La favola di Burn è quella di tutto il Newcastle: i Magpies alzano un trofeo dopo 70 anni

Non puoi battere Dan Burn. Un coro che è diventato realtà in un pomeriggio londinese di metà marzo . Il Newcastle United torna a vincere un torneo nazionale dopo 70 anni, alzando la Coppa di Lega al cielo di Wembley dopo aver sconfitto il Liverpool per 2-1. Nessuna tifoseria meritava di fare festa più della Toon Army, i tifosi bianconeri, l’esercito del Newcastle, della ‘Toon’, Town, città nel dialetto geordie. Perché loro ci sono sempre stati, nella buona e nella cattiva sorte, con la squadra retrocessa in Championship stagione 2016/17 e immediatamente riportata in Premier League da Rafa Benitez. Ci sono stati quando il club ha cambiato dimensione, acquistato dal fondo sovrano saudita PIF, potenzialmente la proprietà calcistica più ricca del mondo. C’erano già stati anche a Wembley, due anni fa, sconfitti dal City in finale di coppa di lega. Erano tornati a viaggiare per l’Europa nella Champions League dello scorso anno, incrociando Milan, Dortmund e Psg. Il progetto che sembrava pronto a cambiare le gerarchie del calcio inglese e internazionale ha rallentato, anche per via del Fair Play finanziario della Premier League che ha messo un freno alle manie di grandezza dei nuovi proprietari. Ma la squadra è rimasta forte e ben allenata da Eddie Howe, una mosca bianca nel panorama inglese, dominato dagli allenatori stranieri. Dal 2008 un inglese in panchina non vinceva un trofeo , quella di Wembley è stata la giornata della consacrazione anche per Howe. Un legame unico e inscindibile quello tra la città del Nord Est e la sua squadra di calcio: una passione popolare senza eguali, a cui nessuno riesce a sottrarsi. Nel giorno delle partite casalinghe in giro per Newcastle ci si veste quasi solo di bianconero. Un club che è ragione di vita e senso di appartenenza. Si è reso conto di cosa sono i Geordie e di cosa è Newcastle anche Sandro Tonali. Era arrivato attratto dal progetto della nuova proprietà, si è ritrovato in terra straniera durante la squalifica. L’ambiente di Newcastle l’ha coccolato e protetto, trattato come un eroe al rientro e Sandro, a Newcastle, si è ritrovato, come calciatore e probabilmente anche come persona. La storia di Dan Burn Ma c’è una storia che più di tutte racconta Newcastle e cosa significa questo trofeo. È la storia di Dan Burn, ragazzone di 2 metri, difensore, nato a Blyth, cittadina sulla costa a 40 minuti dal centro di Newcastle. Da bambino andava con papà nella Gallowgate End, la gradinata più calda di St James’ Park. Quando aveva 7 anni il papà lo portò a Wembley, semifinale di Fa Cup contro il Chelsea di Vialli e Zola. I Magpies, con in campo il suo idolo Alan Shearer, perdono. Nel 2003 prova a entrare nel settore giovanile del club. Respinto, non è forte abbastanza. Lavora in un supermercato, mette a posto i carrelli ma continuando a inseguire il sogno del calcio. Gioca con i Blyth Spartans tra i dilettanti, poi Darlington tra quarta e quinta serie, il percorso è tortuoso, Birmingham, Wigan, Brighton, finché la strada non lo riporta a Newcastle, quasi 20 anni dopo, nel mercato invernale del 2022. Il Newcastle delle nuove stelle, Tonali, Bruno Guimaraes, Alexander Isak, vuole avere in campo un legame con la sua anima più pura, e il sogno si avvera: Burn gioca da professionista a St James’ Park. Ma la favola non aveva ancora scritto la pagina più bella: nella settimana in cui Dan riceve la prima convocazione in nazionale della carriera, a 32 anni, c’è in programma un altro viaggio a Wembley dove il Newcastle ha perso le ultime nove partite giocate. In tribuna c’è papà David, tutta la sua famiglia e l’idolo di una vita, Alan Shearer. Ultimo minuto del primo tempo, corner per il Newcastle, la parabola di Trippier va a cercare i 2 metri di Burn: testa, gol. La Toon Army impazzisce e intona il solito coro: ‘You’ll never ever beat Dan Burn, he’s from Blyth’, ‘Non batterete mai Dan Burn, viene da Blyth’. Vittoria, coppa, tripudio. Il sogno di Dan e di tutta una città è finalmente avverato.

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La favola di Burn è quella di tutto il Newcastle: i Magpies alzano un trofeo dopo 70 anni

Federico Zancan