Da Africa a Zakumi: ecco il vocabolario di Sudafrica 2010
MondialiIl primo Mondiale del continente nero dalla A alla Z. Grandi star: Paul il polpo veggente, Larissa la tifosa paraguayana assente ma immanente. Poi Maradona, Domenech e l'Equipe. E le fastidiosissime vuvuzelas. GUARDA LE 50 FOTO PIU' BELLE DEI MONDIALI
L'ALBUM DEI MONDIALI
LE FOTO: LA FESTA A MADRID
LE 50 FOTO PIU' BELLE DEL MONDIALE
di Lorenzo Longhi
A come AFRICA - Il primo Mondiale del continente nero non ha visto come protagoniste le squadre di casa: eccezion fatta per il Ghana (che ha raggiunto i quarti, fermandosi lì come fecero Senegal nel 2002 e Camerun nel 1990), le altre hanno tutte deluso. Di nuovo: sarà per un’altra volta.
B come BAGHANA BAGHANA - Eliminati i Bafana Bafana già nella fase a gironi, dagli ottavi, gli africani hanno adottato il Ghana, ribattezzandolo con un gioco di parole.
C come CAPELLO - Quali che siano i motivi del flop, la sua Inghilterra si è rivelata un bluff. Il Sun l’ha presa bene: “Fabio, time to go”.
D come DOMENECH - Basta la parola, non c’è bisogno di infierire ulteriormente.
E come ESPINOSA - Trattasi di Mauricio Espinosa, il guardalinee uruguayano che non ha visto il gol fantasma (beh, insomma…) di Lampard nell’ottavo fra Germania e Inghilterra, vendicando i tedeschi 44 anni dopo il gol fantasma (questo sì) di Hurst nel 1966.
F come FINALE - Quella, inedita, fra Spagna e Olanda: sono serviti i tempi supplementari per regalare alle Furie Rosse il loro primo trionfo Mundial. E per l’Olanda, terza sconfitta su tre finali: un vero e proprio incubo.
G come GERMANIA - Per anagrafe, qualità e organizzazione, è stata la più bella sorpresa dei Mondiali sudafricani. Si è arresa in semifinale, è comunque salita sul podio, ma questa generazione di talenti ha davanti diversi anni per vincere, anche grazie a Loew.
H come HUN - Hun sta per Kim-Jong Hun, il ct della Corea del Nord, altra nazionale che ne ha combinate di tutti i colori: la più divertente dei Mondiali.
I come ITALIA - Azzurri eliminati, ultimi nella fase a gironi; Capello asfaltato dalla Germania agli ottavi; l’arbitro Rosetti e la sua terna cacciati dopo un colossale errore in Messico-Argentina. Poi l’invasore di campo (italiano) in Germania-Spagna. L’album delle figuracce nostrane è completo.
L come LARISSA - Ovvero Larissa Riquelme, vincitrice morale di questi Mondiali. E senza nemmeno essere mai stata in Sudafrica.
M come MARADONA - Né trionfo, né fallimento. Ed è piuttosto strano, per uno così. Che gli dei del calcio lo preservino.
N come NELSON MANDELA - Figura immanente di questi Mondiali: lo hanno voluto incontrare un po’ tutti, com’era logico che fosse per un’icona del Novecento.
O come OZIL - Probabilmente il miglior talento esploso agli occhi del grande pubblico nella rassegna sudafricana. Nonostante quella faccia un po’ così, quell’espressione un po’ così.
P come PAUL - L’infallibile polpo crucco scampato al fritto di paranza nonostante abbia azzeccato anche l’eliminazione della Germania. Stoico.
Q come QUARTI DI FINALE - C’erano anche Paraguay, Ghana e Uruguay, sono state eliminate le potenze Brasile e Argentina: un Mondiale democratico.
R come ROONEY - Rooney, ma anche Ronaldo, Ribery, Messi e Kakà. Stelle che non hanno brillato, anzi si sono offuscate nel momento meno adatto. A loro, si potrebbe aggiungere Fernando Torres campione del mondo sì, ma senza sorriso.
S come SNEIJDER - Al di là dell'esito finale, è stato il suo Mondiale, così come è stata la sua stagione. Non male, per uno scarto del Real che nemmeno era la prima scelta dell’Inter (che voleva Hleb).
T come TITOLI - Non quelli di Mourinho, ma quello dell’Equipe del 19 giugno: ovvero come interpretare con le parole di altri il pensiero di tutti.
U come URUGUAY - Per tradizione, la Celeste gioca un Mondiale memorabile ogni vent’anni: vittoriosa nel ’30 e nel ’50, semifinalista nel ’70, eliminata dai padroni di casa dell’Italia nel ’90, agli ottavi. Appuntamento nel 2030.
V come VUVUZELAS - Cos’altro dire delle trombette africane che già non sia stato detto della peste?
Z come ZAKUMI - Il leopardo verdecrinito mascotte di Sudafrica 2010, pronto ora a passare il testimone al suo successore: appuntamento per Brasile 2014. Un altro continente, un'altra mascotte, un nuovo Mondiale. Senza vuvuzelas.
LE FOTO: LA FESTA A MADRID
LE 50 FOTO PIU' BELLE DEL MONDIALE
di Lorenzo Longhi
A come AFRICA - Il primo Mondiale del continente nero non ha visto come protagoniste le squadre di casa: eccezion fatta per il Ghana (che ha raggiunto i quarti, fermandosi lì come fecero Senegal nel 2002 e Camerun nel 1990), le altre hanno tutte deluso. Di nuovo: sarà per un’altra volta.
B come BAGHANA BAGHANA - Eliminati i Bafana Bafana già nella fase a gironi, dagli ottavi, gli africani hanno adottato il Ghana, ribattezzandolo con un gioco di parole.
C come CAPELLO - Quali che siano i motivi del flop, la sua Inghilterra si è rivelata un bluff. Il Sun l’ha presa bene: “Fabio, time to go”.
D come DOMENECH - Basta la parola, non c’è bisogno di infierire ulteriormente.
E come ESPINOSA - Trattasi di Mauricio Espinosa, il guardalinee uruguayano che non ha visto il gol fantasma (beh, insomma…) di Lampard nell’ottavo fra Germania e Inghilterra, vendicando i tedeschi 44 anni dopo il gol fantasma (questo sì) di Hurst nel 1966.
F come FINALE - Quella, inedita, fra Spagna e Olanda: sono serviti i tempi supplementari per regalare alle Furie Rosse il loro primo trionfo Mundial. E per l’Olanda, terza sconfitta su tre finali: un vero e proprio incubo.
G come GERMANIA - Per anagrafe, qualità e organizzazione, è stata la più bella sorpresa dei Mondiali sudafricani. Si è arresa in semifinale, è comunque salita sul podio, ma questa generazione di talenti ha davanti diversi anni per vincere, anche grazie a Loew.
H come HUN - Hun sta per Kim-Jong Hun, il ct della Corea del Nord, altra nazionale che ne ha combinate di tutti i colori: la più divertente dei Mondiali.
I come ITALIA - Azzurri eliminati, ultimi nella fase a gironi; Capello asfaltato dalla Germania agli ottavi; l’arbitro Rosetti e la sua terna cacciati dopo un colossale errore in Messico-Argentina. Poi l’invasore di campo (italiano) in Germania-Spagna. L’album delle figuracce nostrane è completo.
L come LARISSA - Ovvero Larissa Riquelme, vincitrice morale di questi Mondiali. E senza nemmeno essere mai stata in Sudafrica.
M come MARADONA - Né trionfo, né fallimento. Ed è piuttosto strano, per uno così. Che gli dei del calcio lo preservino.
N come NELSON MANDELA - Figura immanente di questi Mondiali: lo hanno voluto incontrare un po’ tutti, com’era logico che fosse per un’icona del Novecento.
O come OZIL - Probabilmente il miglior talento esploso agli occhi del grande pubblico nella rassegna sudafricana. Nonostante quella faccia un po’ così, quell’espressione un po’ così.
P come PAUL - L’infallibile polpo crucco scampato al fritto di paranza nonostante abbia azzeccato anche l’eliminazione della Germania. Stoico.
Q come QUARTI DI FINALE - C’erano anche Paraguay, Ghana e Uruguay, sono state eliminate le potenze Brasile e Argentina: un Mondiale democratico.
R come ROONEY - Rooney, ma anche Ronaldo, Ribery, Messi e Kakà. Stelle che non hanno brillato, anzi si sono offuscate nel momento meno adatto. A loro, si potrebbe aggiungere Fernando Torres campione del mondo sì, ma senza sorriso.
S come SNEIJDER - Al di là dell'esito finale, è stato il suo Mondiale, così come è stata la sua stagione. Non male, per uno scarto del Real che nemmeno era la prima scelta dell’Inter (che voleva Hleb).
T come TITOLI - Non quelli di Mourinho, ma quello dell’Equipe del 19 giugno: ovvero come interpretare con le parole di altri il pensiero di tutti.
U come URUGUAY - Per tradizione, la Celeste gioca un Mondiale memorabile ogni vent’anni: vittoriosa nel ’30 e nel ’50, semifinalista nel ’70, eliminata dai padroni di casa dell’Italia nel ’90, agli ottavi. Appuntamento nel 2030.
V come VUVUZELAS - Cos’altro dire delle trombette africane che già non sia stato detto della peste?
Z come ZAKUMI - Il leopardo verdecrinito mascotte di Sudafrica 2010, pronto ora a passare il testimone al suo successore: appuntamento per Brasile 2014. Un altro continente, un'altra mascotte, un nuovo Mondiale. Senza vuvuzelas.