Sentenza Agnelli: più lontani dalle curve con l’aiuto dello Stato

Serie A

Matteo Marani

Andrea Agnelli, presidente della Juventus (foto getty)

Agnelli inibito per dodici mesi. Una sentenza pesante che ci insegna a essere sempre più attenti in queste relazioni tra tifo degenerato e dirigenza: spesso i club hanno pensato di poter usare le curve, e invece spesso sono stati usati

CASO BIGLIETTI: ECCO LA SENTENZA

Dodici mesi di inibizione per Andrea Agnelli: è la sentenza arrivata dal tribunale sportivo di Roma. È una sentenza certamente pesante. È pesante nella portata, perché si tratta di un anno di squalifica per quello che è il più importante dirigente di club italiano. È il più importante non solo per sue le vittorie, per i sei scudetti consecutivi conquistati con la Juventus, ma soprattutto perché da poche settimane è il presidente dell’Eca, quindi guida di fatto il movimento dei nostri club. È una sentenza pesante anche dal punto di vista simbolico, perché viene messa sotto la lente d’ingrandimento il rapporto tra la dirigenza e la tifoseria bianconera. È un problema tipicamente italiano, è purtroppo una struttura italiana che non riguarda solo la Juventus, saremmo ipocriti a pensare questo: è un problema che riguarda molte dirigenze e i loro rapporti con le curve. La dirigenza bianconera in questo caso viene sanzionata perché viola l’articolo 12 delle norme federali e quindi viene portato alla luce. Da questa sentenza, che dovrà avere ovviamente un secondo grado in appello e poi un terzo grado, dobbiamo trarre un insegnamento: cercare di essere sempre più attenti in queste relazioni tra curva e dirigenza, perché spesso i club hanno pensato di poter usare le curve, e invece spesso sono stati usati. È stato un gioco molto pericoloso. Questa vicenda di Andrea Agnelli, che non è isolata, deve essere un insegnamento per evitare a lui e a tutti noi l’imbarazzo di andare in giro per l’Europa a raccontare che ancora oggi, nel 2017, un presidente deve avere relazioni con la parte più violenta del tifo. Da ultimo, bisogna che anche lo Stato faccia la sua parte sino in fondo, aiutando i nostri club e i suoi rappresentati a uscire dalla morsa del ricatto, dalle ritorsioni cui spesso abbiamo assistito. La Digos, tutte le forze dell’ordine, concorrano a non lasciare solo chi deve fronteggiare ogni giorno la minaccia del tifo degenerato.