In semifinale di Europa League sono arrivate tutte squadre forti e molto diverse tra loro. Abbiamo scelto un'azione di Arsenal, Atletico Madrid, Olympique Marsiglia e RB Salisburgo per descrivere il loro stile di gioco
L’Europa League è una competizione pazza. 48 squadre si fronteggiano per quasi un anno intero, da luglio - quando iniziano le qualificazioni - a maggio, quando si gioca la finale, che quest’anno si terrà a Lione. È forse la competizione di alto livello in cui esiste la maggiore sproporzione di qualità fra le partite iniziali e quelle finali. Nei primi turni la differenza di mezzi tecnici tra le squadre genera quella che è la competizione europea in cui si segna di più.
Arrivati alle semifinali, però, il livello della competizione sale fino ai vertici del calcio che si gioca oggi. Olympique Marsiglia-Salisburgo e Atletico Madrid-Arsenal potrebbero valere tranquillamente degli ottavi di finale di Champions League, e la seconda partita forse anche dei quarti. Sono tutte squadre con un’identità di gioco definita e ricca di differenze. Abbiamo deciso di presentarvi queste semifinali scegliendo un gol per ciascuna: una rete che sia particolarmente rappresentativa del loro stile di gioco.
RB Salisburgo - Dabbur vs Real Sociedad
In questa edizione dell’Europa League abbiamo imparato a conoscere il RB Salisburgo di Marco Rose, la vera outsider tra le quattro squadre rimaste in corsa per la vittoria finale. Gli austriaci hanno eliminato in sequenza Real Sociedad, Borussia Dortmund e Lazio: tutte squadre più quotate, ma capitolate di fronte al ritmo e all’intensità imposti dalla formazione della Red Bull.
Il Salisburgo è una squadra sofisticata tatticamente, che al pressing e al gegenpressing impiantati da Rangnick e coltivati Roger Schmidt, abbina una fase di possesso efficiente garantita dal rombo del 4-3-1-2. Queste due caratteristiche di base fanno sì che la squadra guidata da Rose riesca a recuperare il possesso in brevissimo tempo, tramite la pressione costante sul portatore di palla avversario, ma anche che grazie alla densità in zona palla e ai triangoli che si formano tra i giocatori in campo, possa risalire il campo con altrettanta celerità.
Il gol dell’1-0 segnato nella gara casalinga di ritorno contro la Real Sociedad è un compendio delle pattern di gioco ricorrenti che rendono così entusiasmanti le partite di questa compagine. Come spesso succede, l’azione nasce con il recupero di una seconda palla: su un campanile della difesa Januazj prevale nel duello aereo con Lainer, ma il rimbalzo successivo finisce preda di Ramalho, che al volo distribuisce su Hee-Chan, rapidissimo nel venire incontro alla palla e ad appoggiarla di prima intenzione per Haidara. Il maliano, addomesticato il passaggio del compagno con pulizia d’esecuzione, lascia che la sfera tocchi appena terra e con il tocco successivo smista su Schlager poco distante. Intanto, Lainer comincia una delle sue paradigmatiche corse lungo la fascia destra, conscio che il compagno di Nazionale possa raggiungerlo con un preciso passaggio penetrante, come esattamente avviene un istante dopo. Il terzino austriaco arriva verso il fondo e serve un cross basso e teso verso il primo palo, che Dabbur, autore di una finta magistrale con cui prima finge di tagliare alle spalle di Elustondo e poi invece gli si para davanti, deposita in rete.
L’azione è talmente rapida che dall’intervento di Ramalho alla rete dell’attaccante israeliano passano appena 8 secondi. Tanto basta al Salisburgo per sbloccare una partita, e, potenzialmente, ribaltare l’inerzia di una doppia sfida, come Inzaghi e la Lazio hanno potuto sperimentare sulla propria pelle.
Olympique Marsiglia - Thauvin vs Braga
L’Olympique Marsiglia è forse la squadra dall’identità più fluida tra tutte quelle ancora in corsa per l’Europa League. Non ha meccanismi offensivi particolarmente codificati né sistemi di pressing raffinati. Tende a prendere la forma che gli avversari gli impongono, adattandosi in maniera sorniona.
L’identità tattica del Marsiglia è cosruita attorno alle sue individualità. Rudi Garcia concede grande libertà ai suoi talenti offensivi - Payet e Thauvin in particolare - di associarsi liberamente disordinando le difese avversarie. Questa Europa League ha dimostrato una cosa: più le partite si aprono, e più le individualità dell’OM possono fare la differenza. Contro il RB Lipsia, ad esempio, Rudi Garcia ha usato tutta la sua esperienza italiana per difendersi in un campo piccolo e attaccare in un campo grande, dove partire in transizione soprattutto con Ocampos, forse il miglior giocatore dei quarti di finale.
Abbiamo però scelto un gol segnato all’andata dei sedicesimi di finale, contro lo Sporting Braga, in un doppio confronto che l’OM ha praticamente dominato. Il gol è quello del 3 a 0 al Velodrome, che riassume alcune peculiarità del gioco della squadra di Garcia. Innanzitutto la densità sulla fascia destra, che lascia poi a sinistra la possibilità ad Ocampos di agire da attaccante ombra sul lato debole. In quest’azione l’OM porta quattro giocatori sul lato destro, che si scambiano la posizione di continuo. L’accelerazione verso la porta comincia quando Payet serve Maxime Lopez. Una mezzala con un incredibile istinto associativo e verticale. Lopez riceve, tocca d’esterno per Thauvin e si muove per proporre una linea di passaggio fra le maglie. In quel corridoio si infila Thauvin, a cui Lopez riappoggia la palla.
Thauvin a quel punto è sul centro-sinistra, la mattonella da cui di solito rientra per tirare a giro sul secondo palo. Ma il difensore del Braga lo sa e si sbilancia per mandarlo sul piede debole. Allora Thauvin ritocca la palla per Lopez, che a quel punto è dentro l’area di rigore. Thauvin non si butta in area ma si muove lateralmente per cercare la tasca esatta di spazio da cui poter tirare. Lopez gliela tocca sul sinistro, Thauvin se l’aggiusta con l’esterno e conclude in porta.
Fra le squadre ancora in corsa l’OM è quella forse meno interessante dal punto di vista tattico, ma anche per questo la meno prevedibile. Il fatto di affidarsi così totalmente alle proprie individualità, unito allo spessore dei suoi talenti, la rende una squadra difficile da difendere e divertente da guardare.
Atletico Madrid - Koke, Correa, Saul, Gameiro
In questi anni abbiamo imparato a conoscere l’Atletico di Simeone per il suo controllo mentale sulle partite, per la sua resistenza ai contesti avversi, per la sua tenuta difensiva. Per tutti quegli aspetti, cioè, che non si prestano a un’estetica televisiva del calcio. Oscurato dal contesto ipertecnico con cui è dovuto scendere a patti in Champions League, abbiamo sottovalutato la qualità dell’Atletico Madrid, una squadra che gioca col pallone meglio di quanto molti immaginano.
Certo l’Atletico non ha una fase di possesso spettacolare, né una grande varietà di armi offensive. Ad esempio l’attacco della profondità è stato un problema in questa stagione prima dell’arrivo di Diego Costa, anche a causa del rendimento deludente di Gameiro. Bisogna però ricordare che se l’Atletico è secondo in Liga è anche grazie alla sua capacità di risolvere le partite contro difese chiuse, che gli lasciano il pallone, cercando di farli uscire dalla loro comfort zone.
Quello che abbiamo visto in Europa quest’anno è un’Atletico più simile a quello che di solito è possibile vedere in Liga. Una squadra che controlla la partita della metà campo avversaria e che cerca di massimizzare i frutti della propria superiorità tecnica rispetto agli avversari, con pazienza e precisione.
Ho scelto quattro gol perché uno solo non sarebbe riuscito a sintetizzare da solo uno stile offensivo non troppo riconoscibile. Nel primo gol spicca Angel Correa, un’ala esplosiva che Simeone ha usato molto in Europa League per aprire le difese arroccate. Correa è un giocatore quasi esclusivamente verticale, che l’Atletico usa come una specie di apriscatole. Qui parte da molto lontano, sembra essersi imbottigliato sul corridoio di centro-destra, attirando su di sé tutta la difesa del Lokomotiv Mosca. C’è un bellissimo uno-due con Griezmann, poi un dribbling verso l’esterno di Correa e una conclusione sul secondo palo secca e forte.
Nel gol di Koke vediamo invece una capacità sottovalutata dell’Atletico Madrid: quella di saper interpretare fasi di recupero alto del pallone. Nel video vediamo Juanfran partire da molto lontano per andare a pressare l’impostazione del Lokomotiv Mosca, e lo fa con la determinazione di chi parte con l’idea di aver già recuperato palla. Juanfran si butta sul fondo e cerca il cross rasoterra all’altezza del dischetto del rigore, dove arriva puntuale Koke che conclude col destro.
La capacità di inserimento di Saul e Koke è un’altra caratteristica dell’attacco dell’Atletico Madrid, favorita dai movimenti a venire incontro e a creare spazio di Griezmann. Gli inserimenti da dietro sono stati letti con difficoltà dalle difese dell’Europa League, spesso lente e statiche, come dimostra anche il gol di Saul contro il Lokomotiv. L’Atletico gioca da dietro, sembra essersi fatto chiudere a destra ma riesce a uscire, e a quel punto corre velocemente in diagonale verso sinistra. La difesa del Lokomotiv è slegata, Saul si appoggia a sinistra su Filipe Luis, completamente libero. Il terzino rimette la palla al centro per chiudere l’uno-due lungo con Saul, su cui interviene anche un velo di Koke che manda fuori tempo l’intervento di un avversario.
Nel gol di Gameiro si capisce invece bene l’influenza del giocatore ovviamente più importante dell’Atletico, cioè Griezmann. Siamo in una situazione di difesa posizionale, e in queste occasioni il francese si propone sempre bene fra le linee per dare ritmo al palleggio e rifinire in verticale. In quest’azione chiude un uno-due con Lucas Hernandez con uno splendido tacco, prima che il terzino metta la palla al centro per il gol di Gameiro.
Nella semifinale più attesa di Europa League, contro l’Arsenal, l’Atletico forse tornerà al suo atteggiamento classico di questi anni: lascerà palla agli avversari cercando di punirne gli errori. Per questo è così importante il recupero di Diego Costa, tornato a disposizione dopo l’infortunio patito ai quarti di finale.
Arsenal - Ramsey vs CSKA Mosca
L’Arsenal era dall'inizio tra le favorite alla conquista della coppa: dopo anni di sonore sconfitte in Champions League e il progressivo scivolamento nelle gerarchie della Premier League, l’Europa League rappresenta un obiettivo concreto per una squadra che da anni non riesce ad aggiungere alla propria bacheca un trofeo di questa importanza.
Il prossimo addio di Wenger, che abbandonerà la panchina del club londinese dopo quasi 22 anni di servizio, rende l’occasione storica: vincere finalmente una competizione europea (Wenger vanta il poco invidiabile record di essere stato sconfitto in finale di Coppa Uefa e di Champions League, oltre che in quella di Coppa delle Coppe con il Monaco) rappresenterebbe il commiato ideale per uno degli allenatori più influenti di questo secolo, soprattutto dopo che negli ultimi anni ha visto la sua legacy più volte in discussione, sia per i risultati poco soddisfacenti che per l’attaccamento quasi morboso al proprio ruolo di manager del club.
Durante il percorso che lo ha avvicinato alla semifinale, le prestazioni dell’Arsenal sono state piuttosto altalenanti. Ha sofferto, in modi diversi, sia contro l'Ostersunds che contro il Milan. Ai quarti, con il CSKA, ha persino rimesso in discussione fino al 75.esimo una qualificazione che sembrava ormai ampiamente ipotecata dopo il 4-1 dell’andata. Tra gli alti e bassi, i “Gunners” sono stati però capaci di offrire momenti di pura brillantezza calcistica, in cui è stato impossibile non rivedere le giocate di alcune delle più amate squadre di Wenger. Il gol del 3-1 nella sfida di andata dei quarti contro i russi, verrà probabilmente ricordato come uno dei più spettacolari di questa edizione e non solo per il tocco finale di Ramsey.
L’azione comincia a centrocampo con Xhaka e Ramsey che operano una progressione pulita della palla verso il terzino sinistro Nacho Monreal. Questi gioca verso Mkhitaryan che fa ritornare il pallone verso il gallese. Il numero 8 dei Gunners gioca di nuovo in verticale, stavolta per il più avanzato Ozil, che fa gridare il pubblico di meraviglia con un elegante colpo di tacco al volo verso Lacazette. L’attaccante francese, spalle alla porta e decentrato lungo il margine sinistro dell’area di rigore, deve liberarsi del pallone e lo fa trovando Monreal, mentre Ramsey attacca la profondità schiacciando la linea del CSKA. Il laterale spagnolo rigioca il pallone su Ozil, ma il suo tocco è impreciso e leggermente arretrata. Il trequartista controlla comunque con naturalezza, ma deve stoppare la sua corsa. A quel punto alza la testa e vede il secondo movimento in profondità di Ramsey che nel frattempo era rientrato dal fuorigioco. Con un tocco che racchiude tutto il genio e la sensibilità del suo piede, Ozil assiste il compagno. Il gallese si è smarcato e avrebbe persino la possibilità di controllare il passaggio, oppure di coordinarsi al volo col sinistro. La sua scelta è completamente controintuitiva e con una mezza torsione del corpo va a colpire con il tacco del piede destro, scavalcando Akinfeev.
Con 29 gol, l’Arsenal è la squadra che ha segnato di più nella competizione, ma contro l’Atlético serviranno altre due grandi partite, con una concentrazione e una gestione dei momenti nei 180 minuti che è finora mancata alla squadra di Wenger.