1 verticale, 7 lettere: Arsenal, oggi la migliore squadra al mondo

A - ssurdo. Il ritmo che questa squadra impone alle avversarie, la capacità di stremare gli 11 che giocano con la maglia diversa dalla loro con una serie di corse, inserimenti, spazi riempiti sempre con il tempo giusto che esaltano una coralità assoluta. Non si dipende da nessuna individualità in questo sistema, ognuno dipende solo dal compagno, che idealmente non ha un nome, non ha un numero, magari ha un compito più che un ruolo, ma che gioca in funzione degli altri ogni singolo minuto di partita, in una sinfonia meravigliosa. R - aramente si è vista una squadra così dominante sulle palle inattive nella storia del calcio. Ormai è cosa nota, ma non ci si abitua. È vero, il Bayern aveva subìto due gol su calcio d’angolo anche nell’ultima di Bundesliga contro il Friburgo, ma il Corner FC Team non delude mai. Decimo gol sugli sviluppi di una battuta dalla bandierina in stagione, a novembre un numero senza senso. Sono i frutti del lavoro di Nicolas Jover, unico assistant coach al mondo probabilmente con un murale a lui dedicato all’esterno dello stadio. S - ettantasette secondi sono quelli che passano da quando Calafiori entra a quando fa l’assist. “Quante cose si possono fare in 77 secondi?” gli abbiamo chiesto nel postpartita. “Me ne vengono in mente tante…”, ha risposto sornione con quel sorriso da uomo che non deve chiedere mai. Sicuramente bastano per fare un assist in Champions League e decidere una partita così. Capello gli ha detto che ricorda il primo Sergio Ramos, quello che prese da Siviglia al Real Madrid e che giocava ancora da terzino, seppur a destra. Lui si è imbarazzato, ma il livello mostrato dall’ex Bologna è spaventoso e la fame con cui è entrato in campo è esemplificativa del messaggio che Arteta dà ai suoi uomini: che si giochi titolare o no, quando si mette piede in campo bisogna mangiarsi il terreno. E - stremamente significativo un momento della conferenza stampa di Jurrien Timber nel giorno prima della partita, quando un collega gli ha chiesto: “Indovina chi ha detto che sei il miglior terzino del campionato…” e lui ha risposto sorpreso: “Mia mamma?”. “No, Gary Neville”. Risultato: gol dell’1-0 per sbloccare la partita contro il Bayern il giorno successivo. Perché è dall’umiltà che si costruisce il successo, un concetto chiave di Arteta che anche dopo la partita di ieri ha mantenuto la calma, riabbassando subito lo sguardo sull’impegno successivo, nonostante lasciarsi trascinare dall’entusiasmo sarebbe umano. Tutto ciò viene trasferito ai giocatori, che se ci fate caso evitano eccessi di ogni tipo. Chi non lo fa, come l’esuberante Lewis-Skelly, cala un po’ nelle gerarchie. N - euer sicuramente ha contribuito – in negativo – a chiudere la partita, ma quell’uscita lì, quella del gol del 3-1, l’ha fatta per tutta la carriera se ci pensate bene, solo che oggi a 39 anni non ci arriva più con lo smalto di prima. Dev’essere difficile spiegare alla tua mente che oggi sei una cosa diversa da quella che sei sempre stato. Detto ciò per Martinelli vale lo stesso discorso fatto per Calafiori: se entri in campo con quel piglio di chi se lo vuole mangiare, vieni premiato. E lo stesso discorso vale per Madueke. 2 gol e 1 assist dalla panchina in una sola notte, non succede così spesso. A - rteta ha speso 1 billion da quando siede sulla panchina biancorossa dell’Emirates, un miliardo sul mercato per formare la squadra capace di riportare il titolo nel nord di Londra. Ha messo fiori nei cannoni dei Gunners. In 6 anni ha vinto 1 FA Cup e 2 Community Shield, che in Inghilterra sono praticamente considerati amichevoli pre stagionali più che trofei. Per questo è stato spesso criticato negli ultimi anni per essere a capo di un progetto virtuoso ma poco concreto, poco vincente. Mai come in questa stagione però, sia a livello di rosa - con una lista infinita di ricambi di tutti i ruoli - sia a livello di struttura societaria, con l’arrivo di Andrea Berta dall’Atletico Madrid come ds e ultimamente anche di Maurizio Micheli come capo-scout dal Napoli, sembra arrivato il momento di mettere un tassello di storia. Ma un tassello grosso, che sia Premier League dopo oltre 20 anni o la prima Champions League di sempre. In questo momento, le classifiche lo raccontano, sembrano addirittura competitivi per vincere entrambe. L - ’ avrete capito ormai parliamo dell’Arsenal, ad oggi la miglior squadra al mondo. Siamo solo a fine novembre però, la stagione è ancora lunghissima, le incognite tante, ma considerando banalmente che – solo per fare un nome – il terribile Gyokeres ancora non ha iniziato a segnare sulle medie degli ultimi anni, i Gunners sembrano veramente in grado di poter vincere qualcosa di grosso quest’anno. Sembra quasi una stagione da now or never. E forse lo sa anche Arteta. Quando sei 1 e guardi tutti in verticale verso il basso, non c’è più nessuno dietro cui nascondersi.

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Gianluigi Bagnulo