Man United-Roma, le chiavi tattiche della sfida

Europa League

Daniele Manusia

La Roma è attesa a Old Trafford dalla partita più importante della stagione, ma avere la meglio del Manchester United di Solskjaer non sarà facile

MAN UTD-ROMA LIVE

Per la Roma la vittoria dell’Europa League sta diventando un obiettivo sempre più importante. Oltre al prestigio di sollevare un trofeo non ancora ottenuto da nessun’altra italiana (da quando non si chiama Coppa UEFA), c’è anche la possibilità di accedere alla prossima Champions League come testa di serie, e dati gli undici punti di distanza dal quarto posto in campionato, anche l’unica speranza di poter giocare nella massima competizione europea l’anno prossimo.

 

Prima di pensare alla finale, però, c’è un ostacolo non da poco: il Manchester United di Solskjaer, che ha già eliminato il Milan agli ottavi, ed è forse una delle squadre più difficili da affrontare in questa stagione, anche per avversarie più strutturate o attrezzate della Roma. L’uscita dalla Champions League ai gironi, in un gruppo con Lipsia e PSG, non ha minato il cammino in campionato dei “Red Devils”, e oggi il loro secondo posto alle spalle dei rivali cittadini sembra abbastanza al sicuro. Lo United, nel corso della stagione, è riuscito a ottenere risultati importanti come la vittoria per 2-0 nel derby di ritorno contro il City (dopo aver pareggiato 0-0 all’andata), il clamoroso 6-2 contro il Leeds di Bielsa, e una serie di vittorie con quasi tutte le dirette concorrenti per il piazzamento in zona Champions. L’incordatura della buona stagione della squadra di Solskjaer si regge essenzialmente su due nodi: la capacità di ostacolare i piani di gioco avversari e le dinamiche offensive che poggiano sulla caratura qualitativa davanti, Bruno Fernandes e Rashford su tutti, ma all’interno di un contesto che, per quanto non sempre armonico, sembra effettivamente valorizzarne le caratteristiche.

 

Come pressa il Manchester

Per la Roma sarà innanzitutto fondamentale non farsi stroncare sul nascere le azioni offensive. Il Manchester è particolarmente organizzato nel presidio dei corridoi interni, e può adattare il suo atteggiamento in base all’avversario e agli uomini a disposizione. Se il palleggio avversario parte dal basso, la squadra di Solskjaer porta un pressing asimmetrico, alzando il trequartista o un esterno insieme alla punta sulla prima linea e stringendo la posizione degli altri due offensivi per schermare le ricezioni sulla trequarti.

 

Pur considerando le differenze sostanziali tra le due squadre, potremmo prendere come riferimento generico l’atteggiamento avuto dal Manchester United contro il Chelsea di Tuchel, che costruisce la manovra scaglionandosi con 3+2 uomini sulla trequarti e i due esterni che si alzano fin da subito oltre la linea immaginaria dei centrocampisti. In questo caso il Manchester ha preferito lasciare libero un uomo in prima linea e privilegiare il controllo dei possibili ricettori al centro e sulle fasce in zone più avanzate. L’uomo lasciato libero, Rudiger, era invitato a progredire per poi essere aggredito.

press-man
Scalata a sinistra con Bruno Fernandes che va su Kanté e James che si accentra verso Kovacic. Greenwood (punta) e Rashford (esterno sinistro) si orientano sui due difensori centro e destra del Chelsea. Rudiger viene lasciato libero, l’innalzamento degli esterni viene eventualmente assorbito con la rottura della linea del terzino lato palla, solo se l’avversario è raggiungibile dal passaggio.

È plausibile ipotizzare che questa scelta fosse dovuta alla necessità di destinare i due mediani Fred e McTominay al controllo dei due centrocampisti offensivi dei "Blues", deputando così il controllo di Kanté e Kovacic, primi riferimenti per l’uscita palla davanti alla difesa, a Bruno Fernandes e un esterno. In particolare, proprio a causa della scelta di lasciare libero Rudiger (visto come l’anello debole), era soprattutto James, l’esterno destro, a stringere, andando a pressare su Rudiger solo in situazioni di retropassaggio o con uno sviluppo diverso dall’avvio dal portiere. In questo scenario, il controllo degli esterni del Chelsea era lasciato ai corrispettivi, Shaw a sinistra e Wan-Bissaka a destra, che sono pronti a rompere la linea appena la palla parte in direzione dell’esterno. L’obiettivo dello United, più che propiziare un errore per andare a creare una ripartenza pericolosa, sembra essere quello di disarmare le principali sorgenti dell’avversario e addormentarne la manovra.

 

È possibile che Solskjaer punterà su un atteggiamento simile contro la disposizione della Roma che ha qualche punto di contatto con quella vista qua sopra, però solitamente le rotazioni dei giallorossi vedono l’abbassamento di un mediano al fianco del difensore centrale, che innesca l’avanzamento del difensore laterale verso la fascia per far alzare a sua volta anche l’esterno di parte. Una rotazione che punta a liberare un difensore oltre alla linea di pressione, più che farlo partire sotto la linea della palla in impostazione, e che può avere l’effetto di attrarre fuori posizione un avversario dal corridoio centrale per seguire l’abbassamento di Veretout o Villar, per trovare così una traiettoria verso la trequarti o aprire il gioco. L’orientamento al centro del pressing dello United può lasciare qualche spiraglio laterale. Una soluzione usata proprio dal Chelsea, nella stessa partita, è il cambio gioco verso l’esterno destro, liberato da un taglio esterno-interno del trequartista di parte, che attirava così l’attenzione del terzino, creando così più spazio.

amputd

Nel caso in cui lo United scegliesse di mantenere un atteggiamento più attendista per evitare di scoprirsi, abbassando quindi il baricentro del pressing - come nelle occasioni in cui l’avversario riesce a prendere campo - formando una linea di 4 uomini dietro la punta, la Roma dovrà avere altrettanta pazienza nel far circolare il pallone senza forzare la giocata, anche perché le risorse a disposizione dello United in campo aperto possono essere un problema.

 

Le armi offensive di Solskjaer

Schierando tipicamente quattro giocatori offensivi, lo United punta a lasciarne il più possibile in alto per sfruttare prontamente le transizioni. Bruno Fernandes ha la capacità di creare occasioni sia prendendo il pallone in basso, partendo in conduzione o suggerendo da lontano, sia ricevendo davanti per fare l’ultimo passaggio o concludere; Martial sarà assente, ma Rashford, Greenwood, gli stessi James e Cavani, sono tutti temibili in situazioni di campo aperto e a Smalling, Ibanez e Cristante potrebbe servire più di una mano da Karsdorp, Spinazzola e i mediani per assorbirli. Il modo in cui lo United sfrutta queste capacità non è limitato alle ripartenze.

 

Sono diverse le soluzioni per risalire il campo: Bruno Fernandes è certamente il giocatore più influente, ed è libero di cercare la ricezione anche tornando indietro. Una soluzione che è frequente sia nei casi in cui uno dei centrocampisti si abbassa sulla linea dei difensori, sia nel caso di spazi più intasati o marcature più strette.

bruno

Nel gol contro il Granada abbiamo una duplice dimostrazione dei modi in cui lo United può far male: la capacità di creare e attaccare spazi in profondità e la soluzione della verticalizzazione diretta dalla difesa.

bruno1
Bruno Fernandes si era abbassato ai lati, mentre Greenwood al centro e in zona palla. Rashford taglia dalle spalle del terzino (che lo lascia subito, anche impensierito dalla posizione di Bruno) alle spalle del difensore centrale, e va in porta.

Nelle partite in cui ha avuto bisogno di più peso offensivo, Solskjaer ultimamente ha utilizzato Paul Pogba come finto esterno sinistro. L’ex juventino aveva già ricoperto questa funzione, sia a Torino sia in Nazionale, ma a Manchester ci è finito per due ragioni: l’orientamento cautelativo della coppia di centrocampisti scelta da Solskjaer, e la possibilità di sfruttarne gli accentramenti e le verticalizzazioni. Ma, banalmente, Pogba è un giocatore offensivo capace di tenere palla e generare occasioni dal nulla, anche nei suoi periodi peggiori. Così Solskjaer, dopo averne cavalcato l’intesa con Bruno Fernandes su zone centrali del campo lo scorso anno, gli ha ritagliato un ruolo prettamente offensivo in quella zona. Questa scelta porta con sé, di solito, un riadattamento dell’assetto: il terzino opposto, Wan-Bissaka, rimane più bloccato al fianco dei centrali, mentre Shaw spinge, ma si vedono anche momenti in cui entrambi i terzini salgono e i due centrali sono coadiuvati da un mediano.

 

Queste risorse possono dare qualche problema in termini di controllo delle transizioni difensive, e più in generale dell’atteggiamento in situazioni prolungate di non possesso. Lo United potrebbe pagare qualcosa proprio sui ripiegamenti esterni, dato che schiera giocatori particolarmente inclini a rimanere alti per sfruttare la ripartenza. La Roma, dalla sua, ha delle dinamiche incisive sugli esterni che potrebbero favorire lo sfruttamento di questi punti deboli.

 

Ma la cosa più importante per la squadra di Fonseca sarà non soccombere al timore e alla passività che ne hanno caratterizzato, in negativo, la maggior parte delle sfide decisive di questa stagione. La qualificazione ottenuta con l’Ajax è arrivata, nel solco di quanto visto quest’anno, al termine di un confronto decisamente passivo, e sebbene abbia dato delle risposte positive sulla capacità di capitalizzare le occasioni, è stata l’ennesima conferma di un appiattimento del ritmo e dell’aggressività della squadra di Fonseca in fase di non possesso. La Roma è una squadra che, per rischiare meno, è finita per chiudersi in maniera improduttiva, senza riuscire poi neanche a difendere così bene. Nella partita contro il Milan, per esempio, lo spazio ai fianchi di Villar - lasciato vuoto dai tentativi di pressione in avanti delle mezzali, -veniva riempito dal trequartista o dai centrocampisti rossoneri, con la difesa che non era mai aggressiva e si ritrovava a scappare all’indietro. Spazi che semplicemente non si potranno concedere, contro giocatori come Bruno Fernandes e Rashford. Superare lo United non sarà facile.