Terza puntata del nostro viaggio nel mondo dei "bidoni" storici della Serie A, tra giocatori strapagati e promesse mancate: Esnaider, Ricardo Oliveira, Janker e Javi Moreno sono solo alcune delle meteore passate per il nostro campionato. Ve li ricordate tutti?
Terzo appuntamento con le metore della nostra Serie A, quei giocatori arrivati con grandi aspettative puntualmente tradite sul campo. Ve li ricordate tutti? -
IVAN DE LA PENA. Arriva alla Lazio nel 1998 con un carico di aspettative enorme: per lui Cragnotti paga 30 miliardi di lire al Barcellona, dove “il piccolo Buddha” aveva già vinto 5 trofei tra cui una Coppa Uefa e una Supercoppa Europea. Nei biancocelesti fenomenali di quel periodo però non trova spazio. Va in prestito al Marsiglia, poi finalmente torna a Barcellona, all'Espanyol: ci gioca per 9 stagioni, diventa capitano e simbolo della squadra. Roma non gli porta bene: la sua carriera da allenatore è durata 2 mesi, come vice di Luis Enrique. Poi ha mollato tutto ed è tornato in Spagna -
RICARDO OLIVEIRA. Dopo aver ceduto Shevchenko al Chelsea, il Milan aveva bisogno di trovare un altro grande bomber per il suo attacco. Galliani puntò su questo brasiliano che al Betis Siviglia aveva segnato 22 gol in una stagione e che al Milan scelse la maglia numero 7. Alla prima presenza andò in gol. Poi, quasi il nulla: solo 2 reti e un ritorno in Spagna dove in una stagione segnò 18 reti al Real Saragozza. Oggi ha 37 anni e ha vinto un campionato nel Santos -
JUAN ESNAIDER. Argentino, cresce nelle giovanili del Real Madrid – che lo fa giocare anche in prima squadra - per poi passare a Espanyol, Real Saragozza e poi Atletico. Per anni va costantemente in doppia cifra nella Liga, così la Juve lo acquista nel gennaio 1999 per 12 miliardi di lire per sostituire Del Piero, che si è rotto un ginocchio. Segnerà una sola rete (in Uefa) e parteciperà alla disfatta sotto il diluvio di Perugia che costò lo scudeto alla Juve. Ha giocato anche con Porto, River Plate, Ajaccio, Real Murcia e Newell's. Ora allena nella Serie B giapponese -
CARSTERN JANKER. Il bestione pelato più famoso di Germania si impose al Bayern, vincendo tutto – Champions League compresa – in 6 anni. Poi si svincolò e andò all'Udinese. Doveva essere l'erede di Bierhoff, fu un fiasco incredibile: solo 2 reti in 2 stagioni. Nel 2004 tornò in Germania, passò dalla Cina e dall'Austria, fino a ritirarsi nel 2009. Dal 2013 al 2016 è stato vice allenatore alla Rapid Vienna -
JAVI MORENO. È l'estate del 2001 quando il Milan spende 32 miliardi di lire per prendere questo spagnolo dall'Alaves, con cui ha appena segnato 22 gol in Liga e raggiunto una finale di Uefa. Presentato insieme a Inzaghi, Pirlo e Rui Costa, il ragazzo avrà meno fortuna in rossonero e un anno dopo finirà all'Atletico con Josè Mari. Poi Bolton, Saragozza, Cordoba e persino la squadra di Ibiza. Chiude la carriera nel 2010 -
DAVID SESA. Svizzero molto promettente, fece vedere cose buone al Lecce (14 gol in due stagioni) per poi passare al Napoli di Zeman nel 2000. Fu un fiasco: nel tridente con Moriero e Amoruso segnò una sola rete, poi tornò in Svizzera prima di ripresentarsi in Italia con Spal e Rovigo. Ora fa l'allenatore: è partito dal Wohlen, Serie B elvetica, ma la sua esperienza lì è già finita -
JAVIER PORTILLO. Nel 2004 approda alla Fiorentina dal Real Madrid, dove nelle giovanili ha realizzato più di 700 gol: nessuno come lui. Etichettato come il nuovo Raul, segnò una sola rete nella viola, chiuso da Miccoli, Pazzini e Riganò. Tornò in Spagna in squadre minori – dal Gimnastic di Tarragona all'Hercules, dove fa scandalo una sua relazione con la figlia dell'azionista di maggioranza -, non è mai esploso. Si è ritirato nel 2015 -
FABIO JUNIOR. La sua carriera parte forte al Cruzeiro ma si incaglia alla Roma, che lo porta in giallorosso nel 1999 per 30 miliardi di lire: Zeman voleva Shevchenko, invece arriva lui. Che viene presentato da Sensi come l'uomo che porterà lo Scudetto alla Roma. Invece segna 4 gol in 16 presenze. Torna in Brasile e comincia a girare il mondo: lo si vede in Giappone, Emirati Arabi, Germania, Israele. Poi di nuovo in patria, dove già attempato si afferma in seconda divisione -
BASTOS TUTA. Il “sosia di Aristoteles” approda al Venezia e comincia bene, ma nel gennaio 1999 è protagonista di un caso entrato nella storia. Al '90 segna la rete della vittoria nello scontro salvezza ma non esulta nessuno, neppure i suoi compagni. Negli spogliatoi viene preso a botte: “Quella partita era combinata”, dichiara prima di ritrattare. A fine anno lascia la laguna e torna in Brasile, dove gioca più o meno ovunque. Finisce anche in Corea -
NELSON VIVAS. Difensore argentino piccolo di statura, gioca nel Boca Juniors e poi nell'Arsenal, dove diventa una (piccola) colonna. L'Inter nel 2001 lo porta a Milano, ma lui è chiuso da Materazzi e Cordoba. Gioca nell'Inter anche l'anno successivo, ma dopo un errore nel derby (vinto dal Milan 1-0) viene rispedito in patria. Qui passa dal River e dal Quilmes. Ora allena l'Estudiantes -
MILTON CARAGLIO. A gennaio 2013 il Pescara lo compra dopo avergli visto segnare decine di gol con Rosario Central e Rangers de Talca. Il “Tanque”, stesso soprannome di Denis, gioca 3 volte senza segnare mai. La squadra retrocede, lui torna nella sua Argentina, all'Arsenal di Sarandì. Poi due stagioni al Velez e ora è al Tijuana, in Messico -
MA MINGYU. Primo e unico cinese ad aver mai giocato nel nostro campionato, fu acquistato dal Perugia di Gaucci che tentò un altro colpo Nakata: non andò bene. Mingyu - capitano della Cina ai Mondiali del 2002 - non giocò nemmeno una partita -
PAUL OKON. Australiano amico di Bobo Vieri, fu preso dalla Lazio nel '96 dal Bruges, dove era stato eletto miglior giocatore dell'anno. A Roma non trova una collocazione: un po' a centrocampo, un po' in difesa. Non si afferma mai: 19 presenze in tre stagioni. Fallisce anche alla Fiorentina, prima di fare un giro in Inghilterra con Middlesbrough e Leeds e poi tornare al Vicenza. Adesso allena l'Under-20 dell'Australia -
LEE SHARPE. Ex promessa dello United, con cui vince anche molti trofei, si trasferisce alla Samp a 26 anni: il suo posto al Manchester, dopo una meningite virale, era stato preso da Ryan Giggs. In Italia gioca appena 3 gare senza segnare neanche una rete. Amante della bottiglia, è tornato in Inghilterra – Bradford, Portsmouth, Exeter – e poi è finito in Islanda. Una volta ritiratosi partecipa a reality show di vario genere e diventa persino allenatore di una squadra di calcio di un carcere in Sudafrica. Ora sta avendo fortuna nel golf -
MOHAMMED ALIYU. Arrivato dal Padova alle giovanili del Milan, esordisce in Serie A a 17 anni dopo un grande torneo di Viareggio. Sembra l'inizio di una carriera di successo, invece cominciano i prestiti: va al Monza, poi a Siena. Il Milan lo venderà poi allo Standard Liegi. “Così liberammo un posto da extracomunitario per Kakà”, raccontò Galliani. Per anni ha giocato in Belgio, fino alla terza divisione da cui si è ritirato nel 2010 -
ADOLFO VALENCIA. Si era fatto conoscere anche al Mondiale del '94 dove segnò 2 gol con la colombia, dopo un campionato da protagonista al Bayern Monaco. Passò all'Atletico Madrid dove fece fatica, tornò in patria e poi venne in Italia, alla Reggiana allenata da Lucescu. Realizzò 4 reti prima di finire in panchina. Ha giocato poi negli Usa, in Cina, in Venezuela, in Grecia. Si è ritirato nel 2004 -
RADOSLAW MATUSIAK. A gennaio 2007 il Palermo prende per 2 milioni di euro questo 25enne centravanti polacco che promette di rimpiazzare l'infortunato Amauri. Gioca solo 3 partite con Guidolin, poi viene ceduto all'Herenveen. Dopo vari giri in patria e persino in Libia, di lui si perdono le tracce -
IBRAHIM BABATUNDE. Cresciuto nelle giovanili del Parma, da giovanissimo si fa notare al Piacenza per un gol nella vittoria per 4-2 sul Milan che qualche giorno dopo, nel 2003, avrebbe sollevato la Champions. Poi una carriera da giramondo senza mai fortuna tra Belgio, Malta e Danimarca. Tornò in Italia alla Nocerina, se ne andò di nuovo. Ora è il centravanti del Saronno, in Eccellenza -