Mondiali 2018, la guida alla Russia

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Alberto Farinone

La Russia di Stanislav Cherchesov, ultima nel ranking FIFA tra le partecipanti, ha molti problemi ma anche più di un talento a cui affidare le speranze di fare bella figura nel Mondiale casalingo

LA GUIDA AL GIRONE A

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La Russia è sempre stata una Nazionale difficile da decifrare. Lo è ancora di più alla vigilia del Mondiale casalingo, un appuntamento storico per l'intero paese. Il presidente della FIFA Gianni Infantino ha assicurato che la Russia, a livello di infrastrutture, è pronta al 100% per ospitare il torneo iridato, ma non si può dire lo stesso della selezione guidata da Stanislav Cherchesov, al suo terzo Mondiale dopo i due disputati come portiere (nel 1994 e nel 2002).

I risultati ottenuti negli ultimi anni sono allarmanti, come sintetizzato in maniera impietosa dal ranking FIFA (comunque da prendere con le pinze), che vede la Russia al 70° posto, addirittura tre posizioni dietro l'Arabia Saudita, l'altra squadra qualificata al Mondiale messa peggio. Si pensava che la “Sbornaya” avesse toccato il fondo nello scioccante Europeo del 2016 (concluso con un umiliante 0-3 subito dal Galles), ma gli indizi per una nuova e ancor più dolorosa disfatta ci sono tutti.

Nei due anni di preparazione al Mondiale non si sono visti grossi progressi: poche vittorie (l'ultima, ottenuta contro la Corea del Sud, risale allo scorso 7 ottobre), le solite incertezze difensive, una rosa non sfruttata al meglio delle potenzialità e una difficoltà cronica a trovare la via del gol. Poi, come se non bastasse, nei primi mesi del 2018 la Russia ha perso per infortunio tre potenziali titolari: i difensori Dzhikiya e Vasin e soprattutto Kokorin, che era finalmente tornato a esprimersi ai suoi massimi livelli. Lo stesso Cherchesov ci ha messo del suo: l'ostinazione con la quale ha sempre rinunciato a Igor Denisov (leader incontrastato della Lokomotiv Mosca laureatasi a sorpresa campione di Russia), per via di un litigio risalente ai tempi in cui lo aveva allenato alla Dinamo Mosca, potrebbe essere pagata a caro prezzo. Così come hanno destato scalpore le esclusioni eccellenti di Dmitry Kombarov, Denis Glushakov e Oleg Shatov.

Il Mondiale sarà l'ultimo treno per giocatori come Dzagoev, Smolov e Dzyuba, ai quali è sempre mancato qualcosa per affermarsi definitivamente in campo internazionale, e rappresenterà una prestigiosa vetrina per giovani come Golovin, Zobnin e i gemelli Alexey e Anton Miranchuk. Perché, nonostante i tanti problemi, non si può dire che alla Russia manchino le armi a propria disposizione.

Tradizionalmente, dalla Russia ci si può aspettare sempre di tutto, nel bene e nel male; lo ha confermato anche durante la gestione Cherchesov, mettendo sotto per oltre un'ora la Spagna sul piano del gioco e facendo una più che discreta figura con la Francia, ma anche perdendo in casa contro la Costa Rica, o a Doha contro il Qatar.

Rispetto a Golovin, che ha la capacità di essere sempre nel vivo della partita, Alexey Miranchuk è più un fantasista da colpi estemporanei, ma in quanto a classe ed eleganza è forse ancora più bello da vedere. Lui e il gemello Anton (molto simile anche nelle movenze), freschi vincitori del campionato russo, andranno monitorati con particolare attenzione.

Cambiare tutto o non cambiare niente?

Una delle poche certezze di Cherchesov sembrava essere il modulo di partenza: il 3-5-2, cocciutamente proposto in ogni gara. Seguendo l'insegnamento di Berdyev, del quale ha imitato (senza successo) lo stile difensivo, il tecnico russo si era convinto che il 3-5-2 fosse il rimedio per curare ogni male. Ma i gravi infortuni subiti da due dei tre difensori titolari, Dzhikiya dello Spartak e Vasin del CSKA, gli hanno scombussolato i piani.

A tal punto da sconfessare, nelle amichevoli disputate prima del Mondiale, due anni di lavoro: contro l'Austria ha scelto un 4-1-4-1 scolastico (con Samedov, 34 anni a luglio, e Zhirkov, 35 ad agosto, come esterni alti) che ricordava quello di Capello; contro la Turchia, un 4-2-3-1 (con Golovin sacrificato sulla sinistra) che invece riportava alla memoria la precedente gestione Slutskiy.

In attesa di sapere cosa farà al Mondiale, Cherchesov ha dichiarato che il suo obiettivo era quello di plasmare una squadra duttile, in grado di interpretare più moduli, magari anche all'interno della stessa partita. Ha lasciato intuire che, qualora lo ritenesse necessario, la Russia potrebbe optare per il 3-5-2, rinunciando ad almeno un giocatore di talento sulla trequarti (Dzagoev o Alexey Miranchuk) per schierare un difensore (di livello modesto) in più.

Riproporre il 4-4-1-1 (o 4-2-3-1) significherebbe però ripetere gli stessi errori del passato recente, sacrificando giocatori fuori ruolo (Golovin in primis, ma anche altri centrocampisti come Zobnin, Kuzyaev o Erokhin) e facendo affidamento su esterni non più di primo pelo come Samedov e Zhirkov (con quest'ultimo che il meglio, in Nazionale, lo ha sempre dato partendo qualche metro più indietro, con più campo davanti a sé da attaccare).

La soluzione potrebbe quindi essere il 4-3-2-1, che consentirebbe alla Russia di sfruttare al meglio il suo potenziale offensivo, schierando il maggior numero di giocatori di talento presenti nella rosa. Sorvolando per un attimo sulla difesa, vero e proprio tasto dolente, la Russia potrebbe contare su un centrocampo a tre piuttosto completo, con uno tra Zobnin e Kuzyaev come incursore, Gazinskiy (al posto degli esclusi Denisov e Glushakov) posizionato davanti alla difesa e Golovin come mezzala di qualità. Davanti, Alexey Miranchuk e Dzagoev agirebbero alle spalle di Smolov, proprio come nel secondo tempo dell'amichevole con la Spagna dello scorso novembre, senza alcun dubbio la prestazione più esaltante disputata dalla Russia negli ultimi sei anni.

In ogni caso, la Russia dovrebbe ormai aver capito che un gioco di rimessa e con il freno a mano tirato non le si addice: la strada da riprendere potrebbe essere quella tracciata dagli olandesi Hiddink e Advocaat, per ripetere, dopo dieci anni esatti, l'esaltante (e illusorio) Europeo del 2008.

Una difesa inaffidabile

L'approdo del "dittatore democratico" (come si è sempre definito Cherchesov) alla guida della Nazionale dopo il disastroso Europeo in terra francese era coinciso con una novità quasi epocale nella storia recente della Russia calcistica: l'uscita di scena di Ignashevich e dei gemelli Berezutskiy. Sono stati i forfait di Dzhikiya e Vasin a spingere Cherchesov a implorare il ritorno in Nazionale dei vecchi leoni del CSKA: Vasily Berezutskiy ha declinato l'offerta, Sergey Ignashevich invece non ha saputo resistere alla tentazione.

E così, tanto per cambiare, sarà lui - già recordman di presenze con la Nazionale russa - a guidare il pacchetto arretrato dei padroni di casa, dall'alto dei suoi quasi 39 anni, che lo rendono il terzo giocatore più anziano di Russia 2018 (dopo il portiere egiziano El Hadary e il messicano Rafa Márquez).

Continua a non intravedersi neanche lontanamente un ricambio generazionale per la difesa russa, con la parziale eccezione di Dzhikiya (che non sarà comunque disponibile). Cherchesov darà verosimilmente fiducia agli altri difensori più esperti, vale a dire Granat (probabile partner di Ignashevich in caso di linea a quattro) e Kudryashov (terzo di sinistra qualora tornasse in auge la difesa a tre), entrambi di proprietà del Rubin Kazan. In ribasso le quotazioni del 24enne Kutepov, contestatissimo dai tifosi dello Spartak per una serie di errori che hanno contribuito a rendere amaro il secondo anno russo di Carrera. Difficilmente troverà spazio Semenov, non abituato a calcare certi palcoscenici.

In porta toccherà, come al solito, ad Akinfeev: per il capitano della Russia il Mondiale casalingo rappresenterà una ghiotta opportunità per riscattare gli errori commessi in Brasile nel 2014, unica macchia in una carriera, per il resto, quasi perfetta.

La situazione migliora sulle fasce laterali. Sulla destra il ballottaggio fra Mário Fernandes e Smolnikov dovrebbe essere vinto dal brasiliano del CSKA, naturalizzato russo nel 2016, che probabilmente si starà mangiando le mani per la scelta compiuta due anni fa, perché con Dani Alves fuori dai giochi avrebbe avuto concrete possibilità di essere convocato nella “Seleção” (della quale aveva già fatto parte). Sulla corsia opposta, la scelta verrà fatta in base all'avversario, viste le opposte caratteristiche di Kudryashov (combattivo, coriaceo, difficile da superare) e Zhirkov.

Molta scelta a centrocampo

La presenza di infaticabili incursori come Zobnin, Kuzyaev (una delle poche note liete nella deludente esperienza russa di Mancini) e in parte Erokhin e di una mezzala tecnica e abile a destreggiarsi nello stretto come Golovin, suggerirebbe l'idea di un centrocampo a tre.

Gazinskiy del Krasnodar è, tra i convocati, quello che più sembra corrispondere all’identikit del centrale in grado di completare le loro qualità: gioca semplice e a pochi tocchi, ha una buona visione di gioco, sa fare da schermo davanti alla difesa; ma nelle gerarchie del commissario tecnico russo sembra essere all'ultimo posto.

La Russia potrebbe quindi schierare una coppia di centrocampisti molto simili, come Kuzyaev e Zobnin (con il rischio che si annullino a vicenda), oppure adattare un ex trequartista come Erokhin nella posizione a lui non troppo congeniale di mediano.

Ambito da mezza Europa (Juventus compresa), Golovin sarà il giocatore russo più atteso al Mondiale. Il cambio di passo e di direzione palla al piede del 22enne talento del CSKA è impressionante.

Anche sugli esterni e sulla trequarti le opzioni non mancano: Samedov, Cheryshev e lo stesso Zhirkov sperano che venga confermato il centrocampo a quattro delle ultime due amichevoli; mentre Dzagoev e i gemelli Miranchuk verrebbero maggiormente coinvolti in un sistema di gioco con un trequartista. Per una Nazionale che tira poco in porta e che fatica a creare occasioni da gol, sarebbe meglio puntare sui giocatori più creativi piuttosto che su quelli più lineari (a maggior ragione se schierati fuori ruolo), ma il terrore di concedere troppo agli avversari potrebbe spingere Cherchesov a non sbilanciarsi.

In base a queste scelte si deciderà almeno una fetta del Mondiale della Russia: affidandosi ai suoi giocatori di maggior talento (che non mancano), potrebbe anche stupire in positivo. Se invece a prevalere fosse la paura, il fallimento sarebbe pressoché assicurato.

La Russia sulle spalle di Smolov

Con Kokorin fermo ai box e Dzyuba che non sembra essere troppo nelle grazie del tecnico (che lo ha richiamato in Nazionale dopo oltre un anno di assenza), in attacco la Russia dovrà affidarsi alla vena realizzativa di Smolov, reduce dall'ennesima prolifica stagione con il Krasnodar, che con ogni probabilità lascerà in estate (già avviati i contatti con alcuni club inglesi).

A Smolov è stato perdonato l'Europeo sottotono di due anni fa (le attenuanti, del resto, non mancavano: Slutskiy lo costrinse a giocare largo, lontano dalla porta) ma stavolta non avrà scusanti. Il modo in cui riuscirà a gestire la pressione ci farà capire, una volta per tutte, di che pasta è fatto questo centravanti atipico, apparentemente completo.

Nello scorso novembre Sergio Ramos e Piqué non avevano capito molto di come si marca Smolov.

Va tenuto conto anche delle possibilità di Dzyuba, protagonista di un'annata a dir poco turbolenta (complice il rapporto ai minimi termini con Mancini: a gennaio è stato ceduto in prestito dallo Zenit alla rivelazione Arsenal Tula, dove si è guadagnato un posto in extremis tra i convocati a suon di gol). Così come non è da escludere a priori la possibilità di vedere, soprattutto a gara in corso, Alexey Miranchuk in una posizione da falso nove, già ricoperta in qualche circostanza con la maglia della Lokomotiv.

La Russia non potrà contare su stelle di prima grandezza come i suoi avversari (Salah, Suárez o Cavani) ma soltanto su elementi in cerca di una tardiva affermazione e su giovani pronti a esplodere. Se basterà per rompere una maledizione che dura dal lontano 1986 (dopo il crollo dell'URSS, la Russia non è più riuscita a superare la fase a gironi dei Mondiali) oppure no, lo scopriremo molto presto. Tra poche ore, anzi.