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Svezia-Italia, ecco a cosa dobbiamo stare attenti stasera

Mondiali

Federico Aquè (in collaborazione con "l'Ultimo Uomo")

L'Italia di Ventura non dovrà temere solo la fisicità degli svedesi: la squadra di Jan Andersson dispone di più di una freccia al proprio arco e sarà bene non sottovalurla. Andrea Pirlo in diretta nel pre-partita di Svezia-Italia dalle 19.30 su Sky Sport 24

VENTURA: "QUESTE PARTITE MI ECCITANO"

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«Una squadra estremamente organizzata, che sa esattamente cosa fare e come farlo». La sintesi trovata dal CT Gian Piero Ventura mette a fuoco le criticità che è lecito aspettarsi dalle partite contro la Svezia, l’avversario che separa l’Italia dai Mondiali dell’anno prossimo. Non è comune che quelle parole vengano utilizzate per descrivere una Nazionale, ma la Svezia ha un’identità tattica forte e un undici titolare riconoscibile, caratteristiche solitamente associate alle squadre di club. Riprendendo il concetto di Ventura, Gianluigi Buffon ha detto di temere «la loro metodicità. Fanno sempre le stesse cose, ma le fanno bene».

È passato circa un anno e mezzo dallo scontro diretto nel girone degli Europei, vinto 1-0 dall’Italia con un gol nel finale di Éder. La Svezia ha perso Zlatan Ibrahimovic, ma non si è davvero rinnovata: a riempire il vuoto ci hanno pensato Ola Toivonen e Marcus Berg, attaccanti esperti (hanno entrambi 31 anni) che hanno approfittato dell’addio di Ibra per allargare la loro influenza nel gioco della Svezia. Berg è stato il capocannoniere del suo girone di qualificazione con 8 gol (meglio di Griezmann, Robben e Giroud), Toivonen si è invece preoccupato di fare da tramite verso la trequarti avversaria, soprattutto come riferimento dei lanci dalla difesa (è alto un metro e novanta).

Dalla fine degli Europei dell’anno scorso in panchina siede Jan Andersson, allenatore per cinque anni dell’IFK Norrköping, club con un passato glorioso (ci hanno giocato anche Nordahl e Liedholm) ma fortemente ridimensionato dalla metà degli anni Sessanta in poi, portato a sorpresa alla vittoria del campionato svedese nel 2015. Andersson ha reso ancora più diretto il gioco della Svezia, le azioni manovrate si sono fatte più rare e i lanci lunghi dalla difesa all’attacco, avendo come principale riferimento Toivonen appunto, sono lo strumento più utilizzato per guadagnare metri in fase di possesso.

Il nuovo CT ha mantenuto il 4-4-2 ereditato da Erik Hamrén, interpretandolo in maniera ancora più semplice e funzionale a esaltare i pochi punti di forza della squadra. La strategia ha pagato: la Svezia si è giocata la qualificazione diretta con la Francia, è arrivata seconda eliminando l’Olanda, e ha chiuso col miglior attacco del girone, 26 gol in 10 partite, senza segnare soltanto nell’ultima gara contro gli olandesi, ininfluente o quasi per la classifica (avrebbe dovuto perdere infatti con sette gol di scarto).

Gli svedesi sanno insomma come tirare fuori il massimo dalle poche idee che portano in campo e non è difficile, quindi, prevedere su quali aspetti punteranno per ribaltare i pronostici contro l’Italia.

1. La fisicità

Nelle ultime due formazioni, identiche, schierate da Andersson contro Lussemburgo e Olanda solo due giocatori non superavano il metro e ottanta: Sebastian Larsson ed Emil Forsberg, che concentrano tutta o quasi la creatività a disposizione del CT svedese. Larsson, ormai 32enne, gioca nell’Hull City in Championship, ha trascorso praticamente tutta la carriera in Inghilterra ed è riconosciuto come uno specialista dei calci piazzati. Forsberg sarebbe la stella della sua Nazionale, ma viene penalizzato dallo stile diretto e poco manovrato imposto da Andersson. Gioca da esterno sinistro, ma in fase di possesso entra sempre dentro il campo provando a raccordare i reparti le poche volte in cui la Svezia tiene il pallone a terra. L’obiettivo in realtà è di avvicinarlo agli attaccanti, i veri riferimenti di chi imposta l’azione, e dargli così il modo di raccogliere le loro sponde.

Lo schieramento della Svezia in fase di possesso

Forsberg entra dentro il campo, il terzino dal suo lato, Augustinsson si alza, l’esterno opposto, Claesson, resta più largo, i due attaccanti sono vicini. Il tipico schieramento della Svezia in fase di possesso.

Anche se alzare la palla verso i propri attaccanti è la strategia più semplice per guadagnare metri, non c’è nulla di improvvisato nella manovra svedese. La fase di consolidamento del possesso che coinvolge i difensori e i due centrocampisti centrali serve per dare il tempo ai compagni di raggiungere le loro posizioni offensive e aprire la visuale migliore per il lancio, che spesso viaggia in diagonale partendo da destra con Lustig, squalificato nella gara d’andata e sostituito probabilmente da Krafth, il terzino del Bologna.

La Svezia si allunga fin dalle prime fasi dell’azione e porta molti giocatori sulla trequarti contando sulla superiorità fisica di Toivonen (soprattutto) e Berg per vincere i duelli ed entrare in area di rigore. Non stupisce che il cross sia la rifinitura più ricercata (l’addensamento in zone avanzate facilita l’occupazione dell’area di rigore) e che i calci piazzati vengano preparati con molta cura. Le alternative per costruire un’occasione, d’altronde, non sono molte.

Anche la fase di non possesso è calibrata sulla fisicità dei difensori. Gli svedesi difendono sulle tre linee del 4-4-2 proteggendo il centro e indirizzando la manovra avversaria sulle fasce, forti del dominio aereo di Lustig, Lindelöf e Granqvist, tutti attorno al metro e novanta o oltre. Non hanno paura, insomma, di abbassarsi e portare gli avversari in area di rigore, perché è quasi impossibile pareggiare la loro fisicità. L’assenza di Lustig nella gara d’andata regala comunque un piccolo vantaggio agli azzurri, non solo per il suo ruolo a inizio azione, ma anche per i centimetri che la Svezia perde in tutte e due le aree.

2. Il sinistro di Augustinsson

L’ingresso in squadra di Ludwig Augustinsson è il più tangibile segnale di rinnovamento portato da Andersson. Il terzino sinistro del Werder Brema ha tolto il posto al più esperto Martin Olsson ed è con Lindelöf il più giovane dell’undici titolare (sono entrambi classe ’94). Augustinsson ha vinto l’Europeo Under-21 del 2015, segnalandosi con una grande prestazione in finale contro il Portogallo, e prima di trasferirsi questa estate al Werder Brema ha passato tre stagioni in Danimarca al Copenaghen vincendo per due volte il campionato e mettendo in mostra le sue qualità anche in Champions League.

È un terzino tecnico e offensivo, che alzandosi velocemente a dare ampiezza in zone avanzate è la chiave che permette alla Svezia di consolidare il possesso a sinistra e sviluppare qualche combinazione palla a terra. Ha un mancino particolarmente sensibile, che viene utilizzato non solo per rifornire gli attaccanti con cross taglienti e precisi, ma anche per battere i calci piazzati. Non è raro che sia il riferimento dei lanci in diagonale dalla difesa con lo scopo di isolarlo col terzino avversario e metterlo nelle condizioni di arrivare sul fondo.

Lustig cambia gioco su Augustinsson

L’accentramento di Forsberg attrae la linea difensiva e regala spazi invitanti ad Augustinsson.

La difesa a 5 con cui dovrebbe schierarsi l’Italia permette di coprire bene l’ampiezza del campo e di controllare Augustinsson accorciando velocemente su di lui anche quando viene cercato con un cambio di gioco. Il terzino del Werder è uno dei pochi svedesi in grado di incidere tecnicamente sulla partita, con una conduzione, un cross o una palla inattiva. Gli azzurri dovranno ridurre al minimo le occasioni in cui può mostrare la sua qualità nel calciare il pallone.

3. L’organizzazione difensiva

La comfort zone della Svezia prevede l’occupazione omogenea degli spazi in campo con lo schieramento sulle tre linee del 4-4-2 e la rinuncia al pressing nella metà campo avversaria, portato solo nelle situazioni statiche (rinvii dal fondo, punizioni o rimesse laterali). Gli svedesi solitamente concedono la prima costruzione ed è molto probabile che lasceranno la palla anche all’Italia, preferendo aspettarla e forzarne gli errori piuttosto che cercare il recupero attivo del possesso.

Il loro blocco difensivo è solido e ordinato e indirizza la manovra sulle fasce a partire dal posizionamento dei due attaccanti, in linea per coprire le verticalizzazioni ai difensori. Le scalate sulle fasce, poi, sono automatiche: ognuno marca l’uomo nella zona di competenza, togliendo soluzioni a chi porta la palla.

La fase difensiva della Svezia

Dalla partita contro l’Olanda: la palla viene giocata sul lato sinistro svedese, le scalate dei giocatori coinvolti (Forsberg, Johansson e Augustinsson) sono precise, mentre i compagni danno stabilità al blocco difensivo. Il terzino olandese è costretto a tornare indietro.

Attaccare la Svezia significa accettare di far girare con pazienza il pallone da un lato all’altro del campo cercando di aprire una crepa nel muro difensivo gialloblù, magari approfittando di un ritardo in marcatura o di un duello vinto sulla fascia. Gli svedesi non sono sempre precisi quando devono scambiarsi l’uomo da marcare, un difetto che può liberare un giocatore tra le linee e far crollare l’intera struttura. La linea difensiva, infatti, accorcia per mantenere la stabilità del blocco, ma non è sempre pronta a uscire in marcatura sui giocatori che si liberano dietro il centrocampo, preferendo schiacciarsi verso la propria porta.

L’Italia dovrà sforzarsi di fare uscire la Svezia dalla sua comfort zone, muovendola il più possibile e costringendola a correre all’indietro, anche provando ad attaccare immediatamente la profondità con i lanci dei difensori (e in particolare di Bonucci). Non sarà semplice, ma è una condizione necessaria per togliere le sicurezze che hanno portato gli svedesi fino al playoff.

4. L’assenza di pressioni

Non ci si può nascondere: la pressione è tutta dalla parte dell’Italia, che affronta questo spareggio con i favori del pronostico. Nessuno lo nega, e anzi sono stati gli stessi Tavecchio e Ventura a riferirsi alla mancata qualificazione ai Mondiali con termini come «tragedia» e «catastrofe». La strategia comunicativa è chiara e non punta certo ad allentare la tensione, tanto che il CT azzurro si è detto sicuro di andare in Russia l’anno prossimo.

La Svezia è invece nella situazione opposta, un sentimento che ha ben descritto il CT Andersson: «Abbiamo già fatto più di quanto ci si aspettasse. Non vuol dire che siamo contenti, ma che siamo già dei vincitori. Potremo giocare senza paura». Forse è il vantaggio più grande che porteranno in campo gli svedesi.