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Barça-United-City: i 13 giorni di fuoco che attendono il Chelsea di Conte

Premier League

Vanni Spinella

Tre supersfide, una dopo l'altra, in calendario per i Blues: si parte con l'ottavo di Champions contro il Barcellona, poi Conte si confronterà con le due metà di Manchester e, soprattutto, con i suoi allenatori. Come uscirà da questa tripletta terribile?

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Se Antonio Conte pensava che il peggio fosse ormai alle spalle, con le voci di un possibile esonero scacciate via da due rotondi successi, farebbe bene a dare un’occhiata al calendario. Lo attendono tredici giorni di fuoco, in cui affronterà una dopo l’altra tre big del calcio europeo: Barcellona, Manchester United, Manchester City. Una tripletta che ha tutta l’aria di essere un bivio: o ne esce da eroe o i nuvoloni torneranno ad addensarsi sopra alla sua testa.

Riassunto delle puntate precedenti: il 2018 di Conte è iniziato nel segno della X. Cinque pareggi consecutivi tra campionato e coppe, con il 2-2 del 3 gennaio contro l’Arsenal seguito da tre gare (Norwich, di nuovo Arsenal ma in League Cup, Leicester) in cui è vero che il Chelsea non ha preso gol, ma nemmeno li ha fatti. 0-0, 0-0, 0-0: in tutta la passata trionfale stagione i tifosi dei Blues non ne avevano visto nemmeno uno, adesso tre di fila. Per ritrovarne due consecutivi, invece, bisogna tornare addirittura al novembre 2012, le prime due partite con Rafa Benitez in panchina dopo l’esonero di Di Matteo.

Il Chelsea si sblocca nella gara successiva, il replay di FA Cup con il Norwich, ma finisce 1-1 con il gol-beffa al 94° che porta la sfida ai rigori, dove poi si impongono i Blues. In ogni caso, che fatica contro una squadra che galleggia a metà classifica in Championship. Vogliamo aggiungerci anche che quel gol spezza-incantesimo lo segna Batshuayi, ovvero uno dei meno utilizzati da Conte e difatti ceduto a fine mese al Borussia Dortmund?

I nuvoloni, inevitabilmente, fanno rotta su Stamford Bridge e per Conte inizia la fase-2, quella schizofrenica, con un’alternanza di risultati talmente folle che nemmeno Abramovich sa bene come comportarsi: vittoria rotonda (4-0) con il Brighton ed eliminazione dalla League Cup (contro l’Arsenal), nuova vittoria (3-0 in FA Cup al Newcastle, doppietta di Batshuayi) e doppio tonfo, pesantissimo, in campionato con le sconfitte contro Bournemouth (3-0) e Watford (4-1). Il punto più basso di Conte al Chelsea, a un millimetro dall’esonero.

La reazione c’è, ma parliamo di un 3-0 all’ultima in classifica (West Brom) e di un 4-0 alla quart’ultima della Championship (Hull City, in FA Cup): non esattamente il tipo di imprese che mettono al sicuro un allenatore.

Barça-United-City: questa sì che sarebbe una tripletta, invece. Paura? I coraggiosi, in questi casi, parlano di “opportunità”. Si inizia il 20 febbraio contro i catalani, una battaglia infinita che ci riporta alle semifinali di Champions del 2012 (con Di Matteo che fece l’impresa) o prima ancora alla rete di Iniesta (2009) mai digerita dai Blues o al gol-balletto di Ronaldinho, con la punta (2005). Stavolta ci si gioca l’accesso ai quarti, e con dei precedenti così sono grandi energie nervose bruciate in poche ore.

Cinque giorni dopo, un’altra data segnata sul calendario da tempo: ecco lo United, che significa José Mourinho. Dopo il teatrino di qualche settimana fa, con il ping-pong di insulti e accuse a distanza, appuntamento al Teatro dei Sogni, con Conte e Mou che si troveranno faccia a faccia nella famosa stanzetta, per chiarirsi. Senza considerare che la sfida sul campo (all’andata 1-0 Chelsea) è di quelle da vincere a tutti i costi, per non ritrovarsi all’improvviso fuori dalle prime quattro. E sono altre energie nervose che se ne vanno…

Non ci sarà tempo per rilassarsi, però: si resta a Manchester ma si cambia sponda. Pep Guardiola probabilmente è più simpatico di Mourinho, ma è il migliore di tutti. In questo momento, in Europa, pochi dominano le partite come il City: un’altra lezione dal maestro (all’andata 1-0 City) sarebbe fastidiosa, ma in fondo si potrebbe comprendere, considerato anche che qualsiasi desiderio di mercato di Pep si avvera, mentre Conte fatica parecchio a strofinare la sua lampada magica. Ultimamente Abramovich non esce più: dovesse farsi vivo al termine di questi 13 giorni terribili non sarebbe sicuramente un buon segnale, non ci vuole un genio per capirlo.