Inter-Milan è Perisic-Kalinic: un derby, due amici contro. La storia di Nikola, milanista da sempre

Serie A

Diego Ponzè

Domenica sera c'è Inter-Milan (diretta Sky Sport 1 ore 20.45). Sarà il primo derby in rossonero per Nikola Kalinic, che ritrova da avversario Ivan Perisic. Qualche anno fa, a Spalato, erano semplicemente due bambini croati che muovevano assieme i primi passi nel calcio. Siamo andati a conoscere da dove vengono, il loro mondo, i loro segreti

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Specie in questi giorni che precedono il derby, il documento è particolarmente prezioso, anche se di datazione incerta. Così come la sorte della maggior parte dei ragazzi accosciati e in piedi nella foto che vedete qui sotto. In comune hanno la divisa: pantaloncini e calzettoni azzurri. Poi - orgogliosamente - la maglia bianca con lo stemma dell'Hajduk Spalato sul petto. Ma non tutti hanno sfondato. Anzi, solo due ce l'hanno veramente fatta, di questi diciotto calciatori in erba, anche se il loro campo risulta in verità piuttosto spelacchiato.

Il primo, che in realtà nella foto è il quinto partendo dal portiere sulla sinistra, si chiama Nikola. E' un attaccante classe 1988. Ma classe, ai tempi, ne mostra già anche Ivan, il secondo protagonista della nostra storia. Un anno in meno del compagno, ma già aggregato ai più grandi. Caratteristica, questa di giocare sempre sotto età con la squadra di categoria superiore, che lo accompagnerà spesso, nelle giovanili dell'Hajduk. Dove Ivan e Nikola sono cresciuti fino a diventare grandi. Due grandi. Pronti a ritrovarsi, dopo aver girato per anni l'Europa, di nuovo nella stessa città. E stavolta da avversari. Chissà se partiranno tutti e due dall'inizio. Ma intanto, ci sono: uno nel Milan, l'altro nell'Inter. Adesso li conoscono tutti, Kalinic e Perisic. Amici e compagni di Nazionale. Ora contro. In un derby che quest'anno non è solo di Milano ma anche un po' di Spalato.

Nikola va a scuola

Una delle più apprezzate attrazioni turistiche di Spalato è il palazzo dell'Imperatore romano Diocleziano, che quando decise volontariamente di abdicare e ritirarsi a vita privata tornò proprio nella sua Dalmazia. A Spalato, anche se lui era originario d'un luogo poco distante dal centro della città: Solin, lo stesso paese dov'è nato anche Nikola Kalinic. Il nome italianizzato del paese è Salona, ed è proprio nel salone della casa dei suoi genitori, che si capisce perché l'attaccante abbia così fortemente voluto il Milan. Non è una semplice credenza, che fosse tifoso rossonero fin da bambino. E la prova sta proprio nella credenza del soggiorno, che mamma Neda e papà Jozo aprono volentieri a chi gli chiede di raccontare l'evoluzione della carriera del figlio. "Tifiamo da sempre per il Milan -racconta la madre di Nikola - è una passione venuta così, forse perché siamo paesi vicini. Per questo anche mio figlio è diventato milanista".

Fede confermata anche da Tomislav Erceg, procuratore dell'attaccante, e molto amico della famiglia: "Abbiamo ricevuto una grandissima offerta dalla Cina, e prima anche dall'Inghilterra. Offrivano molti più soldi, ma lui voleva solo il Milan". Passione pesante, insomma, che Nikola ha portato -e per davvero- sulle spalle per anni: "Quando ne aveva 10 gli abbiamo regalato questo - rivela Neda esibendo tutta fiera uno zaino nero con il logo e i colori del Milan- Abbiamo dovuto cercarlo per tutta Spalato, ma alla fine Nikola lo ha usato per anni, per andare agli allenamenti, a scuola, in gita, ed è rimasto qui da allora".

Non l'unica prova che la fede milanista di Kalinic è antecedente al suo arrivo a Milano: in bella vista, sono tante le memorabilia esposte in salotto. Vecchi articoli di giornale, foto ai tempi dell'Hajduk e anche della Fiorentina, persino il gagliardetto della finale d'Europa League giocata nel Dnipro e persa contro il Siviglia. Ma accanto, ecco un altro gagliardetto, stavolta rossonero, un po' ingiallito perché vecchio di anni. Proprio sotto una foto ufficiale della squadra del 2004-2005. Con la maglia numero 7 ora ereditata da Kalinic, in prima fila accanto a Maldini, un certo Shevchenko: "Speriamo che anche lui segni quanto Andriy -sorride Neda- A Nikola piaceva la numero 9, ma pure la 7 è una maglia di cui essere orgogliosi, perché è quella di Sheva". E giù, a elencare i numeri dell'ucraino: quanti gol, gli anni di militanza. Cultura vera, cultura rossonera. Ferratissima, la signora: pure sulla carriera di Inzaghi, Ibrahimovic, Van Basten. Chi l'avrebbe detto, in famiglia, che al posto di questi campioni avrebbero ritrovato loro figlio? "Non avrei mai immaginato che sarebbe diventato un giocatore così forte" ammette prima di commuoversi e restare senza voce, papà Jozo. Toccava a lui, anni fa, uscire di casa insieme a Nikola, "spesso anche alle 5 o alle 6 del mattino, per portarlo agli allenamenti a Spalato. Dovevamo cambiare due autobus, tutti i giorni, dal lunedì al sabato. Io aspettavo che finisse di allenarsi lì vicino allo stadio, e poi nel pomeriggio lo riportavo a casa". Una casa che ora custodisce tanti cimeli. "Questo è il pallone che mio fratello si è portato a casa dopo la tripletta segnata al Cagliari" mostra orgoglioso Zdravko. Che per l'intervista, si è presentato con addosso la maglia numero 7 di Nikola: "Mi è arrivata pochi giorni fa, è quella che indossava contro l'Udinese".

Quando ha festeggiato i suoi primi due gol con il Milan. Ne aveva segnato anche un altro, in realtà, prima che il Var gli negasse la gioia del terzo. "Speriamo ne faccia 3 anche all'Inter" si augura sorridendo il fratello di Nikola. Il tutto mentre con la palla firmata dagli ex compagni della Fiorentina palleggia scattando qua e là per il salotto, con risultati apprezzabili quanto Dembelè alla presentazione al Camp Nou. Prima di salutare, l'ultimo aneddoto, che strappa però un sorriso: "Nikola è sempre stato più forte, ma nemmeno Zdravko era poi così male con il pallone- conclude Neda- peccato che abbia iniziato troppo presto a fumare. Quando l'ho scoperto, l'ho subito messo di fronte a una scelta: vuoi fumare o giocare a calcio? E lui devo dire che ha smesso immediatamente. Di giocare a calcio, ovviamente".