L'Italia vince i Mondiali 1982: i giocatori della rosa azzurra
Bearzot buttato in piscina con la pipa, le brioche di Paolo Rossi, Oriali che prenota le vacanze convinto di uscire nel girone, i tedeschi che prendono il sole prima della finale... Alcuni degli aneddoti più divertenti e curiosi su quel magico Mundial del 1982, raccontati dai protagonisti stessi dell'impresa che oggi compie 40 anni
- "Dopo la vittoria ero rimasto allo stadio più degli altri per le interviste e tornai in albergo non con le guardie del corpo, come succede oggi, ma sul furgoncino del magazziniere. Gaetano mi aspettava. Mangiammo un boccone, bevemmo un bicchiere, ci sembrava sciocco festeggiare in modo clamoroso: mica si poteva andare a ballare, sarebbe stato come sporcare il momento. Tornammo in camera e ci sdraiammo sul letto, sfiniti da troppa felicità. Però la degustammo fino all'ultima goccia, niente come lo sport sa dare gioie pazzesche che durano un attimo"
- "Nessuno lo sa, io nella finale del Mondiale 1982 mi procurai una distorsione a fine primo tempo. Bearzot mi chiese se volessi fare una puntura di antidolorifico per continuare a giocare e io gli dissi che potevano farmi di tutto purché tornassi in campo"
- "Due sere prima di quella partita Bearzot mi disse: ti ho visto bene, sei di nuovo in condizione, te la senti di marcare Maradona? Pensai che stesse scherzando. Gli risposi, quasi ridendo: 'vabbè mister, ci penso io'. Presi le videocassette delle prime tre partite e me lo studiai. Diego mi provocò dal fischio di inizio, insultò mia madre per rendermi nervoso, ma ero abituato a ben altro. Al fischio finale scappò via, non volle scambiare la maglietta. Fui l’unico a non avere un ricordo di quella partita"
- "L'unico rimpianto del mondiale del 1982 è quello di esserci accorti con ritardo di essere davvero forti, di poter arrivare in finale"
- "Quando capitammo nel girone con Argentina e Brasile, scherzando, ci dicemmo: 'Ragazzi, le battiamo, poi ci diamo due schiaffi e ci svegliamo'. Quella contro l'Argentina fu la partita più importante perché ci ha dato la giusta serenità. Dopo quella vittoria ci siamo resi conto che l'Italia c'era, che l'Italia era forte"
- "Dopo la difficile qualificazione nel gruppo, finimmo con Brasile e Argentina. Telefonai a mia moglie per dirle di prenotare le vacanze al mare il giorno dopo la seconda partita…"
- "La notte prima della finale, per la tensione, non ho chiuso occhio e sarò andato in bagno 25 volte. A Madrid eravamo alloggiati all’hotel Alameida; di fronte a noi c’era l'albergo della nazionale tedesca. Il giorno della partita mangiammo alle 13 e poi filammo in camera nel tentativo di riposare. Apro la finestra e non credo ai miei occhi. I tedeschi erano là, stesi a prendere il sole a torso nudo. Stasera, mi sono detto, vinciamo noi perché non sappiamo cosa sia la tranquillità, perché conosciamo la sofferenza come nessun altro"
- "Se c’è un rimpianto nella mia carriera, oltre a non aver vinto lo Scudetto, è il fatto di non aver giocato la finale mondiale contro la Germania Ovest. Il fallo di Matysik nella semifinale con la Polonia mi costò la finale, quella volta mi girarono parecchio le scatole. Guardai la partita dalla tribuna stampa. Nella foto della finale non ci sono e questo dispiace"
- "Quella Nazionale era una squadra vera, formata da giocatori veri: se doveva vincere, vinceva. E in Spagna lo abbiamo dimostrato"
- "Era l’urlo di un traguardo raggiunto con sacrifico, contro tutti. E sì, ho corso come un pazzo. Pensavo ai miei: gliel’ho fatta vedere, mi dicevo, loro che non volevano giocassi a pallone, ecco, vedete, ho vinto, ce l’ho fatta, 'guardami papà che ti svegliavi alle sei per andare a lavorare, che hai buttato via la mia prima maglia, tanto poco ti importava, e anche tu mamma che mi preferivi sapiente a scuola'. Era il mio fantastico riscatto. Guardatemi tutti voi, convinti non avessi il fisico"
- "Italia-Brasile fu la vittoria di Bearzot, anche se rischiò di pagarla cara. Dopo quel 3-2 indimenticabile ci diede un giorno libero e in molti lo passammo nella piscina dell’albergo. Passò a trovarci in tuta e con la pipa in bocca, io e Ciccio Graziani lo gettammo in acqua per scherzo. Non pensavamo che non sapesse nuotare…"
- "Dopo la vittoria e dopo le interviste e le fotografie di rito, il presidente Pertini decise di voler giocare una partita di scopone, chiedendo come compagno di squadra il capitano Zoff, mentre io proposi di fare coppia con Bearzot. Mi ricordo quella partita visto che vincemmo grazie ad un mia mossa estrosa, come quelle che facevo in campo, giocando proprio il 7, il mio numero, riuscendo così a prendere il sette di denari. Il presidente Pertini era arrabbiatissimo ma parliamo di un uomo unico e speciale"
- "Non ero in forma, anzi. Un fantasma. Avevo difficoltà a fare tutto, era anche un blocco mentale. Ma la fiducia dei compagni e del ct mi hanno dato una carica eccezionale. I ragazzi scherzavano sul fatto che mi reggessi a stento in piedi. Era importante anche la presa in giro. Per lo stress ero dimagrito 5 chili. Mi facevano stimolazioni elettriche alle gambe. E ricordo che il cuoco tutte le sere, alle 22.30, mi portava in camera un bicchiere di latte e una brioche. Finita ogni gara Bearzot mi diceva: 'Stai tranquillo, ora preparati per la prossima'"
- "Io ero la riserva di Paolo Rossi, ma negli allenamenti oppure dopo cena, cercavo di rincuorarlo, di fargli capire che le cose sarebbero presto girate per il verso giusto. Eravamo un gruppo di uomini veri, di gente che sapeva che un Mondiale si vince solo se non critichi un compagno o non provi in maniera scorretta a soffiargli il posto"
- "Ho giocato una finale di Coppa del Mondo ma dopo 8 minuti mi sono fatto male. E qualcuno ha detto: meno male che si è fatto male Ciccio così è entrato Spillo Altobelli e abbiamo vinto. Chi lo dice? Spillo"
- "Il presidente Pertini? Non è la prima volta che questo grande uomo mi aiuta moralmente: c’erano già state altre due occasioni in cui mi aveva dato una grossa spinta dicendomi di insistere e di continuare nel mio lavoro senza tener conto di quello che gli altri dicono. Era chiaro che, dopo la vittoria, mi rivolgessi a lui nel momento più bello della mia carriera professionale"