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Liga, Real Madrid sul tetto del mondo e poi giù: succede solo alle merengues

Liga

Vanni Spinella

Salire sul tetto del mondo e poi crollare: una prerogativa del Real Madrid, un copione già visto dopo le precedenti due vittorie. Al contrario di Barcellona, Manchester United o Bayern Monaco, che tornarono a casa più forti di prima

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Il sospetto è che sia tutta una questione di testa. Al massimo di pancia. Ed è anche comprensibile: una volta che raggiungi il tetto del mondo, cosa puoi chiedere di più? Che la fame del Real Madrid si sia placata dopo la conquista del Mondiale per Club è un dato di fatto certificato dai numeri. Ma andando oltre i risultati deludenti dell’ultimo mese, sembrerebbe quasi una prerogativa delle merengues, quella di crollare dopo aver messo in bacheca la vecchia Intercontinentale. Barcellona, Manchester United, Bayern Monaco, giusto per fare alcuni esempi, tornarono dalle loro esperienze “Mondiali” con una rinnovata convinzione, che a tratti si trasformava in pura spietatezza sportiva. Il Real no: si è ammorbidito, afflosciato.  

Ecco il Real Madrid, solo un mese fa...

Il Real ci ricasca

I numeri, in breve, prima di tutto: dopo la vittoria dello scorso 16 dicembre ad Abu Dhabi, i blancos sono sprofondati in una crisi nera culminata nella sconfitta in casa contro il Villarreal. Due ko (l’altro è lo 0-3 nel Clasico) e un pari col brivido con il Celta Vigo, ovvero un punto sui 9 disponibili in campionato; l’unica vittoria è quella con il Numancia (attualmente quinto in Segunda Division) nell’andata dei sedicesimi di Coppa del Re (al ritorno, al Bernabeu, è finita 2-2).

Un fisiologico calo di tensione dopo aver raggiunto il picco massimo? Può essere. Di sicuro un anno fa si era assistito a qualcosa di simile, con la vittoria al Mondiale per Club datata 18 dicembre 2016 e una “crisetta” di metà gennaio aperta da Stevan Jovetic, neo-acquisto del Siviglia. Il 12 gennaio l’ex-interista debutta nella sua nuova squadra contro il Real Madrid, in Coppa del Re: entra nella ripresa e dopo neanche 10’ segna. Finirà 3-3, con la squadra di Zidane che si salva solo al 93°. Quattro giorni dopo si replica, stavolta in campionato, e Jovetic la decide nel recupero con il gol del 2-1. Il grande Real Madrid campione del mondo in carica perde sicurezza e cade anche in casa contro il Celta Vigo, uscendo dalla Coppa. Ancora peggio andò dopo la vittoria del 2014: Real sul tetto del mondo il 20 dicembre, rientro in Liga traumatico con il ko a Valencia del 4 gennaio (2-1) e, tre giorni dopo, il derby di Coppa del Re contro l’Atletico perso 2-0. Insomma, la “fame galactica”, storicamente, si placa dopo il Mondiale per Club.

Un CR7 fresco di Mondiale ma scocciato: sembra ieri, e invece è il gennaio di tre anni fa

Il Barça, invece...

La cosa fa ancora più impressione se si pensa a come andarono le altre, dopo aver vinto il trofeo, al loro rientro nei rispettivi campionati. Il 20 dicembre 2015 il Barcellona di Luis Enrique è campione del mondo: il 30 torna in Spagna e lo dimostra strapazzando il Betis 4-0. Un po’ di respiro in un tiratissimo 0-0 nel derby con l’Espanyol (2 gennaio) e poi di nuovo apnea con una striscia di 10 vittorie consecutive segnando 34 gol (in media più di 3 a partita) e incassandone solo 5. Il primo ko arriverà solo ad aprile, 23 partite dopo il Mondiale per Club, proprio contro il Real Madrid.

Idem nel 2011, con la vetta del mondo raggiunta il 18 dicembre e la festa prolungata facendo la festa al povero L’Hospitalet, 4 giorni dopo, con uno storico 9-0 in Coppa del Re. Anche lì, la serie che fece seguito al Mondiale è impressionante: nelle successive 28 partite, una sola sconfitta.

Suarez esulta così per l’autogol di Westermann, in Barça-Betis. Un cannibale resta affamato anche dopo aver vinto un Mondiale per Club

Le altre big insegnano

Altri esempi virtuosi di come gestire un post-Mondiale? Il Bayern Monaco di Guardiola: vittoria nel dicembre 2013 e successiva serie di 10 vittorie filate tra campionato e coppe con 37 gol fatti e 3 subiti; o il Manchester United di Ferguson, che dopo il trionfo in Giappone nel dicembre 2008 vinse 11 gare di Premier di fila, le prime 9 senza prendere nemmeno un gol. Persino l’Inter, che dopo il Mondiale per Club vinto nel 2010 si separò da Benitez, gestì bene un momento così delicato della stagione: con Leonardo in panchina, 6 vittorie sulle 7 gare di campionato immediatamente successive e due turni di Coppa Italia superati.

Malino, invece, il Milan, che dopo il trionfo del 16 dicembre 2007 rientrò in Italia e nel giro di pochi giorni finì l'anno uscendo dalla Coppa Italia con il Catania e perdendo il derby (con uno sportivo pasillo de honor concesso dai giocatori dell'Inter, all'ingresso in campo), ma seppe risollevarsi nel mese di gennaio. Infine, unica europea a non vincere il Mondiale per Club nelle ultime 11 edizioni, il 16 dicembre 2012 il Chelsea cade contro il Corinthians. Inizio della fine? Non si direbbe, dal modo in cui si ripresentò in Patria: 5-1 al Leeds 3 giorni dopo la scottatura, 8-0 all’Aston Villa nella gara seguente, il 23 dicembre.

Solo una settimana prima, il Chelsea era scivolato a un passo dal tetto del mondo…