Mondiali, la protesta silenziosa della Germania senza fascia "One Love"

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Lorenzo Fontani

Lorenzo Fontani

©Getty

Niente fascia arcobaleno per il capitano tedesco Neuer, ma un gesto forte insieme agli altri compagni, prima della sfida poi persa contro il Giappone. Il presidente della Federcalcio tedesca: “Incontreremo anche le altre nazioni, non finisce qui”

GERMANIA, TUTTE LE IMMAGINI DELLA PROTESTA 

Impedirci di indossare la fascia è come impedirci di parlare. Prima ancora che fosse reso esplicito dalla Federcalcio tedesca il messaggio dei giocatori della Germania al momento della foto di squadra prima della partita col Giappone era apparso subito chiaro a chi - cioè tutto il mondo - aveva visto la foto. Non le immagini tv, che nella diretta internazionale erano coperte dalle grafiche pre-gara. Tutti schierati prima del fischio d'inizio con la mano davanti alla bocca in segno di protesta contro la decisione della Fifa di vietare la fascia arcobaleno  'One love' a favore dei diritti della comunità lgbtq, obbligando i capitani ad indossare quella più generica e ufficiale dei mondiali con la scritta 'no discrimination'. Regola rispettata, per non incorrere in sanzioni, dal capitano tedesco Neuer, che però non solo ha seminascosto la fascia sotto la manica, ma - seguito da vari compagni - aveva trovato anche un altro modo per veicolare il messaggio bloccato dalle regole Fifa: un bel paio di scarpini con tracce evidenti di arcobaleno.

Federcalcio Germania: "Diritti umani non negoziabili"

 Il tutto mentre il ministro degli interni tedesco Nancy Faeser la fascia one love la indossava eccome, seduta in tribuna vicino a Infantino: "Sostengo i giocatori in qualsiasi scelta, ma adesso è il momento di manifestare il proprio dissenso verso chi pensa che non siamo tutti uguali", le sue parole. Che riecheggiavano - appunto - quelle del comunicato della Federcalcio tedesca: "Questa non è una posizione politica - si legge nel tweet - i diritti umani non sono negoziabili. Dovrebbe essere ovvio, ma purtroppo non lo è ancora. Ecco perché questo messaggio è così importante per noi. Bandirci dalla benda è come bandire le nostre bocche". E se la sconfitta col Giappone entra nella storia dei mondiali, quell'urlo silenzioso - forse - fa già parte della storia. 

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