Juventus-Atletico Madrid, le chiavi tattiche della sfida

Champions League

Emanuele Mongiardo

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I bianconeri sono già qualificati agli ottavi di Champions League ma cercano conferme in un periodo in cui il loro gioco non è particolarmente brillante. Nemmeno la squadra di Simeone è al massimo del suo potenziale ma ha bisogno di una grande prova per blindare la qualificazione

JUVE-ATLETICO LIVE

Juventus e Atletico Madrid arrivavano all'esordio in Champions League di settembre con più dubbi che certezze. I bianconeri avevano appena pareggiato 0-0 a Firenze senza creare nulla in fase di rifinitura, avevano perso Douglas Costa e Sarri non era ancora passato al 4-3-1-2. Simeone, invece, dopo un inizio promettente nel segno del rombo a centrocampo, aveva riproposto il 4-4-2 per garantire più equilibrio, ma la sconfitta contro la Real Sociedad aveva trasmetto un senso di incompiutezza anche col classico schieramento dei “Colchoneros”.

 

Due mesi più tardi i cantieri sono ancora aperti e Juve e Atletico non riusciranno a scontrarsi al meglio del proprio potenziale. Dopo alcune partite brillanti, i bianconeri hanno difficoltà in rifinitura e nel pressing anche col 4-3-1-2. Gli spagnoli continuano a oscillare tra il centrocampo in linea e quello a rombo, puntualmente abbandonato nei momenti difficili - come nella sconfitta contro il Bayer Leverkusen – senza dare continuità ai risultati (quarti in Liga dietro il Siviglia).

 

Alla partita mancheranno oltretutto alcuni dei giocatori più importanti. La Juve non avrà certamente Douglas Costa e poi ci sono i dubbi legati alle condizioni di de Ligt e Cristiano Ronaldo. L'Atleti invece deve rinunciare ai difensori titolari, Gimenez e Savic, e a Diego Costa, tutti e tre infortunati. Di buono per il “Cholo” c'è il progressivo inserimento di Hector Herrera. Il messicano sembrava un acquisto perfetto per il calcio dell'argentino: intelligente nel posizionamento e nella pressione, ottimo passatore e abile in conduzione e anche nel dribbling se si apre il campo. Se il tecnico continuerà a dare fiducia a Herrera, potremo vedere la mediana con Saul e Koke falsi esterni, l'abito di gala dell'Atletico di Simeone.

 

Viste le abitudini degli spagnoli in Europa, sarà interessante osservare il loro atteggiamento contro la Juve. Abbiamo imparato a conoscere due volti differenti dell'Atletico in Champions: quello delle partite in casa, capace di imporre fasi prolungate di pressione alta, e quello delle partite in trasferta, più concentrato sulla difesa dell'area. Lo ha spiegato anche Dybala in un'intervista a El Pais. «L'Atletico da padrone di casa gioca in maniera diversa rispetto alle trasferte. Quando siamo stati al Wanda lo scorso anno in nessun momento è stato una squadra difensiva, tutto il contrario. Sono stati aggressivi, hanno lottato per ogni pallone e ci hanno attaccato. Al ritorno ci aspettavamo una squadra simile ma non è stato così». La situazione del girone però è leggermente diversa: l'Atleti non è ancora qualificato, nonostante un buon margine di quattro punti su Bayer e Lokomotiv Mosca, e potrebbe proporre un atteggiamento più aggressivo a partire dalla fase di non possesso.

Come attacca l'Atletico

 

In ogni caso la Juve dovrà essere precisa nell'esecuzione del pressing e negli scivolamenti, visto che l'Atleti segue pattern di gioco che nelle ultime partite hanno messo in difficoltà i bianconeri. La costante di questo inizio di stagione per Simeone è l'influenza dei terzini in sviluppo e rifinitura. Lodi e Trippier si alzano a inizio azione con i piedi sulla linea laterale, pronti a offrire uno sbocco sicuro sulle fasce e a gestire il pallone per far alzare il baricentro della squadra. Dell'impostazione bassa si occupano i due centrali e i due mediani del 4-4-2 (o in alternativa il mediano e le mezzali del 4-3-1-2). Il modo più diretto per recapitare il pallone ai terzini è il cambio gioco. In particolare Mario Hermoso, titolare a causa dell'assenza di Savic e Godin, è un centrale precisissimo nella gestione della palla e nell'esecuzione dei lanci verso il lato debole. La sua connessione in diagonale da sinistra verso destra con Trippier, e in generale la possibilità per i difensori o i centrocampisti in impostazione di trovare il fianco scoperto, sono direttrici che la Juventus deve assolutamente oscurare.

 

Sarri ama aggredire i suoi avversari e bloccarne le linee di passaggio col pallone vicino alla fascia, ma in match come quelli contro Genoa, Lokomotiv Mosca e Atalanta l'esecuzione del pressing non è stata efficiente. Contro un avversario con le individualità offensive dell'Atletico Madrid sarà ancora più importante affinare le scalate almeno per un paio di motivi. Innanzitutto l'assenza di Diego Costa: la squadra di Simeone, per quanto piena ormai da anni di giocatori di qualità, non possiede una fase di uscita dalla difesa troppo elaborata e, se messa alle strette, spesso alza il pallone verso il suo centravanti, in grado di generare seconde palle per i trequartisti intorno a sé. Senza Costa, però, il lancio sugli attaccanti diventa meno efficace, come aveva mostrato la prestazione di Morata allo Stadium nella rimonta dello scorso anno.

 

Soprattutto però è importante bloccare la circolazione bassa e i cambi gioco per inibire la qualità di Trippier e Lodi. L'inglese soprattutto è un ottimo passatore e sa sfruttare la posizione alta e larga non solo per crossare ma anche per rigiocare il pallone verso l'interno per i trequartisti/esterni tra le linee. In questo modo la palla arriva agli uomini più talentuosi dell'Atletico, incaricati della rifinitura. Correa e Lemar in particolare amano ricevere passaggi nei mezzi spazi dai terzini per giocare nello stretto, combinare e nel migliore dei casi innescare Morata o Diego Costa in profondità.

 

Un tipo di sviluppo più diretto invece e più consono a Saul e Koke che a Lemar e Correa, è il filtrante in profondità dal terzino alto per l'esterno/trequartista più vicino, soluzione efficace dopo il cambio gioco. Ribaltato il lato, infatti, la squadra avversaria è costretta a correre in orizzontale sul fronte scoperto e il terzino deve allontanarsi dal centrale per scivolare su Trippier o Lodi. A quel punto l'esterno effettua l'inserimento verso il fondo dietro il terzino in uscita, dettando il passaggio in diagonale al compagno in possesso. Mentre la palla va verso il fondo, l'esterno del lato opposto e le punte occupano l'area per il cross e i centrocampisti accorciano sulla trequarti per il tiro da fuori o per la riaggressione.

 

Gli scivolamenti sulla fascia scoperta, specie sul lato di Khedira, sono stati il punto debole della Juve contro l'Atalanta, e hanno consentito ai nerazzurri sull'asse Gosens-Gomez di sfruttare la combinazione di ampiezza e passaggio in profondità che piace anche all'Atletico. Lo ha spiegato Fabio Barcellona nella sua analisi: «Con Khedira sempre lontano e incapace per caratteristiche atletiche a coprire rapidamente lo spazio in ampiezza, Gosens e Gomez hanno avuto buon gioco a mettere in mezzo Cuadrado, sempre indeciso tra l’uscire sull’olandese ed esporsi all’attacco alle spalle dell’argentino».

Una combinazione dell'Atletico sulla fascia

Una situazione ricorrente per l'Atleti, che l'aveva proposta anche all'andata. Bonucci e de Ligt però avevano difeso magistralmente l'area.

Come può far male la Juve

 

La posizione alta e aperta dei terzini però può trasformarsi in un'arma a doppio taglio se l'Atleti esegue in maniera disordinata la riaggressione dopo aver perso la palla. A quel punto, infatti, con Lodi e e Trippier nell'ultimo terzo di campo, sotto la linea della palla si ritrovano solo i mediani e i centrali. Se la Juve riuscisse a eludere il gegenpressing col palleggio potrebbe sfruttare lo spazio alle spalle dei terzini. In quelle situazioni molte responsabilità ricadrebbero sulle spalle dei centrali, chiamati a scalare verso il lato per anticipare gli avversari o per affrontare l'uno contro uno. Potrebbe farsi sentire l'assenza di Josema Gimenez, il miglior difensore della rosa di Simeone e il più abile a coprire il campo lasciato da Trippier e Lodi.

 

L'Atleti inoltre potrebbe avere problemi di transizione difensiva se non riuscisse a connettere bene i centrocampisti coinvolti in prima costruzione con gli uomini nella trequarti offensiva. Il palleggio della squadra di Simeone non è molto elaborato neanche nelle fasi intermedie di sviluppo. Spesso per raggiungere i compagni tra le linee i mediani cercano la verticalizzazione immediata. Thomas in particolare sa giocare passaggi taglia-linee anche su lunghe distanze. Può essere una soluzione efficace ma rischiosa: se il filtrante non va a buon fine c'è troppa distanza tra uomini sulla trequarti e uomini in costruzione e gli avversari possono approfittare di quello spazio per la transizione.

 

Contro l'Atletico però il problema più grande è trovare un modo con cui scardinare la granitica fase di difesa posizionale. All'andata la Juve, ancora col 4-3-3, aveva cercato di creare scompensi con gli inserimenti di Khedira e Matuidi, utili non solo per risalire il campo sulle catene laterali ma anche per attaccare l'area. Lo schieramento bianconero spesso era asimmetrico, con Cuadrado largo a destra e Sandro largo a sinistra proprio per smagliare le linee e favorire i movimenti delle mezzali. Col 4-3-1-2 non è detto che gli interni abbiano la stessa importanza, vista l'assenza di due esterni alti in grado di dilatare le distanze degli avversari.

 

L'Atleti ama soffocare i rivali nell'imbuto centrale e il rombo di Sarri nasce proprio per attaccare nei corridoi intermedi. Alla Juve poi i tre giocatori offensivi restano vicini per combinare il proprio talento. Un buon espediente per allentare le linee col rombo sono le ricezioni del trequartista dietro il centrocampo. In questo senso sarebbe fondamentale il gioco spalle alla porta delle punte. Ronaldo, Higuain o Dybala dovrebbero offrire linee di passaggio ai centrocampisti, resistere alla pressione del difensore alle spalle e giocare di sponda sul trequartista per farlo ricevere dietro il centrocampo fronte alla porta e con la palla scoperta.

Il Siviglia libera Vazquez fronte alla porta

Il Siviglia imposta con Gudelj, l'Atletico è schierato col classico 4-4-2. De Jong, la punta, si propone per il rasoterra lungo, e con il tocco successivo apre il campo a Vazquez.

 

Senza giocatori in ampiezza però sembra difficile scardinare la compattezza orizzontale dei “Colchoneros” e sarà interessante capire come Sarri proverà a imporre il suo classico gioco a parete contro una fase difensiva così monolitica, se proverà a sfruttare uomini in ampiezza per aprire spazi al centro.

«Nel calcio le aree sono determinanti»

 

Simeone da un po' di anni sta cercando di costruire una proposta offensiva più efficace, lo dimostrano gli acquisti di trequartisti e ali di talento delle ultime sessioni di mercato. L'Atletico però non è sempre continuo nel dominio del campo e nella creazione di occasioni. Un deficit pesante in campionato, nell'arco di trentotto partite, ma meno decisivo in Champions, soprattutto nel doppio confronto. Se gli spagnoli impongono il proprio contesto non hanno bisogno di un palleggio raffinato per creare occasioni. Sanno costruire dalle seconde palle, dai contrasti a centrocampo, dai calci piazzati. E con l'inerzia della gara a proprio favore diventano ancora più compatti nella difesa dell'area: ogni cross spazzato sembra nutrire la loro concentrazione.

 

La solidità e la capacità di generare pericoli da situazioni sporche rimangono principi portanti per Simeone, nonostante gli anni passino e i giocatori pure. Lo ha spiegato lui stesso in conferenza stampa, in un passaggio che è quasi un manifesto ideologico del calcio del “Cholo”: «Per quanto sia importante creare occasioni, avere buone transizioni, associazioni creative tra i giocatori, avere superiorità numerica sulle fasce, uscire dal basso dalla pressione avversaria, sappiamo che nel calcio se non si è dominanti in area si resta alla porta. Nel calcio sono determinanti le aree». Seguendo questa linea di pensiero, chi dominerà le aree stasera avrà più possibilità di vincere la partita.