Da Allegri a Montella, la società rossonera ha cambiato per sei volte la guida tecnica in meno di tre anni. L'ultimo ad essere stato solevato dall'incarico, prima dell'allenatore campano, era stato Mihajlovic che con il suo Torino ha messo fine all'avventura al Milan del suo successore
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Il penultimo degli esonerati del Milan, Sinisa Mihajlovic, fatale al suo immediato successore. Il pari senza gol di domenica 26 novembre a San Siro col Torino, infatti, provoca il licenziamento già annunciatissimo di Vincenzo Montella. E così, in nemmeno tre anni di doppia proprietà berlusconiana e cinese, il Diavolo ha bruciato all’inferno la bellezza di sei allenatori. Dopo Allegri, dal 25 gennaio 2014 a oggi, sono finiti male Inzaghi, Seedorf, Brocchi, Mihajlovic e Montella. I paradossi sono due. Il primo: l'anno scorso, in assenza totale di un vero referente in Società, il Milan montelliano conquista l’Europa League. Quest’anno, con più di 200 milioni di mercato estivo e un apparentemente solidissimo assetto proprietario, numeri impietosi. E’ come se, spesa una montagna di quattrini per 11 acquisti, alla fine si rivelasse sbagliato il calcolo di mantenere alla guida della squadra un tecnico che non incarnava l’idea di svolta. Il Milan ora è affidato a Ringhio Gattuso, un suo ex campionissmo. Come Inzaghi e Seedorf. L’incertezza al timone della squadra, unita alla formidabile pressione esterna (impossibile sbagliare ancora) preoccupa i tifosi. Momento duro per loro. Per quelli che scendono in campo, invece, un limbo che non dovrà paralizzare menti e gambe.