Pochettino e i big del Psg: "Neymar è umile, Mbappé parla sempre di calcio"

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L'allenatore del Psg ha parlato in un'intervista al Guardian del suo rapporto con i big dello spogliatoio e ha svelato alcuni lati inediti di Neymar e Mbappé: "Ney è molto umile e ascolta tutti i consigli, lavorare con lui è semplice. Kylian parla sempre di calcio e mi chiede tantissime informazioni. Prima della sfida di Barcellona, mi disse che avremmo vinto". 

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Da quando è arrivato al Paris Saint-Germain è immediatamente stato in grado di entrare in sintonia con uno spogliatoio di grandi campioni e i risultati in campo sono la più grande testimonianza di tutto ciò: una semifinale di Champions League contro il Manchester City conquistata dopo aver eliminato Barcellona e Bayern Monaco e un feeling con i giocatori sempre crescente. Adesso l'obiettivo di Mauricio Pochettino è arrivare fino in fondo e alzare il trofeo: di questo e molto altro ha parlato l'allenatore del PSG nel corso di una lunga intervista al The Guardian, nella quale ha anche svelato diversi aspetti inediti su alcuni personaggi come Neymar e Mbappé. "Io non sono un attore - ha esordito Pochettino -, in questa squadra ci sono molti giocatori di talento, grandi personaggi come Neymar, Verratti, Keylor Navas, Mbappé o Di Maria. La cosa più importante nella gestione è essere naturali, genuini e spontanei. Io sono un allenatore di calcio e non cambio il mio modo di fare, sono come sono, cerco di creare empatia con i giocatori per scoprire come sono e per costruire un buon legame emotivo".

"Con Neymar tutto facile, lui è umile e ascolta i consigli"

Uno dei giocatori che ha beneficiato maggiormente dell'arrivo di Pochettino è stato Neymar, protagonista di un rendimento super in Champions e non solo: "Con lui è tutto molto facile - ha spiegato l'allenatore -, non devi fare troppe cose. È stato molto aperto al lavoro fin dal primo giorno in cui sono arrivato. È davvero umile, ascolta e accetta tutte le istruzioni. I giocatori brasiliani hanno qualcosa di speciale dentro, amano giocare a calcio perché è come un ballo e quindi giocano come se stessero ballando. Quando giocavo nel PSG avevo Ronaldinho come compagno di squadra, adesso alleno Neymar. Loro hanno bisogno di sentirsi bene e di essere felici per giocare nella maniera migliore".

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"Mbappé mi ha detto che avremmo vinto a Barcellona"

Oltre a Neymar, l'altro crack del PSG è Kylian Mbappé: "Lui ama il calcio e ne parla sempre - ha svelato Pochettino -, chiede sempre dell'Inghilterra, di com'è il gioco, la mentalità e la cultura lì. Ma anche della Spagna e dell'Argentina. Guarda partite ogni giorno: inglesi, francesi, italiane e tedesche. Ha solo 22 anni, ma è già molto maturo e ha fiducia nel suo talento. Una cosa molto importante è che parla francese, ovviamente, ma conosce perfettamente anche l'inglese e lo spagnolo. Con lui parlo in queste due lingue, più in inglese che in spagnolo. Gli ho anche detto che ho bisogno di praticare il mio francese con lui per migliorare, mi ha dato la sua disponibilità ma mi ha spiegato che per lui è meglio parlare in inglese. Ama praticare diverse lingue". Poi un curioso aneddoto: "Prima dell'andata degli ottavi di Champions a Barcellona, ho detto a Kylian che con l'Espanyol avevo vinto una volta lì. Lui mi ha guardato e mi ha risposto molto seriamente: 'Ok, domani sarà la seconda volta'. Gli ho chiesto se fosse sicuro, lui mi ha detto di non preoccuparmi. Infatti dopo la partita è venuto da me sorridendo e ha continuato a ripetermi: 'Te l'avevo detto, te l'avevo detto'".

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"Obiettivo Champions, mi piace sentire questa pressione"

Infine Pochettino ha parlato del cammino che la sua squadra ha percorso fin qui in Champions League, il grande obiettivo della proprietà: "Contro il Barcellona e il Bayern Monaco abbiamo attirato l'attenzione di tutti perché abbiamo dato vita a incontri fantastici. Prima degli ottavi con il Barcellona, tutti parlavano della remuntada che il PSG aveva subìto qualche anno prima. La sensazione era un po' strana, perché all'interno del club solo poche persone e, ovviamente, i giocatori, non erano nervosi pensando a quello che era successo. Poi è stata la volta del Bayern, di nuovo loro, la migliore squadra del mondo. Nessuno credeva in noi, ma eccoci qui. È bello giocare queste sfide. Per me essere un allenatore non è uno stress, non sono nervoso prima delle partite e, anzi, odio quando non giochiamo". E adesso ecco la supersfida con il Manchester City: "Vincere la Champions League è l'obiettivo che il club ha da dieci anni e si sta lavorando duramente per cercare di arrivare in fondo e vincere. L'ultimo passaggio è sempre il più difficile, anche al Tottenham è sempre stato così. Ora però il PSG è lì, a questo punto si tratta di vincere. E questa pressione mi piace, è bello sentire di dover vincere ogni singola partita".