Serie A, le 5 cose da seguire della 29^ giornata

Serie A

Marco D'Ottavi e Angelo Andrea Pisani

La nuova posizione di Douglas Costa, la sfida tra Torino e Fiorentina e altre cose da tenere d'occhio nella prossima giornata di campionato, la prima dell'ultimo terzo di campionato

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Napoli - Genoa si deciderà su un lato

Giusto un mese fa Napoli e Genoa avevano toccato il punto più alto delle rispettive stagioni: col 5 a 0 sul Cagliari la squadra di Sarri aveva appena raggiunto la decima vittoria consecutiva, sfiorando momenti di onnipotenza calcistica, mentre gli uomini di Ballardini – col 2 a 0 all’Inter – infilavano la migliore striscia di vittorie di tutta la stagione, allungando a 13 punti sulla zona retrocessione.

Da quel momento qualcosa si è incrinato. I partenopei hanno perso lo scontro di vertice con la Roma, mostrando alcuni problemi in un meccanismo che sembrava perfetto; i genoani sono stati fermati dal Bologna, bravo ad approfittare alcune lacune nella fase difensiva dei liguri. Le partite successive, con Inter e Milan, non hanno fatto che confermare certi problemi.

A Milano i partenopei si sono trovati di fronte un’altra squadra corta e compatta, capace di limitare i giocatori di maggiore qualità. L’Inter ha ridotto al minimo i rischi, soffocando la spina dorsale del possesso partenopeo e facendo un possesso abbastanza conservativo, con l’idea di non concedere il fianco in fase di transizione.

A Genova i rossoblù hanno tenuto testa al Milan per buona parte dell’incontro, pur confermando alcuni difetti nei duelli difensivi (specie quando la linea si abbassava troppo). Come evidenziato da Federico Principi, con Ballardini i liguri hanno migliorato (molto) la fase di non possesso, combinando l’aggressività dei due terzi di difesa alle letture difensive di Spolli, e alla copertura del centrocampo a cinque.

Il baricentro della squadra dipende dall’atteggiamento dei due esterni di fascia. Contro le squadre che giocano con due punte (concedendo superiorità numerica ai tre centrali) Rosi e Laxalt prendono più rischi, lasciando più responsabilità al terzo di difesa. Importante è anche il ruolo dei tre centrocampisti: Bessa, Bertolacci e Hiljemark si posizionano spesso in modo asimmetrico, con due centrocampisti più vicini orientati verso il pallone (pronti ad accorciare sull’esterno) e la mezzala sul lato debole a presidiare l’half space opposto.

Qui nella partita col Bologna. Bertolacci e Bessa stringono verso destra, Hiljemark resta in copertura su Poli. Rosi esce sulla ricezione di Masina, ma la difesa resta bassa lasciando spazio sulla trequarti.

Contro il tridente del Milan, invece, i due esterni sono rimasti più bassi, lasciando gli oneri in pressione ai tre centrocampisti. In questo modo, senza la giusta reattività negli scivolamenti laterali, o un atteggiamento troppo passivo dei difensori, la squadra rischia di lasciare spazi alle spalle del centrocampo.

La chiave di Napoli-Genoa sarà proprio in questa situazione di gioco, specie sul settore destro dei genoani (dove mancherà ancora Izzo). Nelle ultime settimane Mario Rui è cresciuto dal punto di vista tecnico e tattico - se escludiamo la brutta prestazione contro la Roma - e la catena mancina è tornata ad essere il serbatoio di gioco del Napoli, anche se non ancora ai livelli di quando c’era ancora Ghoulam. Le rotazioni tra Insigne, Hamsik e Mertens saranno importantissime per creare superiorità alle spalle della mediana genoana costruendo le occasioni per far male alla squadra di Ballardini.

Torino - Fiorentina sarà una sfida tra due squadre simili per certi versi

La partita tra Torino e Fiorentina rappresenta una sfida tra due delle squadre col gioco più diretto e aggressivo in tutta la Serie A. Separate da soli due punti, granata e viola arrivano alla sfida di domenica in momenti molto diversi, ma con parecchi punti di contatto: nel gioco, negli obiettivi, e nel bisogno di risposte.

A undici gare dalla fine della stagione, con la salvezza in tasca e l’Europa a una decina di punti, Fiorentina e Torino si trovano in mezzo al guado: un risultato negativo potrebbe far sfumare l’unico obiettivo possibile, svuotando una stagione vissuta sempre tra alti e bassi. Entrambe le squadre si trovano in un momento molto delicato: gli uomini di Pioli si sono trovati a fronteggiare un dramma umano, prima che sportivo, mentre i granata – dopo il grande impatto di Mazzarri – hanno perso l’ennesimo derby giocato male, innescando una spirale negativa che dura da tre partite.

All’andata la sconfitta con la Juventus (dopo 3 vittorie e 2 pareggi nelle prime 5) diede una mazzata alla stagione del Torino, che nelle successive 10 riuscì a vincerne appena 2; la sconfitta dello scorso febbraio (dopo 3 vittorie e 2 pareggi nelle prime 5 di Mazzarri) ha già portato in dote due sconfitte consecutive, creando parallelismi sinistri.

Sin dalle prime settimane Mazzarri ha dato una forte impronta alla squadra, pur mantenendo elementi di continuità con la gestione Mihajlovic. L’ex tecnico del Watford ha mantenuto il 4-3-3, affidandosi a un centrocampo molto dinamico e muscolare. La squadra difende con un blocco molto compatto e prova a ripartire velocemente sulle due fasce, sfruttando la torre Belotti e la qualità degli esterni Iago (autore di un’ottima stagione) e Berenguer.

Sulle fasce passa il grosso del gioco granata, sia in fase di costruzione (la palla va ai terzini per sfruttare la maggior libertà sulle zone laterali) che nell’ultimo terzo di campo, dove la squadra prova a sfruttare la superiorità data dalla coppia terzino-esterno.

Diverso è il piano tattico della Fiorentina, che (pur affidandosi a un gioco diretto) sfrutta canali di gioco diversi. La squadra viola si affida alla maggior qualità di difesa e mediana per giocare un possesso più veloce e vario, dove il catalizzatore di gioco non è la prima punta, ma il movimento di esterni e mezzali alle spalle del centrocampo avversario.

A prescindere dal modulo la squadra ha una fase di costruzione ben codificata, con cinque giocatori a occupare tutto il campo in ampiezza e due-tre difensori a gestire la fase di uscita. La qualità di Badelj palla al piede garantisce ai viola la possibilità di verticalizzare con continuità, alimentando le percussioni di Benassi e Veretout, gli strappi di Chiesa e i movimenti senza palla di Simeone.

Contro il Benevento la Fiorentina ha giocato col 4-3-3, ma in fase di costruzione ha occupato il campo come nel 3-5-2, con Biraghi alto a sinistra, Chiesa largo a destra e Saponara vicino a Simeone

Se il Torino è una squadra fin troppo attenta, misurata (al punto da diventare arida), la Fiorentina è una squadra senza misura: l’aggressività e la verticalità degli uomini di Pioli è un’arma a doppio taglio, ma resta il modo migliore per provare a vincere.

La partita sarà decisa dalla squadra che riuscirà a imporre il suo stile di controllo sulla partita: i viola cercheranno di aggredire gli avversari in entrambe le fasi, i granata imposteranno una squadra corta e compatta per liberare spazi alle spalle degli avversari.

La chiave della sfida sarà, probabilmente, nella tenuta difensiva del Torino: in queste ultime giornate la squadra di Mazzarri ha provato a tenere un blocco corto e compatto, con una delle due mezzali in pressione insieme a Belotti, e la difesa (N’Koulou, soprattutto) molto aggressiva nella copertura degli spazi tra le due linee da 4. Spezzando il blocco granata, la Fiorentina potrebbe avere la meglio; altrimenti, i tanti spazi in transizione saranno terra di conquista per Belotti e compagni.

La nuova posizione di Douglas Costa

Nella recente partita contro l’Atalanta Douglas Costa ha recuperato un pallone vagante sulla sua trequarti destra e in cinque tocchi, passando in mezzo a tre avversari, l’ha portato nella trequarti avversaria servendo poi - con il sesto e ultimo tocco - Higuain libero sulla destra, che ha segnato. Questa giocata è un saggio delle qualità del brasiliano, capace di accendersi come una miccia e bravissimo nel non perdere velocità in conduzione, anzi in maniera quasi anti-fisica capace di aumentare la sua andatura con il pallone tra i piedi.

Se le qualità di Costa le conosciamo tutti, più difficile è stato per Allegri capire come si potessero integrare in un sistema offensivo perfettamente equilibrato dove a tutti è richiesta grande disciplina. Nel 4-2-3-1 il compito di risalire il campo spettava a Dybala e all’esterno di destra era richiesto piuttosto di allargare il campo per dare connettersi col trequartista che preferiva ricevere in quella zona di campo. Con l’assenza dell’argentino ed il passaggio al 4-3-3 Costa ha sopperito ad alcuni dei compiti di risalita del campo, ma più spesso la manovra passava per Higuain o i tre centrocampisti.

Nelle ultime apparizioni però Allegri a parità di modulo ha leggermente cambiato i compiti dell’attacco. Dybala ha iniziato a giocare molto più vicino a Higuain ed in generale più libero di muoversi su tutta la trequarti, liberando spazio proprio per Costa. In questo modo, potendo decidere se attaccare all'esterno o rientrare dentro al campo, Costa è diventato immarcabile. Tra Udinese e Tottenham gli sono riusciti ben 13 dribbling, mentre contro l’Atalanta i dribbling sono stati (solo) 3, ma con 4 passaggi chiave.

Anche sabato contro la SPAL Costa dovrebbe occupare la stessa posizione e vediamo quanto veloce andrà questa volta.

Il borsino della lotta salvezza (chi rischia di più)

Dopo un inizio abbastanza sonnacchioso, in cui si aspettava solo una terza da aggiungere a Verona e Benevento, la lotta salvezza è esplosa all’improvviso come una rissa in discoteca. Prima di questa giornata troviamo 6 squadre in 4 punti di cui 2 dovranno scendere in Serie B. Vale la pena andare quindi a controllare i loro titoli di volta in volta, come con le azioni in borsa.

Cagliari

La squadra di Lopez viene da un convincente, se ben rocambolesco pareggio contro la Lazio. Domenica va a trovare il Benevento e la sfida che l’attende è meno semplice del previsto. Le streghe giocano un calcio di qualità, ma spesso non riescono a convertire in risultati il proprio gioco.

Al contrario il Cagliari pur tirando meno degli avversari (10.2 a partita contro 12.4) riesce ad avere una conversione migliore. Con la coppia Han e Pavoletti sembra aver trovato i muscoli che servono ad una squadra che lotta per la salvezza. Al Benevento potrebbero far male proprio da calcio piazzato. Titolo da comprare se non amate il rischio.

Chievo

Il Chievo si presenta a Milano sull’orlo di una crisi di nervi: le 10 sconfitte nelle ultime 13 partite, una serie orripilante, culminata con la sconfitta nel derby col Verona, che l’ha risucchiato prepotentemente in una battaglia che non sembra appartenergli. A San Siro non sarà per niente facile: la squadra di Gattuso viene invece da 7 vittorie nelle ultime 8 partite e vorrà riprendere la giusta strada dopo la delusione in Europa League. La differenza fisica e mentale tra le due squadre sembra essere un solco eccessivamente profondo per il Chievo e una sua vittoria sarebbe quantomeno sorprendente. Titolo da non comprare.

Crotone

Dopo la netta affermazione contro la Sampdoria, il Crotone è chiamato a ripetersi contro la Roma. L’impegno sulla carta sembra proibitivo: i giallorossi sono la terza forza del campionato e fuori casa ha perso solo una volta, allo Juventus Stadium. Allo stesso modo quest’anno la Roma non ha mai brillato dopo la Champions e le tossine dei 90’ contro lo Shakhtar potrebbero farsi sentire. L’esuberanza fisica dei ragazzi di Zenga potrebbe davvero mettere in difficoltà la Roma, che anche all’andata aveva ottenuto una vittoria striminzita. Titolo da comprare se amate il rischio.

Sassuolo

Il Sassuolo non riesce proprio a costruire un gioco offensivo decente. Peggior attacco della serie A pur tirando in porta quasi quanto la Lazio, la squadra di Iachini deve iniziare a concretizzare prima che sia troppo tardi. Dall’altra parte c’è un Udinese in flessione, che forse vorrà sfruttare le debolezze del Sassuolo per tornare in acque più calme. Titolo da non comprare a prescindere.

SPAL

La Spal viene da tre risultati utili consecutivi e può permettersi di perdere contro la squadra più in forma del campionato. Certo fare punti in questa occasione sarebbe esattamente la spinta emotiva necessaria per affrontare la corsa salvezza, ma i numeri parlano chiaro: la Juventus ha subito un solo gol nelle ultime quindici giornate, mentre la SPAL nello stesso periodo ne ha subiti 29 (la peggiore). Titolo da comprare solo se siete pazzi veri.

Verona

Fino ad un mese fa eravamo tutti convinti il Verona fosse spacciato, oggi non ne siamo più così sicuri. I gialloblù hanno vinto due partite consecutive per la prima volta in questa stagione e lo hanno fatto stringendo i denti e tirando fuori le unghie. Per battere l’Atalanta serviranno le stesse armi, ma anche l’apporto degli attaccanti: l’ultimo gol segnato dal reparto offensivo risale al 2 febbraio, ad opera di Kean, che tra l’altro è infortunato. Per Petkovic e Matos è arrivato il momento di contribuire alla causa e di farlo contro l’attenta difesa dell’Atalanta. Titolo da non comprare.

Maxi Lopez o Perica?

Kevin Lasagna - un po’ sorprendentemente - si è rivelato come il perfetto terminale per il gioco di Oddo. Con la sua capacità di muoversi su tutto il fronte offensivo, creando spazi per gli inserimenti dei centrocampisti oppure rendendosi pericoloso con i suoi tagli sempre puntuali verso la porta, ha contribuito alla rinascita della squadra con 6 gol e 3 assist, prima di fermarsi per un infortunio durante Torino-Udinese.

Per sostituirlo Oddo ha provato ad alternare Maxi Lopez e Stipe Perica, cercando da loro qualche risposta. I due però sono sembrati una brutta copia del compagno infortunato, non riuscendo mai ad essere incisivi nel gioco offensivo della squadra. Anche a causa di una flessione generale dell’Udinese, l’apporto dei due è stato quasi nullo tanto da spingere Oddo a provare Jankto come attaccante avanzato. Considerando che Lasagna dovrebbe stare fuori ancora per un paio di settimane e che Jankto è meglio continui a fare bene dove si trova, chi dovrebbe guidare l’attacco nella partita contro il Sassuolo?

Stipe Perica

Perica ha sostituito Lasagna al 54’ della partita col Torino, subito dopo l’infortunio. In poco meno di 40 minuti ha toccato il pallone 22 volte, lo ha perso una volta e ha tirato zero volte in porta. Promosso titolare con la Roma è riuscito nell’impresa di creare ancora meno: un dribbling subito da Alisson, un tiro verso la porta e un cartellino giallo, che visto la sua diffida gli ha fatto saltare la partita con la Sampdoria. Rientrato per gli ultimi 30 minuti con la Juventus, non ha fatto praticamente nulla.

Minuti in campo dall’infortunio di Lasagna: 142

Tiri: 1
Gol: 0

Assist: 0

Maxi Lopez

Maxi Lopez si trovava già in campo al momento dell’infortunio di Lasagna, con Oddo che provava a sfruttare la sua maggiore capacità di giocare un calcio associativo proprio in coppia con l’attaccante italiano. Il problema di Maxi è una forma fisica ai limiti del ridicolo, che non gli permette di giocare il calcio dispendioso di Lasagna. In profondità è più lento di quasi tutti i difensori avversari e questo non lo aiuta di certo. Per far valere la sua presenza in campo Oddo dovrebbe provare a dare alla squadra un ritmo diverso, ma varrebbe la pena?

Minuti in campo dall’infortunio di Lasagna: 99

Tiri: 1
Gol: 0

Assist: 0