Nell'ultima partita del 2017 contro il Verona la Juventus di Massimiliano Allegri è scesa in campo solo con un italiano nell'undici titolare: Giorgio Chiellini. E' la prima volta che accade nell'era Andrea Agnelli. Inversione di tendenza insolita per chi ha sempre puntato forte su un blocco italiano che ancora c'è, ma non in campo. Normale ricambio generazionale o nuovo indizio sul momento del calcio italiano?
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Se c’è una cosa a cui la Juventus ha abituato tutti, in questi ultimi anni di calcio, è stata soltanto una: vincere, sempre. I sei scudetti consecutivi sono stati da record, per una squadra che passando da Antonio Conte a Massimiliano Allegri non ha mai fallito un colpo. Due allenatori italiani per sei titoli e tre Coppe nazionali, nel segno del tricolore. Quello cucito sul petto a forma di scudo, più lo stemma rotondo a indicare la vittoria in Coppa Italia. Ma non solo, di Italia ce n’è sempre stata tantissima anche nello spogliatoio bianconero, per non dire in campo. La Juventus di Andrea Agnelli ha costruito le sue fortune su quel blocco - italiano - che ha posto le basi, e poi raggiunto, tutti i record di questi ultimi anni. Contro il Verona però, nell’ultima giornata che ha chiuso un 2017 ancora una volta da incorniciare, c’è stata una netta inversione di tendenza, in realtà già sviluppatasi nel corso della nuova stagione: un solo italiano in campo nell’undici titolare bianconero, Giorgio Chiellini. È la prima volta che accade nell’era Agnelli, e non solo. Dopotutto la Juventus ha sempre puntato, storicamente, su un blocco di leader italiani - divisi tra il bianconero e l’azzurro della Nazionale - e non ha fatto eccezione il nuovo corso juventino degli ultimi trofei. Già, fino però a quest’anno.
Il primo scudetto arrivò nel 2012, al termine di quella cavalcata incredibile senza mai una sconfitta guidata da Antonio Conte. Era una Juventus reduce da due settimi posti consecutivi in campionato, e senza troppe certezze. Il blocco italiano però c’era, già forte in potenza, ma ancora da formare. Basti pensare alla difesa, non ancora collaudata, ma che diventerà perno di tutte le vittorie bianconere. Per sei campionati consecutivi la porta di Buffon è sempre stata la meno battuta. E con lui, portiere da sempre della nostra Nazionale, il resto della BBBC: Bonucci, Barzagli e Chiellini. Senza poi dimenticare ovviamene Andrea Pirlo, vero regista del film del tricolore. E ancora: Marchisio - che anche contro il Verona era seduto in panchina con Rodrigo Bentancur in campo. E in più, sparsi nei primi anni di Antonio Conte e nel seguito di Allegri: Giovinco, Quagliarella, Matri, Zaza, Ogbonna, Giaccherini, Storari come vice Buffon. Oggi in rosa i bianconeri contano nove italiani: Bernardeschi e De Sciglio sono i nuovi; più Sturaro e Rugani, che sono già da anni in squadra, e sempre con un occhio vigile al futuro. La progettazione è stata sempre alla base dei trionfi più recenti della Juventus, che sicuramente pensa anche al valore italiano della squadra. Ma attenzione, pochi italiani nell’undici titolare non è sinonimo di assenza del blocco. I pilastri nello spogliatoio sono sempre gli stessi, e anche dalla panchina guidano lo spogliatoio.
Un caso “stile Verona”, come nel posticipo della 19^ giornata di Serie A con un solo italiano in campo, in realtà, si era già verificato lo scorso anno, ma non dal primo minuto. Era la 35^ giornata, nel derby contro il Torino, la Juve iniziò allo Stadium con soli due italiani: Bonucci e Sturaro. Al 56’, poi, fuori proprio Sturaro e dentro Higuain. Risultato? Un solo italiano in campo, per giunta - anche se insospettabile al tempo - in una delle sue ultime partite in A con la maglia della Juventus. Vero, la partenza di Bonucci al Milan, unita al ricambio in porta con Szczesny titolare sette volte nelle ultime dieci di campionato, ha inevitabilmente spinto verso una Juventus più internazionale, “orfana” di due titolari praticamente inamovibili delle scorse stagioni. Quest’anno sono infatti già state cinque le partite con solo due italiani nell’undici titolare. Contro Chievo (Rugani e Sturaro), Torino (Buffon e Chiellini), Inter (De Sciglio e Chiellini), Bologna (De Sciglio e Barzagli) e Roma (Barzagli, Chiellini). Inversione di tendenza, già. Eppure contro il Verona è arrivata la vittoria, e la Juve è sempre lì, come da sei anni a questa parte - italiani o non italiani nell’undici di partenza - attaccata al primo posto con sempre tante possibilità di vittoria finale. Ma è pur vero che questo ricambio di rosa, sempre con meno giocatori italiani, proprio nella squadra più vincente degli ultimi tempi, e proprio nell’anno della mancata qualificazione al Mondiale, può essere letto anche come un nuovo indizio sulla condizione del nostro calcio, e della nostra Nazionale futura.