Doppio passo nella storia: Roma, i tricks da urlo

Europa League

Vanni Spinella

Dici Lione-Roma e subito pensi a quel gol di Amantino Mancini nel 2007. Ma nella storia recente del club giallorosso tanti altri hanno segnato una partita con una giocata da favola: rabona e aurelio vi ricordano qualcuno?

A meno che non accada qualcosa di clamoroso stasera, Lione-Roma nella cultura popolare sarà per sempre la partita del doppio passo di Mancini. Capita, nel calcio: certe giocate si stampano nelle menti in maniera così indelebile da fagocitare l’intera partita, fino a sostituirsi completamente ad essa. Trovatene uno che per riferirsi a quel precedente vi parli di “Lione-Roma 0-2” (sinceri: ricordavate il risultato finale?) o del “ritorno degli ottavi di Champions del 2007”. No, quella partita è tutta riassunta nei secondi che vanno dall’illuminante cambio di gioco di Totti al momento in cui Mancini scarica in rete un sinistro eccezionalmente potente vista la sgambettata appena inscenata. Nel mezzo c’è appunto quella serie di doppi passi che manda Reveillere direttamente in farmacia a prendere qualcosa contro il mal di testa e proietta il brasiliano nell’olimpo dei giocolieri. Serie di doppi passi, lo ribadiamo: una cosa che gli amanti dei tricks calcistici catalogano come “pedalada”, ovvero l’insieme di più doppi passi in un’unica giocata.

Nel commento di Fabio Caressa, dal minuto 1:38 del video,  il “Mancini, Mancini, Mancini” in crescendo accompagna l’azione del brasiliano in una sorta di “pedalada telecronistica”

 

La rabona di Aquilani

Altro gesto, altra partita in una pillola: il “Milan-Roma della rabona di Aquilani” risale all’11 novembre 2006 (finì 2-1 per i giallorossi). Non un gesto fine a se stesso o una giocata per strappare qualche applauso, ma una soluzione concreta al problema di dover servire un compagno già proiettato nello spazio, nel modo più veloce possibile. Tutta l’azione è un gioiello, con la Roma che ruba palla e arriva in porta in un lampo, e ad accelerare i tempi è proprio l’intuizione geniale di Aquilani, che vede Mancini e lo serve “aggredendo il pallone” anziché aspettarlo. Uno di quei casi in cui, più che il gol, si ricorda ciò che l’ha generato.

 

L’aurelio di Taddei

In teoria sarebbe “Aurelio”, con la maiuscola, dato che Taddei lo ribattezzò così in onore di Aurelio Andreazzoli, all’epoca vice di Spalletti e grande fan di questa giocata, tanto da invitare il giocatore a non provarla solo in allenamento, ma a esibirla anche in partita. L’Aurelio (allenatore) fu accontentato nel corso di un Olympiacos-Roma, il 18 ottobre 2006, e l’aurelio (giocata) fece il giro del mondo in un lampo. in questo caso il dribbling raggiunge livelli di narcisismo altissimi, ma va anche detto che il giochetto riesce e porta a un risultato, dato che Taddei effettivamente si libera dell’avversario e calcia in porta.

 

Una curiosità: in “quel” Lione-Roma (quello del doppio passo di Mancini), anche Taddei si ritagliò un piccolo momento di gloria, ridicolizzando Abidal con questo tunnel:

 

Il tacco di Mancini

Rieccolo, stavolta con la prodezza che lui stesso sistema sul gradino più alto del suo personale podio, quando ripensa agli anni in giallorosso. Dritto nella galleria dei gol più belli di sempre proprio nella partita che più conta per i tifosi della Roma. Non a caso diventa “er tacco de Dio”.

 

La rovesciata di Osvaldo

Un gesto tecnico sempre spettacolare e non così insolito, qui portato ai massimi livelli di perfezione stilistica da uno dei maggiori interpreti del genere. Ad aggiungere un tocco di leggenda il fatto che il gol sia stato annullato. Ecco perché viene ricordato ancora meglio.