Europei 2008, inizia l’epopea della grande Spagna

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Domenico Motisi

Si gioca in Austria e Svizzera, gli azzurri sono i campioni del mondo in carica e con Roberto Donadoni al posto di Marcello Lippi. Un’edizione che verrà ricordata come il torneo che apre il dominio spagnolo in Europa e nel mondo. A trionfare è infatti la Roja di Luis Aragones che getta le basi di una squadra praticamente invincibile fino al Mondiale in Brasile del 2016

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Una coppa nuova, più grande, le due finaliste del Mondiale tedesco – Italia e Francia – nello stesso girone, il futuro Pallone d’oro in un Portogallo che promette spettacolo e la solita perfetta organizzazione di Austria e Svizzera. Si presenta così l’Europeo del 2008, quello in cui gli azzurri arrivano da campioni del mondo. Un torneo iniziato il 7 giugno con l’incontro inaugurale tra i padroni di casa della Svizzera e la Repubblica Ceca, e concluso con la finale di Vienna tra Spagna e Germania con la vittoria degli iberici al loro secondo successo nella storia in questa competizione. Sarà l’inizio di una vera e propria epopea, quella spagnola, che si concluderà soltanto sei anni più tardi durante il Mondiale brasiliano del 2014.

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Siamo campioni del mondo in carica, ma senza il Ct che ci ha portati al trionfo di Berlino, senza capitan Cannavaro, infortunato, e senza Totti che ha detto addio alla Nazionale dopo fortunata spedizione in Germania. Il gruppo azzurro, allenato dal Ct Donadoni e con Del Piero capitano, arriva comunque in Svizzera con diversi big già presenti al Mondiale a cui si aggiungono nomi nuovi come Chiellini, Gamberini, Panucci, Aquilani, Ambrosini, Di Natale, Borriello e Cassano. Il sorteggio del girone non poteva essere peggiore: l’Italia pesca la Francia, finalista al Mondiale, l’Olanda di Ruud Van Nistelrooy, allenata da Marco Van Basten, e la Romania guidata da Adrian Mutu. L’esordio arriva il 9 giugno contro gli Orange ed è una disfatta: le reti di Van Nistelrooy, Sneijder e Van Bronckhorst annientano gli azzurri nel 3-0 finale. Segue il pareggio per 1-1 contro la Romania (Panucci risponde a Mutu) che mette Donadoni con le spalle al muro: deve vincere contro la Francia nel remake della finale di Berlino per andare ai quarti. Vittoria che arriva grazie al rigore di Pirlo e al tiro dalla distanza di De Rossi. L’Italia si qualifica con quattro punti alle spalle dell’Olanda a punteggio pieno. 

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...e ai quarti c'è la Spagna

I quarti di finale vedono gli azzurri accoppiati alla Spagna, che a sua volta aveva vinto il girone con tre successi in altrettanti incontri. Donadoni schiera Panucci e Chiellini al centro della difesa e deve rinunciare a Pirlo (squalificato) e Gattuso (non al meglio) a centrocampo, giocano De Rossi, Aquilani, Ambrosini e Perrotta con Toni e Cassano davanti. La partita è equilibrata, Camoranesi sfiora il colpaccio nella ripresa ma Casillas para. Finisce 0-0 anche ai supplementari ma questa volta i rigori sono amari: sbagliano De Rossi e Di Natale per gli azzurri, soltanto Fabregas tra gli spagnoli che vincono 4-2 e volano in semifinale. Sarà l’ultima partita di Donadoni come Ct dell’Italia prima del ritorno di Marcello Lippi. Con il senno di poi, la sua Italia sarà anche la squadra che più di tutte ha messo in difficoltà una squadra destinata a dominare per i prossimi sei anni. 

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ANSA/ROLAND SCHLAGER

Via Raul, inizia il ciclo della Roja con Villa e Torres

Non è ancora quella di stampo catalano plasmata da Del Bosque sul blocco Barcellona e campione del mondo nel 2010, poi (ancora) campione d’Europa nel 2012, ma la Spagna di Luis Aragones che arriva all’Europeo del 2008 è già una squadra straordinaria. Smaltita la delusione con l’eliminazione agli ottavi contro la Francia, il Ct spagnolo decide di ripartire senza Raul e affida a David Villa e Fernando Torres le chiavi dell’attacco. Scelta azzeccatissima perché El Guaje sarà il capocannoniere del torneo con 4 gol, mentre El Niño segnerà il gol decisivo nella finale di Vienna vinta 1-0 contro la Germania. La Spagna conclude il torneo vincendo tutte le partite nei 90 minuti, tranne quella ai rigori contro l’Italia. Sono dodici i gol segnati, soltanto tre quelli subiti, nessuno dei quali nella fase a eliminazione diretta. Per le furie rosse si tratta del secondo titolo europeo della storia dopo quello del 1964, ma l’eredità più importante che lascerà Aragones sarà proprio la base di una squadra imbattibile capace prima di salire sul tetto del mondo appena due anni dopo con il celeberrimo Iniestazo all’Olanda nella finale di Johannesburg, poi di confermarsi campione d’Europa nel 4-0 all’Italia di Prandelli a Kiev. 

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