La storia della Grecia 2004: l'unica a vincere un Europeo partendo dalla 4^ fascia
Azzurri in quarta fascia al sorteggio dei gironi di Euro 2024, urna dai tanti rischi ma c'è un precedente clamoroso. È quello della Grecia, inserita in coda tra le pretendenti all'Europeo vinto contro ogni pronostico nel 2004. E c'è chi ha trionfato senza nemmeno qualificarsi: ricordate la Danimarca nel 1992?
- Sabato 2 dicembre alle 18, in diretta su Sky Sport e in streaming su NOW, gli Azzurri conosceranno le proprie avversarie nel girone di Euro 2024. Non mancano i rischi nell'urna di Amburgo, che vedrà la Nazionale di Spalletti inserita in 4^ fascia. Possibili incroci durissimi, ma la storia concede ottimismo...
- La Nazionale che stupì il continente nel 2004 era reduce da una serie di fallimenti. Ultimi due Mondiali (1998 e 2002): no qualificazione. Ultimi due Europei (1996 e 2000), idem. Un periodo buio. A riaccendere la luce ecco un tedesco, uno dei primi Ct stranieri di una nazionale europea nell'era moderna: Otto Rehhagel
- Un miracolo sportivo. Nessun pronostico dalla loro parte e due ko nelle prime due partite di qualificazioni. Poi sei vittorie di fila chiudendo il girone addirittura davanti alla Spagna. E pass strappato ventiquattro anni dopo l'ultima volta. Al sorteggio, ovviamente, la Grecia finisce in 4^ fascia: gli incroci sono terribili
- La squadra di Rehhagel finisce nel girone coi padroni di casa del Portogallo, una super nazionale capace di unire vecchia e nuova guardia: Figo, Rui Costa, Deco e un giovane fenomeno già con la mitologica 7 del Man United sulla schiena, Cristiano Ronaldo. Poi Spagna e Russia. Le quote sportive piazzano la Grecia al penultimo posto dell'ipotetica graduatoria. Pronti e via è però 2-1 proprio ai Portoghesi nella gara inaugurale della coppa. Segna anche l'interista Karagounis
- A nulla serve il primissimo gol con la nazionale portoghese di CR(1)7. Ancora non lo sospetta nessuno, ma quella prima partita di tutti gli Europei sarà anche l'ultima
- Con la Spagna arriva un 1-1 in rimonta. Pareggia Charisteas che sarà anche l'eroe della coppa. Per più di un giorno, per correggere David Bowie. Nell'ultima partita è ko contro la Russia, ma i greci avanzano ai quarti grazie a un maggior numero di reti segnate (a parità di punti e differenza reti con la Spagna, eliminata). Il destino inizia a fare il proprio corso…
- Euro 2004 è ricco di nazionali fortissime: l'Italia che due anni dopo vincerà il Mondiale, l'Inghilterra di Beckham e Rooney, di Lampard e Gerrard. E ovviamente anche la Francia, campione in carica. Quella di Zidane e Henry, Trezeguet e Thuram, Makélélé e Pires. Ma nei quarti vince la Grecia, 1-0. Manco a dirlo, segna Charisteas
- Un'altra grande formazione: la Repubblica Ceca. Milan Baros il mattatore (e che degli Europei sarà il capocannoniere), Nedved e Rosicky. Ma il destino sembra sempre più schierato: nella primavera del 2003 viene introdotta una nuova regola per i supplementari: addio Golden gol (il primo che segna vince), ecco il Silver gol (in caso di gol nel primo tempo supplementare basta attendere la fine di questo per vincere)
- Ananke, che nella religione greca antica era la dea del destino, sorride ancora agli uomini di Rehhagel: il romanista Dellas segna proprio all'ultimo minuto del primo tempo supplementare. Partita finita, è finale. Ed è l'unico silver gol (salvo un preliminare di Champions Ajax-Grazer del 2003) a decidere una partita. La regola verrà abbandonata subito dopo Euro 2004 dopo appena un anno di vita
- Alfa e omega, dicevano proprio i greci, culla della civiltà. Come alfa era stata Portogallo-Grecia, partita inaugurale di quegli Europei, Portogallo-Grecia è anche omega. La finalissima
- La Grecia cambia maglia, dal blu al bianco. Non cambia la sostanza. 16 tiri a 4 in favore dei portoghesi recitano le statistiche, solo uno in porta per la Grecia. Ma basta quello. Ancora Charisteas
- È un'altra Euro-impresa. Per gli "italiani" Vryzas (Fiorentina ed ex Perugia), Dellas (Roma) Karagounis (Inter), per il capitano Zagorakis (poi acquisto del Bologna quell'estate). Il portiere brizzolato Nikpolidis è tra gli eroi. Rehhagel aveva chiamato "guerrieri" i suoi giocatori greci. Vincono loro. Eroi di un poema epico
- Estate 1992: la Danimarca vinse gli Europei che non avrebbe nemmeno dovuto giocare. Uomo al comando in panchina era Richard Møller Nielsen, ex assistente del grande Sepp Piontek che allenò la Danish Dinamite ("la dinamite danese") rivelazione assoluta del Mondiale 1986. Accolto nello scetticismo generale. A un passo dall'esonero prima della gloria. La sua storia è stata raccontata nel film danese "Estate '92" diretto da Kasper Barfoed
- Brian (a sinistra) e Michael (a destra). Stelle della Danimarca. Michael lo era stato di quel Mondiale "dinamite" del 1986. Con lui gli "italiani" Elkjaer (dello scudetto del Verona di Bagnoli) e Berggreen (la famosa foto della maglia del Pisa strappata). Molti di loro avevano chiuso col calcio giocato, mentre la frattura dei Laudrup col nuovo Ct Møller Nielsen fu totale: entrambi abbandonarono la squadra nel corso delle qualificazioni per dissapori tattici. E infatti quella Danimarca non staccò il pass per gli Europei
- Alla fine fu secondo posto nel girone, alle spalle della Jugoslavia: niente Europei per la Danimarca. Fu solo a dieci giorni dall'inizio degli Europei che una risoluzione ONU relativa ai conflitti in corso nei Paesi balcanici escluse proprio la Jugoslavia e ripescò la Danimarca. E strappo ricucito: tra i convocati c'era anche il nome di Brian Laudrup (ma non di Michael)
- La Danimarca c'è. Møller Nielsen lo sa dieci giorni prima dell'inizio della prima partita. Chiama i suoi, già in vacanza. Quella danese è una nazionale bellissima: una maglia iconica e… sono tutti abbronzati. Nel girone ci sono Inghilterra, i padroni di casa della Svezia e la Francia. Possibilità pochissime. Tra i pali c'è Peter Schmeichel, da un anno al Man United di Ferguson. Brian Laudrup titolare. È pari contro gli inglesi alla prima. E alla seconda ko 1-0 con la Svezia (segna l'ex Parma Tomas Brolin). Il film danese è già ai titoli di coda?
- A novanta minuti dalla fine dei gironi le speranze sembrano esaurite: la cenerentola che neanche avrebbe dovuto giocare gli Europei esce di scena dopo appena due partite. In realtà c'è ancora speranza, e un difficile incastro di risultati: i danesi devono battere la Francia di Papin e Cantona allenata da Platini. E la Svezia deve battere l'Inghilterra. Succede. Coi due gol decisivi sui due campi segnati entrambi negli ultimi dieci minuti
- In semifinale c'è l'Olanda campione in carica. Møller Nielsen capisce di avere tanti buoni giocatori ma non un gruppo: una gita al fast food tra ultima dei gironi e semifinale compatta l'ambiente. C'è un'aria nuova, la consapevolezza di poter sfidare (e magari battere) questi signori qui. Si leggono - tra gli altri - i nomi di Gullit, Rijkaard, Van Basten, Bergkamp e Koeman
- Brian incanta giocando una partita eccezionale e servendo due assist. Rijkaard pareggia a quattro minuti dalla fine sul 2-2 mandando il match ai rigori. Danesi perfetti. Ancora di più Peter Schmeichel che para (sarà l'unico errore, e sarà decisivo) nientemeno che su Marco Van Basten
- All'ultimo atto ci sono loro, i detentori del Mondiale appena vinto in Italia. È Germania-Danimarca
- Quella Danimarca non è più la "Danish Dinamite" del passato, ma nemmeno quella che mancò la qualificazione. Jensen segna subito, Schmeichel sforna parate memorabili. I danesi sono increduli, ma nemmeno troppo
- Finisce addirittura 2-0. Il raddoppio porta la firma di Kim Vilfort, altra storia nella storia: prima e dopo le partite tornava in patria per assistere la figlia Line malata di leucemia, e che morì sei settimane dopo la fine degli Europei
- A dirlo fu proprio Vilfort. Tra gli eroi di quella coppa così clamorosa. Danimarca campione degli Europei che nemmeno avrebbe dovuto giocare