non dovrebbe essere in campo, dopo avere già saltato per influenza la gara di andata.

 

E questa sarebbe una grande notizia per l’Inter, sempre che Brandt non continui a ripagare la fiducia che Favre ha riposto in lui.

 

Quale Borussia Dortmund dobbiamo aspettarci

Con le ultime due vittorie contro Gladbach e Wolfsburg, entrambe di estrema importanza, entrambe raccolte nel proprio stadio, il Borussia Dortmund ha rimesso in piedi una stagione fin qui frenata dai continui alti e bassi. Che possono essere contestualizzati all’interno del processo di maturazione di una squadra molto giovane, ma allo stesso tempo sono intimamente legati all’identità tattica del Dortmund.

 

Ne conosciamo bene i pregi: il Borussia è una squadra elettrizzante, con un parco attaccanti dal talento vastissimo e versatile, che è in grado di combinare il pallone con grande precisione a velocità folli («di tacco e punta», come ha detto il direttore sportivo Zorc dopo l’ultima vittoria, sovrapponendo per un attimo la silhouette di Jadon Sancho con quella di Gene Kelly). Nella gara di andata, Favre aveva provato a snaturare il Dortmund aggiungendo un terzo difensore e ha pagato con la sconfitta – una lezione che dovrebbe tornargli utile in vista del ritorno. Il Dortmund è questo nel bene e nel male, ed è naturale che i due centrocampisti centrali, “holding” nel senso più letterale del termine, vengano costretti a un lavoro titanico di cuciture e letture preventive.

 

L’Inter dovrà giocare una partita aggressiva ma di grande saggezza nella scelta delle zone di campo in cui provare a recuperare il pallone. Un ottimo esempio lo fornisce l’immagine qui sopra, in cui il Borussia ha provato come sempre a consolidare il possesso attraverso i triangoli laterali, ma Hazard ha perso palla in un contrasto e i due terzini si sono trovati entrambi molto alti sul campo. Guerreiro, salito in sovrapposizione, è addirittura fuori inquadratura, mentre Piszczek sul lato debole si affanna per recuperare la posizione. Così lo Schalke ha la possibilità di attaccare in superiorità numerica l’area di rigore, arrivando al tiro.

Sarà interessante capire come Favre sceglierà di utilizzare Hakimi. Quando è stato schierato da ala, l’esterno di proprietà del Real Madrid è riuscito a dare nuova linfa all’attacco combinando la propensione al dribbling con la grande precisione in zona di rifinitura. In alternativa, Favre potrebbe riportarlo nella sua posizione naturale di terzino, schierando Sancho, Brandt e Hazard alle spalle del recuperato Alcacer, che ha segnato 5 gol nelle prime 5 partite stagionali e poi si è fermato per un infortunio al tendine di Achille.

 

In ogni caso il Dortmund dovrebbe interpretare la partita suggerita dalle parole di Brandt, muovendo il pallone con velocità, a uno o due tocchi, cercando le ricezioni a muro delle ali in anticipo sui difensori dell’Inter, in modo da trascinarli il più possibile lontano dall’area di rigore. Per coprire quelle linee di passaggio sarà indispensabile una grande prestazione del centrocampo nerazzurro, che però nelle ultime uscite è apparso notevolmente in debito di ossigeno.

 

L’Inter ha problemi a centrocampo

Nella vittoria contro il Bologna, Brozovic ha fatto registrare il peggior dato stagionale nella precisione passaggi, 79,1%. A termine di paragone, nelle cinque partite di campionato precedenti si era mantenuto su una media di 89,7%. Un calo improvviso, quindi, che ha fotografato perfettamente il senso di fatica con cui sembra muoversi il playmaker croato, che delle 14 partite stagionali ha saltato soltanto gli ultimi venti minuti contro lo Slavia Praga.

 

Ai suoi fianchi dovrebbero muoversi Barella, anche lui sempre presente in questa stagione e mai uscito dal campo nelle ultime 7 partite, e uno tra Vecino e Sensi, entrambi appena rientrati dai rispettivi infortuni. L’unica strada che ha l’Inter per sopravvivere alla pressione del Westfalenstadion è quella di giocare una partita accorta in fase di possesso, congelando i ritmi di gioco dentro una ragnatela di passaggi sicuri e precisi. È un tipo di partita nelle corde dell’Inter, che allo stesso modo nel primo tempo ha messo in scacco il Barcellona, ma difficilmente replicabile se il centrocampo non compirà un salto di qualità rispetto alle ultime uscite.

Lasciare il pallone tra i piedi degli avversari, nel tentativo di proteggere il pareggio a ogni costo, potrebbe essere troppo pericoloso, perché il Dortmund ha tutti gli strumenti per scardinare una difesa schierata. Come nell’azione qui sopra, in cui arriva ad attaccare il campo in ampiezza con cinque uomini, molti dei quali dovrebbero giocare nelle stesse posizioni contro l’Inter. Tutto accade nello stesso momento: Hazard attacca la profondità, liberando uno spazio tra le linee che va a occupare Brandt con un movimento a riccio, e allora sulla sinistra si propone il terzino Schulz, a quel punto libero da ogni marcatura, pronto a puntare in 5 contro 3 la difesa avversaria.

 

Servirà anche la pazienza di aspettare il momento giusto. Il Dortmund non concede mai molte occasioni all’interno di una partita, proprio perché di solito è la squadra migliore in campo nella gestione dei ritmi e del pallone, ma tende a concederne di significative. Inoltre continua a trascinarsi dietro una certa pigrizia, figlia della scarsa organizzazione, nella difesa dei calci piazzati. È un tema ancora di attualità, al punto che nell’ultimo derby della Ruhr il giocatore più pericoloso dello Schalke 04 è stato il difensore centrale Sané, per due volte sugli sviluppi di un calcio d’angolo. Prima ha rimediato una traversa, poi ha fatto da bloccante per un colpo di testa di Burgstaller respinto sulla linea.

 

L’Inter ha i centimetri, la forza fisica e soprattutto l’organizzazione per ricavarsi questo tipo di vantaggi, marginali ma alla fine spesso decisivi, specialmente all’interno di quella che a tutti gli effetti sembra una sfida a eliminazione diretta, da giocare su due turni. Adesso si gioca il più difficile.