Serie A, le 7 cose da seguire nel weekend

Serie A

Daniele V. Morrone e Fabio Barcellona (in collaborazione con "l'Ultimo Uomo")

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La sfida tattica tra Allegri e Giampaolo, il derby di Roma che vale più di 3 punti, Hamsik a caccia del record di gol di Maradona e altre cose da non perdere nella 13 ^ giornata.

 

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1. Come la Juventus può mettere in difficoltà la Sampdoria, e viceversa

I due gol realizzati dalla Juventus contro il Benevento sono solo i più recenti esempi della capacità dei bianconeri di segnare con un cross diretto verso il secondo palo, nella zona difesa dall’ultimo difensore della linea arretrata avversaria, o addirittura alle sue spalle. Il finalizzatore di eccellenza di questi cross è chiaramente Mario Mandzukic, abilissimo ad attaccare il secondo palo nella zona sinistra dell’attacco juventino e a prevalere fisicamente sui terzini avversari sui cross provenienti da destra. Il croato ha segnato a sette minuti dalla fine l’importantissimo gol della vittoria interna contro lo Sporting CP in Champions League, convertendo in rete con un prepotente colpo di testa il cross da sinistra di Douglas Costa.

Anche in assenza di Mario Mandzukic, forse non tra i titolari perché non in perfette
condizioni fisiche, e magari anche in vista dell’impegno di mercoledì contro il Barcellona, la pericolosità della Juventus nell’attaccare il lato debole rimane immutata, come il gol di Cuadrado e la sponda di Matuidi in occasione del primo gol al Benevento mostrano.

Questa peculiare dote dell’attacco posizionale della Juventus si incastra con la debolezza della Samp nel difendere il proprio lato debole, sia in generale, che nella specifica situazione di cross provenienti dalle fasce. Quella della Sampdoria è una debolezza strutturale, figlia della scelta di Giampaolo di difendere dentro l’area con una zona purissima e molto orientata a difendere lo spazio davanti alla propria porta accettando il rischio sul lato debole. A questo, si aggiunge che davanti alla linea difensiva è schierato un centrocampo a rombo e pertanto, sul lato opposto a quello della palla, il terzino non ha praticamente mai il supporto esterno di un altro giocatore, con la mezzala davanti a lui impegnato ad accorciare verso il centro.

In generale è proprio il rombo della Samp, intasando gli spazi interni a orientare gli attacchi avversari verso le fasce.

Probabilmente Juan Cuadrado, tornato dalla pausa delle Nazionali con qualche acciacco, non sarà della partita, ma per sfruttare l’ampiezza in fase di impostazione e rifinitura, e infine crossare verso il secondo palo, non sarebbe affatto sorprendente se Allegri schierasse nell’XI titolare Douglas Costa. La Juventus, inoltre, potrebbe utilizzare a proprio vantaggio un’altra caratteristica della zona purissima di Giampaolo: dato che la priorità in fase difensiva è quella di controllare gli spazi, tenendo d’occhio la posizione del pallone come riferimento, i centrocampisti della Sampdoria non si aggiungono alla linea difensiva e marcano gli inserimenti profondi dei loro corrispettivi di centrocampo. In quest’ottica, le tracce profonde senza palla di Khedira o Matuidi potrebbero risultare destabilizzanti per l’equilibrio della linea difensiva blucerchiata.

 

Strinic è costretto a uscire largo dalla posizione interna della mezzala davanti a lui. Sul cross da sinistra del Chievo il terzino destro blucerchiato lascia tanto spazio alle sue spalle. I centrocampisti non si abbassano a difendere dentro l’area.

 

La chiave per Giampaolo sarà quella di far prevalere i punti di forza del proprio sistema, giocando una partita in cui le debolezze possano essere minimizzate dall’andamento tattico del match. I blucerchiati possono mettere in difficoltà la Juventus se eviteranno il più possibile lunghe fasi di difesa posizionale, in cui i bianconeri potrebbero spostare il blocco difensivo blucerchiato da un lato all’altro del campo, fino a trovare gli spazi per penetrare o crossare con pericolosità. I doriani preferiscono difendere in avanti, disturbare attivamente la costruzione bassa avversaria e, grazie alla densità in zona palla del rombo di centrocampo, provare a riconquistare il possesso immediatamente dopo averlo perso, con un abile gegenpressing.

Una delle principali chiavi tattiche della partita sta proprio nella lotta tra la volontà della Samp di conquistare proattivamente il pallone in avanti e la resistenza al pressing della Juve. La presenza in campo di Pjanic - in dubbio per un infortunio rimediato nella partita di Lisbona contro lo Sporting CP - sarebbe molto utile per la Juventus, sia per dare brillantezza all’uscita dal pressing che, in fase più posizionale, per muovere orizzontalmente le linee della Sampdoria. In fase difensiva, la Juventus potrebbe soffrire il palleggio ravvicinato, rapido e brillante del centrocampo doriano, che nel suo rombo di centrocampo schiera 3 ex trequartisti di ruolo, oltre a Gastón Ramirez. I bianconeri dovranno essere abili a non concedere superiorità numerica al centro, e in generale a contrastare la formazione di triangoli e rombi che la mobilità e la tecnica della Samp aiuta a creare per tutto il campo. In aggiunta, la Juve dovrà riuscire a pareggiare la straripante fisicità di Zapata, utilissimo in questo inizio di stagione per risalire velocemente il campo e per alzare la squadra con le proprie corse palla al piede sull’esterno.

 

2. Questo Roma-Lazio vale davvero più di 3 punti

Una delle massime più citate a proposito del derby romano è che si tratta di una partita a parte, che esula dalla classifica e dalla differenze tra le due rosa. Quest’anno, però, sembra essere effettivamente un incontro impronosticabile: le due squadre sono divise solo da un punto in classifica (a entrambe manca una partita da recuperare) e arrivano da una striscia di risultati positivi precedente alla pausa per le Nazionali: la Roma vince consecutivamente da quattro partite, la Lazio addirittura da sei.

Come sottolineato da Alfredo Giacobbe su l’Ultimo Uomo, le statistiche in questo momento ci dicono che la Lazio è la terza forza del campionato. Se si guardano gli Expected Goals (o anche xG, un indice che misura la pericolosità dei tiri fatti e subiti da una squadra, con un risultato equivalente ai gol che avrebbe potuto segnare o subire) si nota una differenza tra xG realizzati e XG subiti in positivo (+6.7), solo Napoli e Juventus hanno fatto meglio. La lazio ha il miglior attaccante del campionato per produzione offensiva, Immobile ha segnato 9 gol (da 6.4 xG, il che significa che è stato migliore di quello che ci sarebbe potuti aspettare, come lo sono sempre gli ottimi centravanti). Ma anche una coppia di rifinitori perfettamente assortita, con Luis Alberto e Milinkovic-Savic. La Roma, dal canto suo è una squadra solidissima, soprattutto dal punto di vista difensivo, perché in grado di far giocare male chiunque e di far produrre poco agli attacchi avversari (è la squadra che ha subito meno reti, 7, ed è la terza migliore per xG subiti con 11.3 xG, dietro solo a Milan e Napoli).

Se è pur vero che un derby vale sempre tre punti, non è solo per motivi ambientali che in questo caso la vittoria varrà doppia. In un campionato in cui sembra difficile perdere punti contro le piccole, vincere o perdere uno scontro diretto rischia di pesare tantissimo nella lotta per un posto in Champions League, non solo dal punto di vista psicologico. Sia la Lazio che la Roma hanno già perso contro il Napoli, ma la Roma ha perso anche contro l’Inter e forse per questo la paura di perdere di nuovo potrebbe essere più grande dal lato giallorosso, anche se difficilmente Di Francesco imposterà una partita di carattere difensivo.

Infine, va tenuto conto del carattere degli allenatori. Per Inzaghi questo è il quinto derby da allenatore (per ora 2 vittorie e 2 sconfitte tra campionato e Coppa Italia) mentre per Di Francesco si tratta solo del primo. Entrambi sanno bene, come ex-giocatori delle rispettive squadre, come che un risultato favorevole in questo derby può dare una spinta al proprio progetto anche superiore al valore del singolo scontro diretto.

 

3. Napoli-Milan e la rincorsa al record di Hamsik

Hamsik ha segnato il suo primo gol in Italia proprio contro il Milan, nel 2006, quando indossava ancora la maglia del Brescia. Proprio contro il Milan il capitano del Napoli proverà a scrollarsi di dosso quella che sembra una vera e propria ossessione: raggiungere il record di gol di Maradona con la maglia del Napoli.

Sono anni che Hamsik ammette di puntare a quel record, che certificherebbe ancora di più la grandezza della sua esperienza a Napoli, magari affiancandola alla vittoria di un campionato. Se per lo scudetto ci sono ancora mesi da dover affrontare, per raggiungere il record di Maradona di 115 gol gli basta una rete. Eppure sono mesi però che questo record sembra più una scimmia sulla spalla che la naturale celebrazione della sua esperienza come miglior giocatore e leader del miglior Napoli dai tempi di Maradona. Hamsik però in questi anni ci aveva abituato bene e aver segnato un solo gol comincia a pesare: «Certo che ci penso, ma altri ci pensano più di me. Quando arriverà, arriverà. Ho segnato tanti gol e spero di continuare farlo perciò sono tranquillo».

Nonostante l’ostentazione di sicurezza, Hamsik sembra meno sicuro nel suo rapporto con la porta avversaria. Lo slovacco si muove sempre bene dietro la seconda linea di pressione avversaria, orchestrando insieme ad Insigne il tempo di inserimento in area. Hamsik tocca la palla in area 6 volte ogni 90’, un numero considerevole per una mezzala, ed è arrivato alla conclusione in porta come mai in carriera: 3.6 tiri per 90’ (1 tiro in porta per 90’ più della scorsa stagione) e di questi 1.7 tiri arrivano da dentro l’area (anche questo un record in carriera). Di questi 3.6 tiri però solo 1.2 fino ad ora prendono lo specchio della porta (1.4 vanno fuori, 0.9 vengono bloccati prima e per amor di precisione 0.1 sono finiti sul palo) questo porta la produzione offensiva di Hamsik, nonostante le premesse, ad essere innocua. Hamsik sta però tirando male, con fretta e poca precisione.

Nelle ultime cinque grandi partite - contro Lazio, Sampdoria, Roma, Inter e Juve - il Milan con la difesa a tre tende a stare perfettamente in riga, dimostrandosi però poco attrezzato per difendere l’arrivo di un giocatore dalla seconda linea, che è poi la specialità di Hamsik. La linea difensiva del Milan si trova spesso in apnea nel gestire le transizioni, e finisce per schiacciarsi sulla propria area. La partita contro il Milan quindi si presenta sulla carta come quella giusta per permettere allo slovacco di dare una sterzata alla propria stagione con un gol, dimostrando che uno dei migliori centrocampisti della Serie A ha solo attraversato un periodo sfortunato.


4. Il confronto tra Ljajic e Birsa

Torino-Chievo è una partita sicuramente con poco glamour, tra due squadre di metà classifica consapevoli di essere troppo forti per pensare di avere problemi in un futuro non lontano, ma al tempo stesso non abbastanza forti da poter lottare con convinzione per l’Europa. Almeno per ora, è così, perché con l’appetito si sa come funziona: viene mangiando. La sfida tra la squadra di Miajhlovic e quella di Maran è esemplificata dallo scontro tra i due giocatori più talentuosi delle due squadre: Adem Ljajic e Valter Birsa, che per stile di gioco sono quasi agli antipodi. Per il sistema del Torino, ormai, Ljajic è il giocatore più importante, la squadra dipende fortemente dalle sue lune e per sviluppare la manovra si affida alla catena di sinistra che il serbo forma con Ansaldi, terzino, e Baselli mezzala (il 40% del gioco del Torino passa proprio da sinistra). La creatività di Ljajic è fondamentale, però, lungo tutto il campo, se non fosse per lui il Torino sarebbe tremendamente prevedibile e, soprattutto, faticherebbe ad arrivare all’ultimo passaggio. Ljajic da solo significa 2.5 passaggi chiave in media ogni 90’ (dopo di lui c’è Iago Falque, con una media di 2 passaggi chiave), di cui solo 0.3 sono effettuati da fuori area. Ljajic, cioè, crea negli ultimi metri.

Ljajic è ovviamente il miglior assistman della sua squadra, con quattro assist fin qui. Lo stesso numero di assist di Valter Birsa. Il Chievo di Maran è molto organizzato, i giocatori che sono ingranaggi in movimento di un orologio preciso, ma per fare la differenza rispetto ad altre squadre del suo livello, e magari colmare il gap con quelle di livello superiore, Maran ha bisogno della tecnica di calcio di Birsa. Pur essendo altrettanto importante per la sua squadra, lo sloveno affronta il ruolo di rifinitore in maniera diversa rispetto a Ljajic. Anzitutto perché occupa la posizione di vertice alto del rombo, cosa che lo porta in zone di ricezione differenti, più lontano dall’area. Ma Birsa è anche maggiormente importante nei calci da fermo: il suo sinistro disegna come un pennello su tela traiettorie con cui raggiungere l’area, praticamente da qualsiasi posizione grazie alla sua sensibilità eccellente. Dei 2.2 passaggi chiave per 90’ di Birsa, addirittura 0.8 arrivano da cross o da un passaggio da fuori area. La creatività pura di Ljajic e la precisione tecnica perfetta di Birsa sarà una sfida nella sfida tra due squadre che rappresentano al meglio la classe media di questa Serie A.

 

5. La Fiorentina non ha ancora capito che campionato fare

Leonardo Semplici è di Firenze e prima di allenare la SPAL è stato per tre anni alla guida della Primavera della Fiorentina. E proprio la sfida contro la squadra di Semplici potrebbe aprire ufficialmente la crisi dei viola o, al contrario, ricondurli verso il percorso virtuoso bruscamente interrotto dalle 2 sconfitte di fila contro Crotone e Roma. Il tecnico della Fiorentina sembrava avere trovato la quadratura del cerchio abbracciando il 4-3-3 e mettendo in cantina il 4-2-3-1 di inizio stagione. Ma a tre vittorie di fila hanno fatto seguito le due sconfitte citate, che hanno un po’ smorzato gli entusiasmi e ridimensionato la classifica che adesso vede la Fiorentina lontana dall’Europa.

La SPAL invece sembra in buona forma ed è reduce dalla vittoria interna contro il Genoa, ottenuta dopo una prestazione non entusiasmante e un’ottima prova esterna contro l’Atalanta in cui ha ottenuto un pareggio. Il 3-5-2 di sapore contiano di Semplici ha un’identità di gioco molto definita e la squadra è apparsa sempre molto solida: hanno il nono miglior dato della serie A per Expected Goal subiti. In compenso, in questo inizio di campionato ha sofferto la scarsa incisività dell’attacco e occupa la terz’ultima posizione nella classifica degli xG. Inoltre, quest’anno la squadra di Semplici ha sempre perso contro squadre schierate con il 4-3-3: potrebbe essere un caso, ovviamente, e la buonissima partita giocata contro il Napoli sembra confermare che la SPAL non debba temere in particolare il 4-3-3; tuttavia la gestione delle tre punte è sempre un problema per una difesa a tre, specie se, come nel caso della Fiorentina, gli attaccanti esterni restano larghi, pronte a tagliare solamente nell’ultimo terzo di campo.

 

Il rombo di costruzione della SPAL pressato dalle tre punte del Bologna.

 

Anche la fase di possesso palla della squadra di Semplici, incentrata sulla costruzione bassa insistita del rombo arretrato, potrebbe poi soffrire la parità numerica delle punte avversarie sui difensori centrali. Pioli, come già fatto contro la Roma, potrebbe alzare in maniera aggressiva il suo mediano su quello avversario, Federico Viviani, per sabotare l’impostazione della manovra della SPAL e giocarsi la partita nella sfida tra il suo pressing e la capacità degli uomini di Semplici di eluderlo. Se così fosse, però, la Fiorentina potrebbe pagare l’assenza del suo equilibratore Badelj, mai pienamente sostituito da Sanchez.

 

6. Inter e Atalanta è la partita più fisica della settimana

La partita tra Inter e Atalanta mette di fronte due delle squadra più fisiche del campionato italiano. Lo scorso anno l’Inter di Pioli aveva schiantato i bergamaschi con un clamoroso 7-1 che gli aveva permesso di scavalcare in classifica la squadra di Gasperini, reduce dalla vittoria in trasferta a Napoli. Mancavano 10 partite alla fine del campionato e sappiamo tutti come è andata a finire: l’Atalanta si è classificata al quarto posto e l’Inter, involutasi drasticamente, ha chiuso la stagione al settimo posto, dieci punti dietro ai bergamaschi.

Spalletti ha cambiato pelle all’Inter, ma sette dei possibili titolari di domenica erano già in campo nella partita di marzo e le caratteristiche dei giocatori dell’Inter sono sempre le stesse.

Nonostante sia irripetibile una partita del genere, è comunque interessante notare come l’Inter abbia alcune armi potenzialmente pericolose per il sistema difensivo di Gasperini. L’Atalanta gioca un pressing aggressivo, basato su marcature individuali e sulla costante ricerca dell’anticipo. Un sistema rischioso che rischia di saltare in caso di errori in pressione e scalate imprecise. La capacità di alcuni giocatori dell’Inter, come Gagliardini, Candreva o Perisic, di lanciarsi in conduzione palla al piede lo scorso anno risultò decisiva per sfruttare le imprecisioni difensive dei bergamaschi. L’Inter ama giocare in spazi ampi e preferisce risalire il campo con le corse palla al piede degli esterni e dei centrocampisti, a cui quest’anno si è aggiunto Vecino, un altro calciatore capace di grandi break palla al piede. L’Inter è poi una delle poche squadre che riesce a pareggiare la fisicità dell’Atalanta ed è forse la squadra più complessa da affrontare per i bergamaschi.

L’Inter però ha poco controllo sul ritmo e l’andamento delle partite. Le recenti prestazioni hanno dimostrato che la squadra di Spalletti non ha molte armi tattiche a disposizione per gestire i risultati. Insomma, sebbene l’Inter abbia tutte le qualità giuste per mettere in difficoltà l’Atalanta, la squadra di Gasperini è sempre un osso durissimo da affrontare se sfidato solo sul piano della corsa e dell’intensità.

 

7. Il Benevento di De Zerbi alla ricerca del primo punto in Serie A, contro il Sassuolo che non vive un grande momento

Contro la Juventus, paradossalmente, il Benevento è sembrato molto più convinto delle proprie possibilità rispetto alle ultime esibizioni. Ha affrontato la partita senza indossare a priori i panni della vittima sacrificale e ha fatto una figura migliore di altre molte squadre di serie A allo Juventus Stadium. Oltre che su quello mentale, la mano di De Zerbi è già pesantemente intervenuta sull’atteggiamento tattico della squadra. Contro la Juve il tecnico ha impostato un 3-4-3 fluido che in fase di non possesso virava verso un 4-5-1 con lo scivolamento delle mezzepunte Ciciretti, sull’esterno di destra, e Cataldi, al fianco sinistro del mediano Viola.

Il quadrilatero composto dai due interni e dai due trequartisti impegna la Juve centralmente cercando di ottenere superiorità numerica e posizionale. Gli esterni rimangono aperti garantendo ampiezza alla manovra.

Pur soffrendo e lasciando alla Juventus il 67% del possesso palla, il Benevento ha lasciato intravedere una buona fluidità di palleggio, in accordo con il calcio amato dal proprio tecnico.

In fase di possesso i due trequartisti hanno occupato gli half-spaces e gli esterni Venuti e Lazaar hanno garantito ampiezza alla manovra, costringendo la Juventus a preoccuparsi di difendere contemporaneamente le zone interne e le zone esterne del proprio schieramento.

Anche giocando una buona partita, il match contro la Juve si è rivelato comunque proibitivo per la squadra di De Zerbi. Ma adesso, dopo tre partite in 10 giorni al suo arrivo al Benevento, il tecnico dei sanniti ha avuto due settimane di seguito per lavorare con la squadra e affinare i meccanismi del suo gioco. La partita con il Sassuolo, decisamente più alla portata rispetto a quelle precedenti contro Lazio e Juve, sarà l’occasione per vedere se il lavoro di De Zerbi ha davvero portato miglioramenti significativi alla squadra e anche l’occasione, in caso di vittoria, per accorciare a soli 5 punti la distanza dai neroverdi, attualmente al quart’ultimo posto in classifica. Nonostante le 12 sconfitte nelle prime 12 partite, la salvezza è ancora possibile e lo scontro diretto di domenica è fondamentale sia per la classifica che per dare entusiasmo alla squadra.

Il Sassuolo viene da tre sconfitte consecutive e, più in generale, da un inizio di campionato piuttosto grigio. Bucchi ad inizio stagione aveva provato a portare un cambiamento tattico dopo gli anni di Di Francesco, giocando con il 3-5-2, ma la disastrosa sconfitta per 6-1 contro la Lazio ha convinto il tecnico a tornare sui sentieri battuti del 4-3-3. Nonostamte ciò, il suo Sassuolo fa una fatica tremenda a fare gol: in 12 partite ha segnato solo quattro reti su azione, peggio del Sassuolo hanno fatto solo Verona e Benevento. L’infortunio di Berardi, peraltro piuttosto negativo nelle prime partite, non ha aiutato, la squadra oggi pare troppo leggera in avanti e incline a sbilanciarsi appena prova ad attaccare con tanti uomini per supportare il reparto avanzato. Non a caso le uniche due vittorie in campionato sono arrivate in trasferta, giocando un calcio più reattivo e più prudente.Per il Sassuolo e per Bucchi la partita è importante tanto quanto per il Benevento. Una sconfitta peggiorerebbe sensibilmente la classifica e potrebbe essere fatale per la panchina del tecnico neroverde.