Italia-Belgio agli Europei: come giocano gli avversari degli Azzurri ai quarti

ultimo uomo

Dario Pergolizzi

Al di là della presenza o meno di De Bruyne e Hazard, per battere il Belgio l'Italia dovrà sbagliare il meno possibile 

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E quindi alla fine sarà il Belgio che affronterà l'Italia ai quarti di finale. Una delle favorite alla vittoria finale, ma forse privo di De Bruyne e Eden Hazard. In particolare, l’assenza del giocatore del Manchester City sarebbe molto pesante per Martinez, trattandosi non solo del giocatore più talentuoso, ma anche di un’arma fondamentale per modellare le dinamiche a seconda della situazione, come abbiamo visto nelle sue apparizioni contro Danimarca e Portogallo. Entrambi però erano stati assenti già nelle prime partite, per cui abbiamo già modo di ipotizzare le possibili alternative a disposizione di Martinez. A parte loro due, e forse qualche rotazione in difesa (una costante nel torneo del Belgio, il resto la formazione dovrebbe essere simile a quella vista contro il Portogallo. Meunier sulla fascia destra sembra certo da quando Castagne si è infortunato, in mezzo Tielemans e Witsel, a sinistra Thorgan Hazard. Se Martinez tornerà a quanto provato nelle partite di esordio, davanti insieme a Lukaku giocheranno Carrasco e Mertens.

Molto passa da Lukaku

Senza due dei suoi leader tecnici, il Belgio è ancora più fortemente legato a Romelu Lukaku, che attraverso le sue corse in profondità e i duelli ingaggiati coi difensori avversari può essere il protagonista assoluto. L’assenza di De Bruyne, soprattutto, toglierebbe non solo imprevedibilità al Belgio, ma anche soluzioni a Lukaku, che si ritroverebbe a giocare un po’ più accentrato come fatto nelle prime partite. In realtà il problema è più ampio, poiché il Belgio sembra essere una squadra sostanzialmente rigida nell’occupazione posizionale durante il possesso: questo significa che ci sono pochi scambi e rotazioni, e il grosso della manovra di attacco tende a defluire verso gli esterni.

 

Il supporto interno di De Bruyne, ma anche l'indole associativa di Eden Hazard con il fratello o semplicemente la sua inclinazione ad andare incontro per ricevere, davano al Belgio diverse opzioni in più per occupare la fascia centrale del campo. Nelle partite in cui hanno giocato Carrasco e Mertens, invece, questa rigidità si è amplificata, e in particolare il giocatore del Napoli non sembra trovare una dimensione comoda per esprimere il suo talento. E così, come visto nella prima partita contro la Russia, i movimenti di Lukaku rimanevano l’arma migliore per sviluppare l’azione.

 

Pressati dalle due punte della Russia, i tre centrali di Martinez hanno optato di condurre lateralmente grazie alla superiorità numerica. Con palla ad Alderweireld sul centrodestra, Lukaku cercava di attaccare rapidamente la profondità alle spalle della difesa russa, mentre Mertens e Carrasco rimanevano più indietro nei mezzi spazi. I movimenti di Lukaku portavano ad un abbassamento della linea avversaria e di conseguenza a più spazio-tempo sulla trequarti. In occasione del primo gol, per esempio, a parte l’errore difensivo, possiamo vedere una situazione in cui Lukaku fissa la difesa in profondità, con Mertens che si abbassa.

 

Se però la difesa non riesce a trovare immediatamente la verticale in avanti, e quindi il Belgio si ritrova a sviluppare l’azione lateralmente sfruttando l’esterno di centrocampo e la vicinanza di un trequartista, Lukaku può fare da riferimento diagonale per l’esterno, un po’ come succede nell’Inter.

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Il Belgio può sovraccaricare lateralmente più facilmente grazie a Lukaku a destra.

Sulla sinistra, invece, toccava più spesso a Carrasco occupare lo spazio interno, con risultati alterni. Il fatto che Lukaku sia molto influente sul centrodestra, forse, è la ragione per cui Mertens non riesce a integrarsi perfettamente in possesso, ma è comprensibile che i movimenti offensivi del Belgio ruotino attorno a una maggiore libertà di interpretazione del suo centravanti, che comunque non è particolarmente monotematico o accentratore, e anzi accetta di giocare anche addosso ai difensori per creare spazi. Infine, catalizzare l’attenzione sul centrosinistra dell’Italia potrebbe aprire spazi per il cambio gioco verso Carrasco (o Hazard) sulla fascia opposta, dove sarà importante il ripiegamento difensivo dell’esterno alto dell’Italia in ausilio a Di Lorenzo, che sia da parte di Chiesa o Berardi.

 

Ovviamente però il principale pericolo rimane Lukaku. L'attaccante dell'Inter riesce a prendere il tempo alla maggior parte dei difensori grazie all’esplosività, all’allungo, alla capacità tecnica di gestire quel tipo di palloni. Questo gli consente di rimanere più o meno sempre nella zona centrale, anche quando si defila un po’, e di procurarsi così delle occasioni migliori per tirare. Per questa ragione sarebbe fondamentale recuperare Chiellini, dato che Acerbi non è semrbato in grado di poterlo contenere con successo.

Le difficoltà contro il pressing 

In generale però Lukaku si trova più a suo agio sulla destra, soprattutto se può accelerare in campo aperto. La presenza di De Bruyne aiutava il Belgio a ottimizzare il suo 5-2-3 senza palla per due motivi: il primo era la capacità di De Bruyne di svolgere compiti difensivi sul centrocampista avversario, e l’altro il fatto che De Bruyne potesse legare alla perfezione le ripartenze cercando la profondità di Lukaku, che partendo da destra può sfruttare lo spazio lasciato, eventualmente, dal terzino sinistro avversario.

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Questo particolare incrocio può essere significativo contro l’Italia, che comunque si è dimostrata molto abile nell’organizzazione delle marcature preventive sia con Chiellini che con Acerbi. È vero però che proprio nella zona di centrodestra l'Italia alza fin dall'inizio dell'azione Spinazzola, che potrebbe fare fatica a recuperare. È verosimile, quindi, che Lukaku graviterà sul centrodestra ancor più del solito, lasciando magari a Mertens l’incombenza di stare centrale, o magari Martinez potrebbe sorprenderci utilizzando Batshuayi o un centrocampista, se prevede di fare una partita molto difensiva.

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Le partite contro Danimarca e Portogallo sono state senza dubbio quelle in cui il Belgio ha sofferto di più. Nell’ultima partita, contro il Portogallo, il Belgio ha avuto un atteggiamento prevalentemente conservativo, anche grazie al vantaggio arrivato presto. Contro la Danimarca, invece, le difficoltà erano state risolte nel secondo tempo grazie all’inserimento di De Bruyne e da qualche aggiustamento azzeccato di Martinez a livello posizionale, come lo spostamento di Lukaku a destra al posto di Mertens e l’uso di De Bruyne alle spalle dei mediani danesi per trovare nuove linee di passaggio contro un avversario che ne aveva messo a dura prova la capacità di costruire grazie a un pressing feroce.

 

Il pressing della Danimarca può essere tenuto in conto per capire una difficoltà strutturale del Belgio nell’avere soluzioni sotto pressione partendo da dietro. La Danimarca, ad esempio, schierata con un 3-4-3 speculare, ha scelto di andare forte sugli appoggi.

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Questo ha appiattito molto la circolazione e fatto faticare il Belgio a trovare spazi. Sulle rimesse dal fondo, Alderweireld si è alzato a destra dando ampiezza, così Meunier è potuto salire iniziando a creare i presupposti per una sovrapposizione. Se il possesso proseguiva e la squadra avversaria si abbassava, invece, Alderweireld tornava più al centro e componeva la prima linea a 3. In questo modo, la Danimarca è riuscita a tagliare fuori i due esterni alti, costringendoli a indietreggiare molto per ricevere. L’Italia però difende in un altro modo e dovrà escogitare altri modi per far emergere queste difficoltà.

Le possibilità di Mancini

Uno dei tratti distintivi della squadra di Mancini è stato sicuramente la capacità di organizzare in maniera efficace pressioni alte e riaggressioni, e l’unica partita in cui non c’è stata una brillantezza totale in questi aspetti è stata quella contro l’Austria, con il mediano Grillitsch libero di ricevere un po’ troppo spesso e l’Italia costretta a recuperare palla più in basso, allungandosi molto per sfruttare le transizioni. La struttura posizionale del Belgio è abbastanza diversa da quella dell’Austria, ma i problemi che pone sono comunque molto complessi.

 

Per esempio, potrebbe essere utilizzato un atteggiamento simile a quello visto contro la Svizzera, con quattro uomini in linea alle spalle della punta, per controllare con le due mezz’ali Witsel e Tielemans e con i due esterni le linee di passaggio verso Thorgan Hazard e Meunier, cercando di sporcare il più possibile i palloni in uscita, ma tenendosi pronti al piano B del Belgio, che può sempre contare sulle corse di Lukaku in profondità. Le corse in avanti di Barella e Locatelli (o Verratti) sui trigger giusto per portare pressione a uno dei centrali insieme a Immobile o Belotti in questo scenario diventano determinanti per non dare troppo tempo in impostazione ad Alderweireld e Vertonghen, che come abbiamo visto contro la Russia se hanno spazio avanzano e verticalizzano. Se uno dei due mediani dell’Italia si alzerà, invece, toccherà a Jorginho scalare in avanti su Tielemans o Witsel.

 

Senza il problema di Hazard e De Bruyne tra le linee, in maniera puramente teorica potremmo dire che il problema sarà soprattutto gestire Lukaku, che si muoverà probabilmente tra Spinazzola e il difensore di sinistra. Se l’Italia vorrà assicurarsi più copertura sulla profondità e gestire le situazioni con un uomo in più, allora il 4-1-4-1 con gli esterni alti più attendisti per coprire le linee di passaggio verso i quinti del Belgio è forse la scelta migliore. Se invece vorrà andare incontro ai centrali di Martinez in maniera più aggressiva, l’Italia dovrà comunque considerare che tentando di pareggiare il trio belga in impostazione con una pressione di tre uomini, bisognerebbe accettare la parità numerica dietro.

 

Attraverso questo calcolo passa buona parte della strategia difensiva dell’Italia: parità numerica contro Lukaku, Mertens e Carrasco o sovrannumero difensivo con atteggiamento più attendista davanti. L’obiettivo primario però sarà quello di tenere il pallone e far male attraverso il possesso. L’Italia si troverà di fronte una linea a 5, e forse la chiave sarà negli spazi di fianco ai due mediani avversari. Portando Spinazzola molto in alto, Locatelli potrebbe muoversi in maniera simile a quanto fatto contro la Turchia: spostandosi verso sinistra può tirare fuori uno dei mediani e aprire linee di passaggio centrali, oppure ricevere indisturbato. Se invece giocherà Verratti, la zona di movimento sarà la stessa, ma il giocatore del PSG potrebbe non avere ancora recuperato la brillantezza fisica e mentale, e in generale il suo stile di gioco che attrae la pressione avversaria con il pallone potrebbe essere sfruttato più indietro.

 

La linea difensiva del Belgio, in generale, non sembra straordinaria. Mentre si entra nel vivo della competizione, si accendono anche i dibattiti tra i tifosi italiani sulle rotazioni in attacco, con Berardi proveniente da una partita deludente contro l’Austria, Chiesa in stato di grazia e Belotti che ha aiutato molto a mettere in discesa la qualificazione. Al di là di chi giocherà l’importante sarà non perdere la naturalezza che ha contraddistinto finora l’Italia, la capacità di ruotare, muovere la palla rapidamente e leggere lo spazio libero in fretta. Le sorprese più grandi però potrebbero arrivare dal centrocampo, con Verratti e Barella usciti un po’ acciaccati contro l’Austria e i “sostituti” Pessina e Locatelli che hanno fatto molto bene.

Nonostante le probabili assenze del Belgio, si tratta sulla carta della partita più difficile finora per gli Azzurri, soprattutto perché quella di Martinez è una squadra ricca di individualità che possono risolvere anche una partita negativa con una giocata. In definitiva, quindi, bisognerà sbagliare il meno possibile.