Stasera City-United in campo (ore 21, diretta su Sky Sport 1 HD) per un derby di Manchester che vale il quarto posto e la supremazia cittadina. Ennesima sfida tra i "duellanti", che in stagione si sono quasi scambiati i ruoli
Così abituati a lottare per gli stessi obiettivi, che anche quest’anno non si sono voluti tradire a vicenda. Venghino signori, venghino: benvenuti a un nuovo atto della sfida tra Mourinho e Guardiola, e poco importa se per una volta non si trovano a battagliare in vetta. Con due registi così, lo spettacolo è assicurato anche se il derby di Manchester mette in palio un meno nobile quarto posto in classifica (che comunque da quelle parti vale un invito per la Champions), senza dimenticare la supremazia cittadina, a cui i tifosi tengono sempre.
Staccate di un punto (City 64 e United 63) e potenzialmente anche terze (entrambe hanno due partite in meno del Liverpool, terzo a quota 66), le due di Manchester dovevano essere le squadre che si sarebbero contese la Premier fino all’ultimo, forti dell’ingaggio dei due migliori allenatori sulla piazza, pronti a trasformare la città nell’ombelico del mondo calcistico.
E invece Pep chiuderà con “zeru tituli” per la prima volta da quando allena, mentre Mou ha salvato la stagione solo grazie a Community Shield e Coppa di lega, ma non è riuscito comunque nella missione di riportare lo United in vetta dopo anni di inaccettabile anonimato. E così il derby di Manchester diventa all'improvviso scontro diretto per un obiettivo comune ai due club, ma anche occasione per i due allenatori per affermarsi sul rivale, cosa che non guasta mai. Una questione personale, insomma.
Tra vincere e costruire
Che i due non si amino è storia nota. Non staremo qui a ripercorrere le 18 puntate precedenti del duello, che vedono Guardiola protagonista con 9 vittorie contro le 4 di Mourinho (5 invece i pareggi). Per condire l'ennesima sfida ci basta ricordare che Pep è il responsabile della sconfitta più pesante mai patita da Josè (5-0 al loro primo Clasico) ma anche di quella che lo Special One ha definito “la sconfitta più bella della mia carriera”, festeggiata correndo col dito al cielo sul prato innaffiato del Camp Nou, e ai tifosi interisti non dovrebbero servire altri indizi. 1-1, invece, il parziale in questa stagione, con Guardiola vittorioso nel derby d’andata (2-1) e Mourinho che si è vendicato (1-0) eliminando il City negli ottavi della Coppa di lega poi vinta dallo United.
Non si trovano d’accordo su nulla, quei due. Persino un filo d’erba può essere motivo di discussione, perché uno ama l’erba bassa per far correre la palla, l’altro la tiene appositamente alta quando ospita il rivale. Uno provoca, polemizza, scalda qualsiasi vigilia; l'altro riflette, passa oltre, predilige un contesto freddo per far germogliare le proprie idee. Ma la vera differenza, ha scritto Paolo Condò nel suo "Duellanti", "risiede tutta nell’obiettivo filosofico conclusivo, che per Mourinho è vincere mentre Guardiola vuole costruire".
I giovani di Mou, i milioni di Pep
Ecco, un punto in comune forse ce l’hanno: per raggiungere il loro obiettivo, che sia vincere o costruire, all’inizio di questa stagione non hanno badato a spese: 185 i milioni spesi dallo United per provare a tornare vincente nell’immediato con Pogba, Mkhitaryan e Bailly, più Ibrahimovic gratis, nel senso che lui è costato solo 13 milioni all’anno di ingaggio; addirittura 213 il City, per costruirsi un futuro con Stones, Sané, Gundogan e Gabriel Jesus.
Poi, visto che entrambi amano essere imprevedibili e non sopportano essere incasellati, nel corso della stagione si sono quasi scambiati i ruoli quando si è trattato di lanciare giovanissimi in prima squadra, con "l’uomo della cantera" Pep che ha concesso ai suoi teenagers 415 minuti in tutto e lo scorbutico Mou che costruisce squadre partendo dai grandi vecchi in cima alla classifica con 1443 minuti.
Nei panni dell'altro
Parti capovolte anche nel modo in cui i due litiganti sono arrivati a giocarsi quella quarta piazza nel derby. Il City con una partenza fulminante, 6 vittorie nelle prime 6 giornate, che fa molto “facciamo capire subito chi siamo”, una volontà di azzannare il campionato che assoceresti di più a un Mourinho. Lo United con una paziente risalita (che è sempre sinonimo di crescita) compiuta grazie a una striscia di 23 partite di campionato senza sconfitta, iniziata dopo l’umiliante (soprattutto per l’esultanza di Conte, a detta di Mou) 4-0 incassato dal Chelsea. Da quel 23 ottobre 2016, Red Devils imbattuti in Premier (la striscia record del club l’ha firmata Sir Alex Ferguson con 29 gare), nessuno come loro nei 5 maggiori campionati d’Europa, e le posizioni in classifica scalate una dopo l’altra. Un percorso più “filosofico”, lo definirebbe Ibrahimovic immaginando Guardiola mentre si gratta la pelata pensieroso. Così opposti da essere quasi diventati l’uno come l’altro. Ma mi raccomando, non andateglielo a dire: potrebbero anche riscoprirsi amici.