L'astronauta nerazzurro Nespoli torna sulla Terra. E dopo 139 giorni trova tutta un'altra Inter

Serie A

Francesco Giambertone

Nespoli in una foto della sua missione del 2010, quando l'Inter gli regalò una maglia che lui indossò in orbita (Foto Inter)
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L'astronauta italiano - grande tifoso dell'Inter - ha concluso la sua terza missione nello spazio, cominciata il 28 luglio. Quando nemmeno i più ottimisti avrebbero previsto quel che sarebbe successo dopo nel pianeta nerazzurro: ecco un rapido ripasso di quel che si è perso AstroPaolo

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Nell'anno della prima missione di Paolo Nespoli nello spazio, il 2007, l'Inter vinse il campionato. La seconda volta dell'italiano in orbita, nel 2010, i suoi nerazzurri si portarono a casa il Triplete. Oggi, nel 2017, il 60enne AstroPaolo è tornato sul pianeta Terra al termine della sua terza spedizione spaziale, la “missione Vita”, cominciata lo scorso 28 luglio. Appena si sarà ripreso dall'impatto tostissimo del ritorno alla gravità terrestre, qualche compagno di fede forse gli chiederà: “Paolo, ma non sarà che porti bene? Hai visto che Inter?” In effetti sì, qualcosa avrà visto sulla stazione spaziale internazionale, dove ha trascorso gli ultimi 139 giorni a fare esperimenti e studi di cui, ci perdonerà, capiamo il giusto, e a pubblicare foto spettacolari sui social media, che invece apprezziamo più in fretta. Avrà saputo, il 60enne con una storia di 313 giorni di esperienza lontano dalla Terra, che anche la sua Inter si è proiettata in orbita e viaggia lassù? Probabile. Ma nel suo lungo recupero dalle fatiche extraterrestri, che in confronto guarire da un crociato rotto è una sciocchezza, magari avrà voglia di gustarsi un riassunto delle puntate precedenti. E noi che dalla Terra non ci siamo mossi siamo qui apposta.

Il decollo a fine luglio: Inter, un altro pianeta

Quando Nespoli è salito su Sojuz, che non è un astro nascente seguito dai nerazzurri ma la navicella che ha portato l'ingegnere milanese nello spazio, il mondo Inter era coperto da nubi piuttosto grigie. Mentre il Milan aveva già speso 200 milioni di euro sul mercato (mancava solo Kalinic), dall'altra parte del Naviglio si era investito solo sul giovane Skriniar (tra mille dubbi dei tifosi) e sull'esperto Borja Valero. Si sognava ancora Vidal, sotto l'ombrellone si mugugnava per un grande colpo che non arrivava e che, in effetti, non sarebbe più arrivato. Ci ascolti, Nespoli: è andata bene così. Lo slovacco è bravo come a San Siro non se ne vedevano da anni luce, l'architetto con la barba disegna costellazioni col pallone. Ai quei tempi, si ricorderà, mugugnava soprattutto Ivan Perisic, che di restare un altro anno in una squadra da settimo posto non ne aveva proprio voglia, visto che Mourinho era pronto a tutti per portarlo a Manchester. Non ci crederà, ma anche lì c'è stato un lieto fine.

La stella di Maurito e la rinascita della costellazione nerazzurra

Deve sapere, Paolo, che mentre Lei immortalava dall'alto l'uragano Josè, l'altro Josè rinunciava un po' alla volta al croato dei suoi sogni, convinto a restare da Luciano Spalletti, che lo ha reso un'arma micidiale. Pensi che oggi in tanti lo paragonano a quell'altro Josè: gliel'avessimo detto a fine luglio, ci avrebbe dato degli stralunati. Ecco: se la ricorda l'accoglienza straordinaria che i tifosi riservarono al nuovo mister, con cori, sciarpe e fumogeni? Nemmeno noi: non ci fu. Ma provi oggi a parlare con un interista di Spalletti: gli darebbero il Nobel per la chimica, quella che ha creato tra i giocatori. Con lui la sua Inter si è trasformata. Come collettivo e nei singoli. Non ci crede? Ma come: proprio Lei, che ha coronato il sogno impossibile di tutti i bambini di diventare un astronauta, potrebbe forse non credere alla rinascita di Nagatomo, Santon e Ranocchia, pronti pochi mesi fa all'abbandono come pezzi in eccesso dello shuttle spaziale? Potrebbe, in effetti, la capiremmo. E potrebbe un uomo di scienza come Lei, ingegnere, dubitare della lucentezza della stella di Mauro Icardi, che coi suoi 16 gol in altrettante partite ha (quasi) fatto dimenticare quello sciagurato libro di cui, ricorderà, si parlò per mesi? Ci creda, Nespoli: è tutto vero.

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Nespoli e Inter: una lunga permanenza nello spazio

Le dicono niente i nomi di Vecino e Karamoh? No, nessun nuovo corpo celeste. Se ne parlava quest'estate, prima che partisse, e alla fine sono atterrati entrambi alla Pinetina, certo con impatti diversi. Uno è un bel pianeta che fa girare bene i satelliti, l'altro una cometa che viaggia alla velocità della luce ma che ai nostri occhi ancora ha brillato poco. Un po' come Cancelo e Dalbert, che parevano destinati a grandi cose e invece sono lì in rampa di lancio che aspettano di decollare, ma siccome le cose girano bene tutto sommato non ci si lamenta neanche di loro. Si aspettava forse un Joao Mario stellare? Temiamo che dovrà aspettare ancora. Invece Kondogbia, Gabigol, Jovetic, Murillo e Ansaldi hanno cercato fortuna su altri pianeti. Ma l'ha vista, dalla stazione spaziale, quella palla calciata alle stelle da Lulli del Pordenone (sì, ha capito bene) ai rigori contro la sua Inter? È andata bene, si fidi, ma quella partita se può se la riguardi, ma non si perda nemmeno l'ultimo derby, ne vale la pena. Ecco, Nespoli, ha visto: il mondo (anche quello nerazzurro) mentre non c'era è cambiato parecchio. Alla fine del campionato mancano 159 giorni e l'Inter è ancora nello spazio: ci provi lei a spiegarle come si fa a restare lassù così a lungo.