Momo Salah, il re di Liverpool che ha fatto girare al meglio la Slot machine

The Egyptian King running down the wing. Che sia il re di Liverpool non ci piove, ma Momo Salah ormai fa molto più che correre sulla fascia, come la Kop e tutto Anfield cantano nel coro che gli hanno dedicato. Leader tecnico e morale della Premier League vinta dai Reds, ha preso per mano la squadra nella stagione più difficile, quella del post Klopp, della ripartenza con un nuovo allenatore e idee diverse. Il gruppo è rimasto lo stesso, il modo di giocare no e Salah è forse quello che ha beneficiato maggiormente delle modifiche tattiche di Slot: più possesso palla e non solo verticalità, un mix che ha permesso a Momo di essere più presente dentro l’area o arrivarci con meno profondità da dover coprire. Poi certo, per vivere un’annata leggendaria serve anche molto altro e lì è entrato in gioco il professionismo quasi ossessivo di un ragazzo che è ripartito a 32 anni. Non che prima fosse scarso, anzi, ma ha ingranato la marcia in più quando di solito il fisico e la testa ti dicono di rallentare un po’. Merito di un’etica del lavoro alla Cristiano Ronaldo, per intenderci. Quando non si allena al centro sportivo del Liverpool Salah lo fa nella sua palestra di casa, postando poi sui social i video del suo work out in time-lapse, velocizzati, perché le sedute sono troppo lunghe. Fin dalla scorsa estate, dalla prima intervista, aveva detto che il suo obiettivo era vincere la Premier League e gli occhi non mentivano: non si trattava di proclami rumorosi per coprire i dubbi su una rosa forse un filino troppo in là con l’età e ancora scossa per l’addio di papà Jürgen. No, Momo ci credeva davvero e lo ha ripetuto ogni volta che si è messo davanti a un microfono. Poi dopo le prime giornate di campionato tutti in Inghilterra hanno capito perché fosse così convito: i Reds giravano che era una meraviglia e lui segnava un gol dopo l’altro. Anche tanti assist a dire la verità, già tre dopo le prime tre giornate. Molto probabilmente vincerà il titolo di capocannoniere e anche quello di miglior assistman della Premier League, un double che racconta davvero la crescita di un talento diventato superstar anche nel modo di intendere il suo status: prima litigava se non gli passavano la palla, vedi gli screzi con Mané, adesso fra i tanti record che ha battuto c’è quello di maggior numero di partite con sia gol che assist nella storia della Premier League. 42. E dire che aveva chiuso la scorsa stagione litigando con Klopp a Londra, sul campo del West Ham, prima davanti a tutti perché era partito in panchina e non gli andava giù di entrare in campo solo per undici minuti. Poi anche nello spogliatoio dato che aveva lasciato lo stadio passando davanti alle telecamere quasi di corsa dicendo: “Sto zitto perché se parlo oggi vieni fuori un casino”. Aggiungeteci il fatto che l’Arabia Saudita gli fa la corte da un paio d’anni e che per mesi gli hanno chiesto perché non avesse ancora rinnovato il contratto che scadeva a giugno. Insomma, non proprio le condizioni ideali per rendere come ha fatto Momo, che però ha fatto il salto di qualità anche a livello di comunicazione visto che dall’autunno in poi dopo ogni super partita, quindi quasi sempre, ha iniziato a parlare di ultima stagione al Liverpool, mi mancherà tutto questo, voglio godermela fino alla fine e via così. Come a dire: se non ho ancora firmato non è certo colpa mia. Il club aveva qualche dubbio ad accontentarlo sia a livello di durata del nuovo contratto, che scadrà nel 2027, sia sull’aspetto economico dato che Salah ha rinnovato a cifre da top player assoluto, circa 350.000£ a settimana. Paradossalmente, a proposito di cifre e conti, parlando più in generale aver speso appena dodici milioni sul mercato, fra l’altro per Chiesa che per via dei problemi fisici ha fatto fatica a entrare nelle rotazioni, è stato uno dei segreti del successo immediato del nuovo Liverpool di Slot. Che in un colpo solo è diventato il primo allenatore olandese campione d’Inghilterra, e anche uno degli unici cinque con Mourinho, Ancelotti, Conte, Sarri e Pellegrini a vincere la Premier al primo anno. Dopo la partita del titolo, il 5-1 contro il Tottenham, Arne ha preso il microfono cantando con tutto Anfield il coro di Klopp, ricambiando il favore che il suo predecessore gli aveva fatto l’anno scorso: mentre salutava la sua gente Jürgen aveva avuto la delicatezza di spianare la strada al nuovo allenatore che lui aveva contribuito a scegliere, facendone cantare il nome ai tifosi Reds prima ancora che Slot arrivasse dall’Olanda a Liverpool. Come ha detto anche lui non è che il titolo numero 20 sia stato proprio una passeggiata, sottolineando che a differenza per dire del City di Guardiola il suo Liverpool difficilmente ha vinto con quattro o cinque gol di scarto ma si è quasi sempre dovuto sudare le partite: a detta di Slot otto volte su dieci i tre punti sono arrivati segnando un gol in più degli avversari e nei minuti finali. Come, per esempio, nelle ultime settimane contro il West Ham con Van Dijk e il Leicester con Alexander-Arnold. E quando i leader si prendono la ribalta nei momenti più importanti significa davvero che ogni pezzo del puzzle è al posto giusto. Poi se un ragazzo egiziano decide di indossare la corona da re e di non togliersela più, ancora meglio.

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Niccolò Omini