L'attaccante del Nizza scrive sulle colonne della rivista francese, assieme ai compagni ai tempi della Nazionale Buffon e Chiellini: "Fossi stato bianco avrei avuto meno problemi". Il portiere: "Fuori dai Mondiali perché la non avevamo la forza di regalare un sogno a chi ci tifava", mentre il difensore cita Orazio
Per Mario, quella legge che gli ha permesso di indossare la maglia azzurra, è sbagliata. Andrebbe cambiata, modificata, riadattata. Perché l'Italia non è un paese razzista, nonostante gli episodi che capitano. Un Mario (Balotelli) diverso, sulle colonne di So Foot, rivista francese, si racconta. O meglio, racconta la sua Italia, non quella del pallone, ma quella delle parole cattive, della politica, dell'odio etnico, della diversità. Di colore e di fatto, una ricchezza per tanti, una mancanza per alcuni. Non per lui, che quel colore, l'azzurro, l'ha sognato per 18 anni, fino al compimento della maggiore età: per poter diventare italiano. Perché per Mario esiste solo un colore: quello della maglia della Nazionale, la sua vera pelle, come sempre dimostrato dall'attacante nel corso della sua carriera.
Balo, tra calcio e politica
Balotelli parte subito dal calcio. Dal particolare (lavorativo) al generale (la politica): a tutto Mario. "In certi stadi mi urlavano 'non esistono neri italiani', io sono la conferma del contrario. Anche se a tutti gli effetti, per la legge, io sono diventato italiano solo a 18 anni. È una legge sbagliata, forse è per quello anche ancora oggi, alcune persone, vedono il nero come il colore del diverso, dell’inferiore, dell’errore in mezzo alla fotografia della squadra. Di certo, fossi stato bianco, avrei avuto meno problemi. Avrei combinato comunque qualche casino di troppo? Probabilmente sì. Avrei avuto comunque atteggiamenti sbagliati sul campo di gioco? Probabilmente sì. Mi avrebbero perdonato tutto più in fretta? Sicuramente sì. L’Italia non è un Paese razzista, ma i razzisti ci sono. Il cambiamento è nelle mani delle nuove generazioni, ai nostri figli bisogna insegnare che siamo tutti uguali, nonostante le diversità apparenti". Parla il Mario padre, parla il Mario preoccupato. Da genitore e da italiano, perché il cambiamento non passa per un senatore di colore. Per di più con la Lega: "Un partito non proprio inattaccabile dal punto di vista del razzismo. Quel signore è stato usato e lui non se n’è accorto. Perché così la Lega può dire che esistono neri italiani che la pensano come loro. Il pensiero giusto però dovrebbe essere: esistono neri italiani. Punto. Quello ancora più giusto: esistono italiani. Stop. Quel senatore non può essere fatto passare come un’eccezione, altrimenti siamo di nuovo daccapo. Fosse stato eletto con qualsiasi altro partito, non ci sarebbe stato niente niente da dire".
Gigi, tra sogni e Mondiali
Il portiere della Juventus, invece, si sofferma sull'importanza del rimanere bambini. Che sia questo il segreto della sua longevità calcistica? "Il diritto di sognare deve essere preservato e tutelato perché ci riconduce ad una dimensione fanciullesca". La stessa in cui Buffon scoprì Thomas N'kono, portiere del Camerun. Modello portiere per diventare un portiere. Anzi, il portiere, il migliore del mondo. fuori dal Mondiale: "Perché la Nazionale non aveva la forza di regalare un sogno a chi la tifava. Si è concretizzata l'idea che i nostri bambini, nell'estate che arriva, non potranno vivere l'esperienza Mondiale al massimo, perché priva di qualcuno che rappresenti, agli occhi del mondo intero, i loro sogni. E i sogni di tutti noi italiani. Da quest'esperienza ripartiremo, più convinti di prima. Ancora più consapevoli dell'importanza dei sogni e del valore dei simboli". Per tornare in cima al mondo, come a Berlino nel 2006: "Una vittoria che era la rappresentazione di un sogno per sessanta milioni di persone, di individui, sessanta milioni di bambini che hanno ritrovato il tempo senza dimensione, la gioia senza soluzione di continuità, sentimenti positivi che diventano mezzi di espressione e di coesione sociale".
Giorgio, tra Orazio e l'educare
Chiellini è un uomo di valori. La cultura, per esempio, l'abnegazione al lavoro, l'educazione. Ed è proprio dalla cultura che parte il suo pensiero in veste di editorialista: "Est modus in rebus, c’è un equilibrio nelle cose". Partenza latina, citando il poeta romano del primo secolo a.C, prima di passare al caldo tema dell'educazione: "Educare letteralmente significa condurre fuori. Più liberamente, tirare fuori ciò che sta dentro. E per me l’educazione è il tentativo di tirare fuori il meglio di sé o degli altri"., Come fa in campo, d'altronde, a prescindere dai colori: bianconeri o azzurri. Quelli della Nazionale, la sua, quella di Buffon, quella di Mario Balotelli.