Juventus, Bernardeschi: come va il suo apprendistato in bianconero

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Daniele Manusia

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Federico Bernardeschi ha fatto una scelta difficile in estate trasferendosi alla Juventus. Finora non ha giocato molto, ma ha già dimostrato di essere cresciuto sotto alcuni aspetti, forse non i più appariscenti

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A vent’anni qualsiasi cosa fai, sbagli. Qualsiasi decisione prendi, ci sarà sempre qualcuno a dirti che dovevi prenderne un’altra. Prendiamo due ventiquattrenni che giocano a calcio in Serie A, che in momenti simili della propria giovinezza/carriera hanno preso decisioni diverse. Da un parte c’è il caso di Domenico Berardi, che sarebbe potuto andare alla Juventus una stagione e mezza fa ma ha preferito restare un altro anno a Sassuolo. «A me piace tanto giocare e poco fare quello che mi dicono di fare». Lo scorso maggio, in un’intervista alla Gazzetta dello Sport, Berardi ha confessato che c’erano ragioni di cuore, il tifo per l’Inter, ma anche più pratiche: «Quanto avrei giocato? Mi avrebbe fatto bene tanta panchina, così giovane?». Lì per lì sembrava un ragionamento sensato e che gli faceva persino onore (poche settimane fa è stato lodato Simone Verdi per aver preso una decisione simile restando a Bologna anziché andarsi a giocare lo Scudetto con il Napoli) considerando l'involuzione di Berardi nella stagione in corso, per molti è facile, oggi, dire che abbia preso la scelta sbagliata.

Adesso prendiamo il caso di Federico Bernardeschi, che veniva dalla stagione della consacrazione con la Fiorentina e con i giocatori più importanti della squadra (Kalinic, Gonzalo, Borja e Vecino) in partenza o già partiti, doveva scegliere se restare o accettare l’offerta di una squadra più ricca e competitiva. Ha scelto la Juventus e per molti si era trattata della scelta sbagliata: per la rivalità tra Fiorentina e Juventus ma anche perché avrebbe giocato poco. Per alcuni si era trattata di una scelta opportunistica in cui oltretutto aveva dimostrato scarsa ambizione: non aveva voluto diventare il centro assoluto del progetto viola, preferendo diventare uno dei tanti talenti a disposizione di Allegri. Perché, in fondo, quanto avrebbe giocato?

Federico Bernardeschi compirà 24 anni tra quattro giorni e dopo la partita di venerdì scorso contro la sua ex squadra, che ha sbloccato segnando su punizione come i peggiori traditori, o i migliori professionisti, a seconda dei punti di vista, è difficile trovare qualcuno che dica ancora che abbia sbagliato a scegliere la Juventus. Ma, a posteriori, sono capaci tutti…

Se Berardi fa ancora in tempo a riportare la sua carriera sui giusti binari, per Bernardeschi sarebbe comunque affrettato dare un giudizio definitivo. Quello che possiamo fare, dopo poco più di un girone, è fare un primo bilancio della sua prima stagione con la maglia della Juventus.

Brevissima storia tattica di Bernardeschi alla Juventus

Va detto subito che, in effetti, Bernardeschi non ha giocato moltissimo: ben 17 giocatori in rosa hanno giocato più minuti di lui , quella con la Fiorentina è stata la sua sesta partita da titolare in campionato e solo una volta (la scorsa settimana contro il Sassuolo) ha giocato la partita intera. D’altra parte solo sei volte è rimasto guardare dalla panchina, nelle altre partite è sempre entrato.

Si sa, Allegri è un allenatore per cui l’inserimento di un giovane in squadra è un processo lento e laborioso; ma è vero anche che dopo le partite con Sassuolo e Fiorentina, Bernardeschi ha ridotto i minuti di differenza rispetto a un giocatore affermato ed eccezionale come Douglas Costa (circa tre partite in meno, per la precisione) e Cuadrado (circa tre partite e mezzo in meno), che però è infortunato dalla fine dello scorso dicembre. Sta recuperando terreno sui suoi diretti concorrenti, considerando che Mandzukic è pressoché insostituibile per Allegri e che a Dybala, quando tornerà, bisognerà fargli in qualche modo posto in campo.

Finora Bernardeschi ha giocato solo una manciata di partite veramente importanti. All’andata, contro l’Atalanta (2-2), in cui è partito titolare e ha segnato il suo primo gol, da centravanti navigato, arrivando per primo sulla respinta del portiere, e poi ha servito un bell'assist a Higuain; nel secondo tempo contro la Lazio, quando è entrato al posto di Douglas Costa, che non stava giocando bene, subito dopo il gol del 1-2 di Immobile; contro la SPAL, in cui è partito titolare e oltre ad aver dimostrato di poter parlare la stessa lingua calcistica di Dybala, ha segnato il suo gol più bello in stagione, con un tiro di esterno sinistro da fuori area che molti faticherebbero anche solo a pensare; contro la Sampdoria da trequartista centrale; contro il Genoa in Coppa Italia, esterno in un tridente con Dybala al centro; contro il Cagliari, a destra in un 3-5-2 offensivo (ha segnato di nuovo muovendosi da punta in area di rigore); e poi le ultime due partite in campionato contro Sassuolo (due assist, anche se uno è un semplice passaggio sui piedi a Higuain che poi si è inventato il tiro) e Fiorentina.

I gol e gli assist di Bernardeschi fin qui.

Sul suo utilizzo pesa anche il cambio di modulo di Allegri, che per sistemare i problemi difensivi dopo la sconfitta con la Sampdoria è passato dal 4-2-3-1 di inizio stagione, con quattro giocatori offensivi in campo contemporaneamente, a formazioni più equilibrate con un centrocampista o un difensore in più (missione compiuta). Bernardeschi ha giocato sempre come esterno destro, tranne per 5’ minuti contro il Sassuolo al posto di Dybala e proprio contro la Sampdoria dello scorso novembre, quando è partito titolare dietro a Higuain.

Ovviamente nel 4-2-3-1 il suo riferimento principale è il trequartista centrale, e anche se il campione da prendere in considerazione non è molto esteso sembrerebbere esserci una buona intesa tra Bernardeschi e Dybala, quando l’argentino da trequartista centrale si avvicina alla fascia e i due possono scambiarsi palla rapidamente e incrociare le posizioni. Contro la Fiorentina, quando Allegri è passato al 4-2-3-1 nel secondo tempo, da un suo scambio con Douglas Costa, che dal centro si era spostato sulla destra, la Juventus è arrivata al tiro con Higuain.

Avere dei punti di riferimento a cui dare la palla aiuta Bernardeschi a sbagliare di meno, e gli permette di concentrarsi sui movimenti giusti per sfruttare il proprio dinamismo, ma il trequartista occupa uno spazio che invece, partendo da esterno nel 4-3-3, può provare a prendere lui con e senza palla, o che può sfruttare per entrare direttamente in contatto con il centravanti. Anche con Higuain sembra associarsi meglio oggi rispetto alle prime giornate. Sia con i cross lenti in area di rigore, che con filtranti a servire i tagli in profondità. Tre dei suoi cinque assist sono stati sfruttati da Higuain, che da parte sua sembra muoversi con maggiore sincronismo incontro quando lo vede rientrare.

La linea di passaggio che nel 4-2-3-1 gli offre il trequartista che si muove verso l’esterno è rimpiazzato, nel 4-3-3, dal movimento profondo della mezzala dal suo lato mentre quella dal lato opposto (Matuidi) gli può offrire una linea di passaggio in più inserendosi in verticale, anche se è una traccia che non è stata sfruttata moltissimo per ora.

Da trequartista centrale, in quell’unica partita in cui sulla destra giocava Cuadrado, Bernardeschi si è mostrato troppo rigido nell’eseguire i movimenti verso l’esterno anche quando finiva per schermare le linee di passaggio che dal centro portavano all’esterno. In ogni caso i limiti nel suo gioco spalle alla porta e negli smarcamenti non gli permettono di restare troppo in zona centrale, in sintesi Bernardeschi al centro sembra muoversi meglio da seconda punta che da trequartista.

Il che non è detto sia un male: la scorsa estate ha giocato molto bene da punta centrale nella semifinale dell’Europeo Under 21 contro la Germania, segnando un gol e mostrando di saper giocare anche in profondità, con un utilizzo del corpo e un istinto verticale che non tutti i trequartisti hanno, specie in Italia.

Quanto ha prodotto?

Il gol con cui Bernardeschi ha sbloccato la partita con la Fiorentina è il quarto di Bernardeschi in questo campionato (a cui va aggiunto un quinto gol stagionale in Champions League, contro l’Olympiakos). Cioè, ha segnato quanto Mandzukic e più di Cuadrado (3) e Douglas Costa (2); meno solo di Higuain (14), Dybala (14) e Khedira (6).

Quando è in campo è il giocatore della Juventus che tira di più (3.6 tiri in media su 90 minuti di gioco), dopo Dybala (5.2) ma più di tutti gli altri. Più di Higuain (3.4), Pjanic (2.2), Costa e Mandzukic (1.9). Ed è anche quello che prende di più la porta (1.5), sempre dopo Dybala (2.2) e prima di Higuain (1.4).

Insieme a Douglas Costa è il giocatore ad aver realizzato più assist (5) dopo Pjanic (7), anche se ha mandato al tiro un compagno solo 1.7 volte ogni 90’: molto meno di Costa (2.9), Cuadrado (2.8) e Pjanic (2.7) e leggermente meno di Dybala (2.1). Gli riescono meno dribbling (2.6) rispetto a Dybala (3.2) e Douglas Costa (5.2, semplicemente mostruoso), ma sono comunque di più di quelli che realizzano altri due specialisti come Alex Sandro (2) e Cuadrado (1.8). Non sono dati di per sé molto significativi ma che presi insieme confermano quello che si nota osservandolo, e cioè che se da una parte Bernardeschi non è uno dei giocatori più creativi del panorama italiano, che ha bisogno sempre di una traccia pulita sia per dribblare che per servire un compagno, dall’altra sa scegliere le sue giocate.

In generale i numeri di Bernardeschi di quest’anno ci dicono due cose: che la sua produzione offensiva non sfigura rispetto a quelli dei suoi compagni di squadra; e che non solo non c’è stato un calo rispetto a quelli dello stesso Bernardeschi nella stagione 2016-17 con la maglia della Fiorentina, ma anzi sotto alcuni aspetti aver cambiato maglia sembra aver portato dei benefici.

Difficilmente segnerà gli stessi gol a fine stagione (11), ma ha già fatto più assist della scorsa stagione (4 lo scorso anno, 5 questo), tira e dribbla di più (lo scorso anno calciava verso la porta 2.7 volte ogni 90’ e saltava efficacemente l’uomo 2.3 volte) e manda al tiro un compagno più o meno in maniera uguale (la scorsa stagione realizzava 1.8 key passes p90).

In un contesto in cui aveva maggiori responsabilità creative e poteva/doveva giocare un calcio diretto, libero di improvvisare e, anzi, Bernardeschi spesso era costretto a forzare la giocata. La sua precisione nei passaggi è passata dal 77.8% al 86%, i controlli sbagliati sono diminuiti da 3.1 a 2.8 (p90), la scorsa stagione sbagliava 1.9 dribbling (p90) mentre in questa appena 1.

Come è cambiato?

In conferenza stampa, dopo la vittoria contro la Fiorentina, Allegri ha descritto la partita di Bernardeschi dicendo che era stata di personalità, concreta: «Sotto quel punto di vista lì è cresciuto molto». Ha detto anche che Bernardeschi «ha capito come bisogna stare alla Juventus, un club con un DNA unico dove le vittorie arrivano grazie al lavoro e al sacrificio».

Le variazioni sottolineate sopra nei suoi numeri stagionali - per quanto si tratta di sfumature, più che di una vera e propria trasformazione, basate oltretutto su un campione ridotto: come giocherebbe Bernardeschi se diventasse titolare da qui a fine stagione? - indicano uno stile più prudente e attento ai dettagli, una concentrazione diversa rispetto al passato e coerente con il contesto juventino. I tifosi bianconeri stanno riconoscendo a Bernardeschi un impegno e un’applicazione che, considerata l’età e il ruolo da protagonista assoluto che aveva nella Fiorentina, non era scontato.

Il cambiamento è avvenuto, o sta avvenendo, soprattutto sul piano mentale, ma si nota anche ad occhio nudo in alcune piccole cose. Dai ripiegamenti difensivi, dall’intelligenza con cui gestisce il possesso. Da esterno destro, ovviamente, Bernardeschi tende a ricevere palla sui piedi e a girarsi verso l’interno del campo già con il primo controllo. Se è marcato da vicino, come capitato venerdì scorso con Biraghi, che spesso lo prendeva in consegna anche all’interno della metà campo difensiva bianconera, riceve e scarica all’indietro sui difensori o sul centrocampista più vicino; se invece ha più spazio mette subito il corpo in diagonale, in direzione della porta avversaria.

Nelle prime partite, e in generale quando dalla parte opposta del campo c’è stato Douglas Costa, i cambi di campo erano più frequenti, ma sembra cosciente del rischio di trasformarsi in uno spara-palloni, insistendo troppo sui lanci di interno dalla trequarti. Anche senza portare troppo palla, o  avere “gli occhi dietro alla schiena”, come si dice dei trequartisti con una visione di gioco eccezionale, riesce a trovare quasi sempre un compagno a cui passare la palla, e al passaggio segue sempre il movimento senza palla.

Forse è ancora troppo rigido e sicuramente dovrà sciogliersi di più in futuro, anche perché usando solo il piede sinistro diventa facilmente prevedibile per chi lo marca, ma già in questa prima fase non sono mancati gli slanci, le transizioni palla al piede condotte con velocità impressionante, le incursioni in area di rigore e i tiri a fuori. In generale è un trequartista atipico, con un primo controllo non eccezionale e una conduzione fluida ma con la palla distante dal corpo (lo scorso anno sbagliava 2 controlli in media ogni 90’, questa stagione addirittura 2.8; e sia con la maglia della Fiorentina che con quella bianconera perde il possesso 2.6 volte). Nello stretto non ha la “suola” di Dybala (o di gente come Milinkovic-Savic) e in transizione va dove c’è spazio per correre. Potrebbe provare ad andare più spesso lungo linea, visto che quando arriva sul fondo sa crossare anche con il destro, e non è da escludere che con il tempo uno degli aspetti principali del suo gioco diventi quel talento da seconda punta, la presenza in area, i movimenti in profondità, la ricerca della soluzione personale, che adesso sfrutta solo di tanto in tanto.

Insomma, Federico Bernardeschi in questa fase della sua evoluzione sta mostrando al meglio cosa significa per un giocatore di indubbio talento entrare a far parte di una “grande”, una squadra in cui le responsabilità offensive e difensive sono equamente divise, in cui verrebbe visto male se facesse troppo poco ma anche se provasse a fare troppo. Non è un salto che può fare qualsiasi calciatore, né è detto che faccia bene a tutti allo stesso modo, alcuni calciatori hanno un talento capriccioso, hanno bisogno di crescere il più possibile seguendo il loro istinto e non si adatteranno mai troppo a un contesto diverso a quello ideale per loro. Chi siamo noi per giudicare? A Federico Bernardeschi, però, almeno per adesso, l’apprendistato bianconero sembra fare bene.