Eintracht-Inter, viaggio a Francoforte: tra Goethe, grattacieli e luci "rossonere"

Europa League

Alfredo Corallo

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Viaggio alla scoperta di Francoforte, città dei rossoneri dell'Eintracht, che ospita l'Inter nell'andata degli ottavi di Europa League. Capitale finanziaria della Germania e patria di Goethe, ma anche una metropoli ricca di contraddizioni, a partire dal quartiere a luci rosse in mezzo ai grattacieli delle grandi banche. Gemellata da 50 anni con Milano, che si prepara già ad accogliere oltre 13mila ultras avversari per la gara di ritorno

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Non v'è traccia del Romanticismo di Goethe nel dolore che strazia ogni notte il cuore della sua città, tra  gli stessi grattacieli che al giorno vigilano - severi - sulle già povere tasche dell'Unione Europea, ma così "accondiscendenti" al degrado che si consuma sulla Kaiser Strasse, sul calar delle tenebre. Non si offenderà il genio tedesco se è fortissima la tentazione di "riciclare" le espressioni che usò per descrivere Venezia, o Palermo, nel suo celebre "Viaggio in Italia", sul finire del 1800. Un diario, sublime - o una mattonata da mille pagine, se vi pare - che riassume molte delle contraddizioni - quelle eterne - del nostro Paese: bello, ma sporco. E cattivo. Danke, Johann Wolfgang. Per i suoi continui richiami al "sudiciume" della Penisola, dalla Sicilia ai calli veneziani. Luridi e degni, insomma, del Bahnhofsviertel by night, non un luogo da goliardate e di facili moralismi, ma "fogna" e "vergogna" di Francoforte. Teatro di sfruttamento e morti annunciate, "eletto" a uno dei centri internazionali della droga (crack su tutti) e crocevia di squallidi sexy shop, casini e casinò - più o meno legalizzati - che si sforzano di mascherare una delinquenza dilagante, una ferita aperta da decenni. Oggi sotto l'attenta osservazione dei social e di reportage inquietanti, che comprendono l'onere ma sottolineano l'impotenza della polizia al cospetto di un fenomeno che appare inarrestabile. Una città a due facce, Francoforte, rossa e nera: come i colori sociali del Milan, e sì dell'Eintracht, toccata in sorte all'Inter in questi ottavi di Europa League.

La zona a luci rosse di Francoforte, nel centralissimo quartiere di Bahnhofsviertel (foto Getty/Ansa)

Willkommen in Frankfurt

Una macchia, un peccato imperdonabile, perché Frankfurt am Main - al netto della pioggia - sarebbe un gioiello della Repubblica Federale, tra le metropoli con la qualità della vita al top, in assoluto. E si capisce. Sede dell'accennata BCE, ma anche della Deutsche Bank e della Commerzbank (che dà il nome allo stadio); e ancora la Borsa (il più grande mercato di scambio della Germania), l'imponente Fiera del Libro e il Salone dell'Automobile (il ferrarista Vettel è un "accanito" tifoso dell'Eintracht). Ricostruita dopo i bombardamenti della Seconda guerra mondiale e dunque nuovissima e ipertecnologica, con una skyline in stile newyorkese (ribattezzata "Main-hattan") e una linea di trasporti extraterrestri (almeno per gli standard italiani) che ti portano in un lampo dove vuoi. Già dall'aeroporto, con la linea suburbana S-Bahn che in 10 minuti ti fionda alla stazione centrale. E da qui, in un paio di fermate (superfluo specificarne la massima puntualità) eccoci alla metro di Hauptwache, nella quintessenza della city, sulla Zeil, la via dello shopping. Con lo sguardo rivolto all'insù (Messeturm, Commerzbank Tower, Westendtower e il grattacielo della Dresdner Bank sono tra i più alti d'Europa) e a due passi da Römerberg (la piazza del Municipio) e dalla Cattedrale di S. Bartolomeo, il Duomo Imperiale. E dall'altra parte del fiume Meno la riviera dei Musei, attraverso il ponte degli innamorati (con tanto di lucchetti). Nei paraggi - leggermente imboscata, anche per googlemaps - la Goethe Haus (la facciata è in restaurazione, ma gli interni valgono i 7 euro del biglietto). Non impazzite a cercarla, googletraslate e via: lanciatevi col tedesco, sarà divertente...

La sede della BCE, la Banca Centrale Europea (foto Getty)

Il Ponte degli innamorati, sul fiume Meno (foto Getty)

Goethe e la "scoperta" del calcio

Perfino Goethe - che pure era "Goethe" e aveva studiato l'Italiano - confessò i suoi limiti linguistici, specie dopo aver lasciato Bolzano per il Veneto. Ma li affrontò con un'inconsueta leggerezza ("il mio albergatore non capisce più il tedesco; mi è forza far prova della mia abilità nel parlare l'italiano, e mi rallegro tutto, nel pensare che quind'innanzi quella bella lingua, dovrà essere la mia lingua abituale"). E proprio a Verona, dove rimase subito impressionato dalla bellezza dell'Arena, scopre il calcio. Esattamente. Il 16 settembre del 1786. Ne parla come di "uno spettacolo moderno", "quattro gentiluomini veronesi contro quattro gentiluomini vicentini", ne descrive le regole del "giuoco" e l'entusiasmo collettivo, ma strettamente maschile ("potevano essere da un quattro a cinque mille spettatori, però non viddi nessuna donna"). Era il Pallone col bracciale, che folgorerà anche Giacomo Leopardi allo Sferisterio di Macerata, fino a ispirarne "A un vincitore nel pallone", inserita poi tra le Canzoni, profetico, se è vero che neanche settantanni più tardi la sua Recanati darà i natali agli avi di Leo... Messi. Sarà per questo che il "collega" Goethe rimase un po' deluso di non aver potuto assistere allo show all'Arena: "Mi fece senso - ammette - il vedere questo giuoco in vicinanza di un antico muro della città, dove non vi era nessun comodo di sorta per gli spettatori, specialmente se persone distinte; perché non si fa tal giuoco nell'anfiteatro, il quale vi si presterebbe pure cotanto?".

Souverir e cartoline in vendita nella "Goethe Haus"

Milano-Francoforte, 50 anni di amicizia. Ma...

Chissà - allora - quanto sarebbe felice di sapere che oggi lo stadio della sua amata Francoforte è "cotanta" Arena, di nome e di fatto: il vecchio Waldstadion è diventato appunto la Commerzbank-Arena, a mezz'oretta dal centro. Un impianto all'altezza del palcoscenico continentale, che abbiamo potuto ammirare alla vigilia di Eintracht-Inter, ma che non dimenticheremo anche per l'accoglienza non proprio "friendly" che ci è stata riservata da una frangia di tifosi locali, sul posto per gli ultimi ritocchi delle coreografie. Ma un "vaffa-italiano-di-emme" in Germania non si nega a nessuno... se rimarrà tale e non esonderà negli atti vandalici di cui la tifoseria dell'Eintracht si è resa protagonista a Roma, appena lo scorso dicembre, in occasione del match contro la Lazio. Perché al ritorno, giovedì prossimo, Milano dovrà prepararsi ad accoglierne 14mila, di ultras... E non sarebbe romantico rovinare la festa nel cinquantennio dalla storica amicizia con Francoforte, gemellate ormai dal 1969. Basta dolori, lieber Wolfgang.

 

La Commerzbank-Arena, lo stadio dell'Eintracht Francoforte (foto Getty)