Tonali: "Al Newcastle la mia seconda vita, aiuto chi vuole smettere col gioco"
A 'repubblica'Il centrocampista italiano ha raccontato a "Repubblica", i mesi passati tra il recupero dalla ludopatia e il ritorno in campo: "Non è esagerato parlare di una prima e di una seconda vita - ha spiegato -. Ora sono più disponibile e generoso. È stato un lavoro difficile, ho passato tanto tempo con lo psicologo, ma dai compagni allo staff e ai tifosi tutti mi hanno aiutato perché nessuno qui in Inghilterra giudica. L'incontro più emozionante l'ho avuto in una fabbrica a Newcastle"
"Non è esagerato parlare di una prima e di una seconda vita. Il mio stile di vita era negativo. Ero chiuso con tutti e questo mi faceva cambiare comportamento: anche con le persone che mi volevano bene e alle quali volevo bene. Ero così sia al campo di allenamento sia a casa, con amici e familiari. Oggi, per fortuna, sono diverso". Sandro Tonali ripercorre così, in un'intervista a Repubblica, il lungo percorso psicologico affrontato per uscire dal tunnel della ludopatia. "Nei mesi lontano dal campo ho passato tanto tempo con lo psicologo - prosegue il centrocampista del Newcastle -. Il suo lavoro era farmi capire come ci ero caduto. Di solito lo si capisce nel momento in cui si perde qualcosa: famiglia, lavoro, stipendio. Invece nel mio caso la disponibilità economica non mi ha fatto accorgere della serietà della cosa. È stato un lavoro di recupero difficile. Non potevo prendere farmaci specifici, perché col 95% di quelli sarei risultato positivo all’antidoping, così è stato tutto un percorso mentale durato mesi, con psicologo e psichiatra. Quando ho avuto la consapevolezza che le scommesse erano diventate una dipendenza? Credo in realtà di non averla mai avuta. Quando una persona si ritrova in una situazione del genere, è difficile chiederle se è malata. Ti dirà sempre di no. Anche se sente che non è così. Non può pensare di avere quel problema, quindi tende a nasconderlo. L'Inghilterra mi ha aiutato tanto perché compagni e allenatore mi hanno sempre tenuto dentro, come staff e dirigenza. I tifosi del Newcastle e quelli avversari non mi hanno mai giudicato. Qui rispettano i problemi di tutti, non calcano la mano e cercano di aiutarti". Il 24enne racconta, poi, l'incontro più emozionante avvenuto in questi mesi: "In una fabbrica a Newcastle. C'è stato chi mi ha detto, a diversi mesi dalla squalifica «Ho smesso di scommettere per quello che è successo a te». Erano ludopatici da anni. Un italiano mi ha raccontato che un dipendente guadagna 2 mila sterline al mese, ma a volte ha bisogno di fare gli straordinari per mantenere la famiglia: troppi soldi buttati nel gioco".
"Penso al passato? Quando potevo andare all'Inter..."
Tonali si è soffermato anche sull'utilizzo del cellulare: "Nell’ultimo anno non l’ho avuto per 6 mesi - ha spiegato -. Certo ho provato un senso di libertà. Prima non potevo fare da stanza a stanza, oggi lo prendo quando esco di casa e lo lascio rientrando. Lo riprendo solo se mi chiamano mamma, papà o qualche mio familiare. E coi social il rapporto è minimo. Se ripenso spesso spesso al passato? Mi è capitato di pensare a quando potevo andare all'Inter. Non l'ho mai accettato: non perché non sia una squadra forte, ma non mi reputavo felice al 100%. Ogni giorno se ne parlava, ma sentivo il mio procuratore e i dubbi erano grandi. La chiamata di Maldini ha cambiato tutto, mi ha fatto felice e ho detto «O vado al Milan o resto al Brescia». Me l'ha trasmesso mio papà questo legame col Milan. Facevo colazione con la tazza rossonera di Gattuso e quando si è rotta ho costretto mia mamma a sistemarla pezzettino per pezzettino. Quando il trasferimento si è concretizzato , ho chiesto a Rino il permesso di indossare la sua n° 8". Infine una battuta su com'è il nuovo Tonali: "Uno che riesce a parlare con tutti - ha concluso -, con chi ha bisogno d'aiuto e con chi non ne ha. Una persona più disponibile e generosa, non più solo dentro il campo".
