L'ex autista che oggi guida il sogno europeo dell'Espanyol: la storia di Manolo Gonzalez

Prossima fermata… Europa. È ancora presto, ma i tifosi dell’Espanyol sono tornati a sognare quell’Europa che manca ormai da cinque stagioni. Dopo 16 giornate di campionato la squadra meno famosa di Barcellona occupa il quinto posto in classifica ed è appena a 4 lunghezze dall’Atletico Madrid, che al momento è quarto. I punti di vantaggio sulla sesta, il Betis, sono invece 5: ecco perché il sogno Europa sembra possa davvero diventare realtà. E il merito di tutto questo è di Manolo Gonzalez, allenatore dell’Espanyol dal 2024 e che fino a pochi anni fa allenava in serie minori e guidava gli autobus della Tusa, azienda di trasporti dell’area di Barcellona, per arrivare a fine mese. La storia di un eroe rimasto umile Gonzalez nasce a Folgoso do Courel, un minuscolo paese della Galizia, ma quando ha 3 anni si trasferisce con la famiglia a Barcellona, dove cresce. La madre gestisce un ristorante, mentre lui passa le giornate con il pallone tra i piedi e sognando una carriera da grande calciatore. Ha talento e qualità ma un limite caratteriale importante: perde spesso la pazienza, il suo carattere è esplosivo e, insieme ai gol e ai dribbling, colleziona anche cartellini rossi. Proprio a causa del suo temperamento viene soprannominato ‘Stoichkov’, ma a differenza del talento bulgaro Gonzalez non riuscirà ad arrivare nel grande calcio. Manolo lo capisce e così, quasi per caso, a 16 anni inizia già ad allenare. Ancora non pensa a una carriera da allenatore, ma quello che fa inizia a piacergli sempre di più. Un suo allenatore, Antonio Sanchez, gli cambia la prospettiva: inizia a leggere il gioco, a capire i movimenti e il perché di determinate scelte e richieste. E così, a 21 anni, smette di giocare e resta nel calcio solo come tecnico. La sua carriera da allenatore parte però da lontano. O meglio, dal basso. Inizia nelle categorie inferiori e allena piccole società come Martinenc, Sant Gabriel e Badalona. Gli stipendi non sono particolarmente elevati e quindi deve fare anche un altro lavoro: l’autista di autobus sulla linea interurbana tra Barcellona e Badalona. Le sue giornate sono infinite: sveglia all’alba, guida fino al tardo pomeriggio e allenamenti la sera. La notte dorme pochissimo perché è l’unico momento per studiare e prendere i vari patentini da allenatore. Sacrifici costanti per inseguire un sogno sfuggitogli da ragazzo: arrivare nel calcio che conta. Nel 2018 fa una scelta importante. Arrivato in Tercera e poi in Segunda B , decide di fare ‘all in’ sul calcio e chiede un’aspettativa alla Tusa, l’azienda di trasporti per cui lavora, per dedicarsi completamente al calcio. E da quel momento la sua carriera prende una svolta importante. Nel 2020 elimina il Getafe dalla Copa del Rey con il Badalona. La stagione successiva porta la Peña Deportiva, squadra di quarta serie, ai playoff, risultato che replica anche l’anno dopo. E dopo tanta gavetta, nel 2023 arriva una prima grande occasione: l’Espanyol lo chiama per guidare la seconda squadra. Gonzalez resta in quarta serie, ma arriva in un grande club e pur di andarci rifiuta anche offerte più ricche. Un rischio ‘calcolato’ che in poco tempo premia Manolo. Nell’inverno del 2024 la prima squadra dell’Espanyol, che quell’anno gioca in Segunda Division, è in crisi di risultati e rischia la retrocessione in terza divisione. Vengono esonerati due allenatori e al momento di scegliere il terzo tecnico della stagione la dirigenza punta proprio su Gonzalez, che sta facendo benissimo con la seconda squadra. Tra lo scetticismo di stampa e tifosi, Manolo arriva in prima squadra a 12 partite dalla fine del campionato e dal suo arrivo l’Espanyol non perde più. Si qualifica ai playoff e poi conquista, al primo tentativo, la promozione in Liga. Arrivato come semplice traghettatore per evitare la retrocessione, la dirigenza lo conferma anche per l’anno successivo nel massimo campionato spagnolo. Il sogno di Manolo Gonzalez diventa realtà: vivrà la Liga in prima persona. Chiude il primo anno al 14esimo posto con 42 punti, dimostrando di avere le capacità per poter restare in Liga. E in questa seconda stagione sta facendo ancora di più. Il suo Espanyol è, fin qui, la vera sorpresa di questo campionato e ora il ritorno in Europa non è più un miraggio. Per i tifosi dell’Espanyol è ormai un idolo, la stampa spagnola lo celebra, i giocatori lo seguono come fosse un condottiero, ma in tutto questo Manolo Gonzalez non si è montato la testa. È rimasto un uomo semplice, vive nella stessa casa in cui abitava quando faceva l’autista e non ama stare sotto i riflettori. In una recente intervista al Guardian si è definito “un uomo normale” e ha aggiunto “un giorno sei John Travolta, il giorno dopo sei Manolo González”. Come a dire: nel calcio tutto cambia in fretta, ecco perché rimango me stesso. Da allenatore cerca di essere un secondo padre per i suoi giocatori. Li segue e sta loro vicino, dando consigli e guidandoli nei momenti difficili. Lavora molto sulla testa dei calciatori, consapevole che è stato il suo limite in giovane età: “Se avessi avuto una testa diversa, mi sarei preso più cura di me stesso”. È felice di quello che sta facendo all’Espanyol ma ammette con onestà che, se avesse potuto scegliere, avrebbe preferito diventare un calciatore importante e non un allenatore. Quel treno se l’è lasciato sfuggire e, se è vero che certi treni passano una sola volta, l’autobus per diventare allenatore non lo ha lasciato scappare. Lo ha inseguito, ci è salito e ora non vuole più scendere. Anche perché, se continua così, la prossima fermata sembra davvero poter essere l’Europa.

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Emiliano Tomasini