Cosa dobbiamo pensare della stagione di Kalinic?

Serie A

Federico Aquè

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Era arrivato come uno dei migliori attaccanti del campionato ma il croato è stata una delle delusioni di questa stagione del Milan. In parte c'entra il contesto tattico, ma in parte hanno pesato anche i suoi tanti errori. Proviamo ad analizzare la sua stagione

Il giorno in cui Nikola Kalinic esordisce da titolare in campionato, il Milan ospita l’Udinese a San Siro. È la quarta giornata, una settimana dopo il 4-1 contro la Lazio, la prima sconfitta che definisce un punto di svolta nella stagione del Milan. È infatti in reazione a quella sconfitta che Vincenzo Montella inizia le sperimentazioni tattiche abbandonando il 4-3-3 e passando in pianta stabile alla difesa a 3. Contro l’Udinese, il Milan si schiera quindi con il 3-5-2 e il compagno di Kalinic in attacco è Suso.

La partita è dominata dai rossoneri, Kalinic non è molto coinvolto nello sviluppo della manovra (completa 20 passaggi, meno di Donnarumma) e si limita a fornire linee di passaggio in profondità dietro la difesa dell’Udinese. Il Milan, infatti, avanza piuttosto agevolmente e può quindi evitare di appoggiarsi al suo centravanti per arrivare nella trequarti dell’Udinese. Il contributo di Kalinic spalle alla porta cresce man mano che il Milan si avvicina all’area di rigore, avanzando in particolare dalle fasce.

L’attaccante croato riceve diversi passaggi in diagonale, soprattutto da Rodríguez a sinistra, e con le sue sponde attiva le combinazioni che rifiniscono la manovra. Il suo appoggio privilegiato è Suso, con il quale però non sembra esserci troppa intesa: lo spagnolo riceve infatti più passaggi di quanti non ne restituisca a Kalinic, in maniera controintuitiva rispetto alle loro caratteristiche e ai loro ruoli.

Nonostante i logici problemi di adattamento che ogni nuovo acquisto deve affrontare, specie se si inserisce in una squadra molto rinnovata come il Milan, Kalinic sembra comunque poter avere da subito un impatto notevole. Il Milan, infatti, batte l’Udinese 2-1 e Kalinic segna entrambi i gol: nel primo esibisce le sue qualità nella protezione della palla, poi allarga a Calabria e va a ricevere il suo cross anticipando sia il difensore avversario che il portiere, nel secondo si fa trovare smarcato nell’area piccola sugli sviluppi di un calcio d’angolo e gira in porta una sponda di Kessié sul primo palo.

Il primo gol di Kalinic con la maglia del Milan: tiene a distanza Samir, allarga a Calabria e poi attacca la porta sul cross del compagno.

Kalinic sembra soddisfare i desideri di Montella di poter contare su un attaccante bravo sia in area di rigore che nel gioco spalle alla porta, e il suo posto nell’undici titolare non è quasi mai in discussione. L’allenatore campano lo affianca ad André Silva contro la SPAL e la Roma, di nuovo a Suso contro la Sampdoria, poi lo schiera da unica punta con alle spalle due trequartisti (quasi sempre Suso e Calhanoglu, a parte la trasferta a Napoli, in cui è Locatelli ad agire da trequartista insieme a Suso) fino alla partita che gli costa l’esonero, contro il Torino, in cui il compagno di Kalinic è ancora André Silva.

Le buone sensazioni destate dopo la partita contro l’Udinese, però, svaniscono presto. Fino a quando sulla panchina del Milan resta Montella, Kalinic riesce a segnare solo in un’altra partita, la vittoria per 4-1 contro il Chievo. Con 5 tiri e 2 gol, quella contro l’Udinese resta ancora la miglior produzione offensiva della stagione di Kalinic. Da una parte emergono presto i suoi limiti in area di rigore: Kalinic non è mai stato molto prolifico e in carriera ha segnato 20 o più gol in una stagione soltanto due volte, dieci anni fa con l’Hajduk Spalato e l’anno scorso con la Fiorentina. Dall’altra la manovra del Milan nella trequarti avversaria fatica a creare occasioni di qualità, rendendo quindi più difficili i compiti di finalizzazione degli attaccanti.

Contro il Torino, Kalinic contribuisce allo 0-0 che costa l’esonero a Montella sbagliando un paio di occasioni e gestendo male una ripartenza molto favorevole dopo aver tolto la palla a N’Koulou, con il solo Burdisso rimasto a difesa dell’area granata. Contro la Juventus sbaglia il possibile 1-1 dopo essersi smarcato alle spalle di Chiellini all’altezza del dischetto: non riesce a tenere la palla vicina col primo tocco e allungandosi per tirare finisce per dare il tempo a Buffon di tuffarsi e deviare la traiettoria sulla traversa.

Ai suoi errori si sommano le difficoltà più generali della squadra. A Napoli, ad esempio, all’interno di una partita in cui il Milan ha grandi problemi a portare il pallone in avanti (per tutto il primo tempo non entra mai nell’area del Napoli), Kalinic tira solo una volta, ma gioca una partita eccezionale spalle alla porta, ripulisce diversi palloni in uscita dalla difesa ed è il principale riferimento che permette al Milan di alzarsi ed entrare nella trequarti del Napoli.

Nonostante i vari tentativi, la gestione di Montella naufraga perché non riesce a trovare un contesto che potenzi le qualità dei giocatori. Anzi, al contrario la confusione finisce per amplificare i limiti individuali, e Kalinic non è risparmiato. Le sue qualità nel gioco di sponda non vengono sollecitate molto e al tempo stesso la squadra gli fornisce poche occasioni per segnare. Pur essendo molto forte in alcuni aspetti decisivi in area di rigore, come ad esempio il corpo a corpo con i difensori, il senso per lo smarcamento, il colpo di testa, Kalinic non ha la freddezza dei migliori attaccanti d’area.

Anche solo limitando il confronto ai suoi compagni di reparto, Kalinic non è baciato dalla capacità di trovarsi al posto giusto nel momento giusto che ad esempio ha Cutrone. Il giovane attaccante milanista ha segnato diversi gol contando semplicemente sul suo senso della posizione e ha stabilito un’intesa più forte con Suso e Calhanoglu, mostrandosi più veloce nel leggere le traiettorie dei loro cross. I gol di Kalinic sono più ricercati, hanno bisogno di tiri più elaborati tecnicamente. Kalinic sa costruirsi un gol dal nulla, anche se il suo raggio d'azione si limita all’area di rigore: non ha una conduzione sciolta, in grado di piegare il campo quando riceve lontano dall’area.

Contro il Sassuolo, il Milan stava perdendo 1-0 a cinque minuti dalla fine quando Kalinic ha pareggiato con una giocata eccezionale, che descrive bene la sua unicità rispetto ai compagni di reparto. Come spesso capita, il pallone sta girando sulla fascia destra, Suso non riesce a trovare il modo di farlo uscire da quella zona per entrare in area di rigore, prova un dribbling, rischia di perdere la palla, ma riesce a scaricarla indietro a Musacchio. Il difensore argentino crossa dalla trequarti, anche se in area ci sono soltanto André Silva e Kalinic, in chiara inferiorità numerica contro i difensori del Sassuolo. Il cross passa sopra la testa di André Silva e arriva sul dischetto a Kalinic, che tiene lontano Lemos, riesce a girarsi verso la porta con il primo tocco di destro e col sinistro buca la porta calciando forte sotto la traversa.

Il gol di Kalinic era tra i candidati come il più bello segnato dal Milan nel mese di aprile.

In due tocchi Kalinic ha trasformato in gol una situazione di stallo in un momento delicato della partita, tirando fuori il massimo da un cross all’apparenza innocuo. La sua giocata non è comunque servita a migliorare la classifica rossonera: dopo aver sperato di rientrare nella lotta per la Champions League, il Milan è addirittura scivolato al settimo posto a causa di una striscia negativa di sei partite (4 pareggi e 2 sconfitte).

Anche dopo l’esonero di Montella e la promozione di Gennaro Gattuso, Kalinic, almeno all’inizio, è un titolare. Gattuso esordisce a Benevento e Kalinic segna un gol, poi gioca dal primo minuto anche nelle gare successive contro il Bologna, il Verona e l’Atalanta. L’attaccante croato si infortuna nel derby di Coppa Italia, il Milan infila una striscia di 13 risultati utili consecutivi e nel frattempo le gerarchie in attacco cambiano. I rossoneri vincono il derby grazie a un gol di Cutrone, che diventa la prima scelta.

Gattuso torna in pianta stabile al 4-3-3 e individua presto un gruppo di titolari più o meno fisso, in cui una delle poche rotazioni riguarda proprio il centravanti. Cutrone gioca più spesso dal primo minuto perché trova il gol più facilmente rispetto ai compagni, ma Gattuso più di una volta ne sottolinea i margini di miglioramento nella protezione della palla e nel gioco di sponda. Forse è proprio l’importanza di avere un centravanti su cui appoggiarsi per far alzare la squadra il motivo principale della fiducia che il nuovo allenatore ripone in Kalinic. Dopo la semifinale di ritorno in Coppa Italia contro la Lazio, in cui Kalinic sbaglia una chiara occasione nei tempi supplementari che avrebbe probabilmente evitato i calci di rigore, Gattuso difende il suo attaccante definendolo un campione. Un paio di settimane dopo, però, lo esclude dai convocati per la sfida contro il Chievo, giudicandolo non abbastanza intenso negli allenamenti.

Nonostante i miglioramenti, nemmeno Gattuso è riuscito a risolvere la questione del centravanti. Montella aveva definito gerarchie piuttosto chiare, con Kalinic come prima scelta, Gattuso ha invece favorito l’alternanza, offrendo un paio di chance anche ad André Silva e tornando inoltre a schierare le due punte. In quelle occasioni l’allenatore del Milan ha preferito la coppia formata da André Silva e Cutrone, ritenuti forse più adatti di Kalinic a dividersi gli spazi e a coordinare i movimenti. In generale, Gattuso ha ricavato qualcosa in più dai suoi attaccanti, ma non abbastanza da alzare l’asticella del rendimento ai livelli immaginati a inizio stagione: Kalinic, André Silva e Cutrone hanno segnato in tutto 14 gol in campionato, la metà rispetto al solo Immobile.

Anche con Gattuso, le buone sensazioni suscitate all’inizio da Kalinic svaniscono presto. Dopo il gol all’esordio contro il Benevento, l’attaccante croato serve un assist a Bonaventura contro il Bologna e sembra beneficiare di una manovra più diretta che punta ad appoggiarsi con maggiore frequenza sul centravanti per avanzare. Col tempo, però, la manovra del Milan si fa più sofisticata, soprattutto grazie all’ingresso in squadra di Calhanoglu come esterno sinistro d’attacco, che riequilibra le responsabilità creative sui due lati del campo.

L’impatto di Kalinic e lo spazio concesso da Gattuso diminuiscono, anche perché l’attaccante croato, dopo l’infortunio alla caviglia rimediato nel derby di Coppa Italia, resta fuori per un paio di settimane a causa di un principio di pubalgia. Nelle ultime 8 giornate di campionato viene scelto come titolare soltanto due volte e in una di queste occasioni, contro il Napoli, gioca appena otto palloni, completa 4 passaggi e non tira mai in porta. Senza rifornimenti e praticamente mai coinvolto nella manovra per facilitare l’accesso alla trequarti del Napoli, Kalinic è a tutti gli effetti un corpo estraneo. La differenza con la partita d’andata, in cui non aveva combinato molto di più nell’area avversaria, ma aveva toccato il punto più alto in quanto a coinvolgimento nella manovra, è evidente.

Sia Montella che Gattuso hanno mostrato di avere fiducia in Kalinic, ritenendolo probabilmente il profilo più completo tra i centravanti a disposizione, ma tutti e due non sono riusciti a creargli attorno un contesto che lo facesse esprimere pienamente secondo le sue caratteristiche. La sensibilità del suo gioco di sponda non sempre è stata sollecitata, anche se comunque Kalinic ha in parte compensato le poche occasioni per segnare mettendosi al servizio della squadra: con 3 assist e una media di 1,9 passaggi che mandano al tiro un compagno per 90 minuti, solo Suso e Calhanoglu fanno meglio di lui nella rosa del Milan.

Kalinic è stato utilizzato soprattutto per la sua forza fisica, la capacità di proteggere la palla e vincere i corpo a corpo con i difensori, mentre un’altra parte importante del suo talento, il suo senso per la profondità, non è stata praticamente mai esplorata. L’attaccante croato ha segnato un solo gol dopo essere stato servito con un passaggio alle spalle della difesa, contro il Chievo, in cui ha controllato l’assist di Suso prima di battere Sorrentino con l’esterno del piede destro, esibendo ancora una volta la sua ricercatezza nella scelta della giocata.

Anche con Gattuso, il Milan verticalizza con fatica una volta entrato nella trequarti avversaria e continua ad affidarsi troppo ai tiri dalla distanza e ai cross. Le occasioni per Kalinic sono aumentate (esclusi i tiri respinti, è passato da una media di 1,4 tiri per 90 con Montella a 2,5 tiri per 90 minuti con Gattuso), ma ad accumularsi sono stati gli errori piuttosto che i gol.

Esclusi gli esordi in Croazia quando non aveva ancora 20 anni, Kalinic non aveva mai segnato così poco come in questo primo anno con la maglia del Milan. Pur tenendo conto dei problemi di inserimento in una squadra così rinnovata, è sotto gli occhi di tutti che il suo rendimento è stato ben al di sotto delle aspettative.

Considerate le stagioni deludenti di Kalinic e André Silva, è probabile che nella prossima campagna acquisti i rossoneri puntino proprio a rinnovare il reparto offensivo. Già in inverno si erano diffuse le voci di un interesse per Kalinic nel campionato cinese, il ruolo sempre più marginale avuto dal croato nelle ultime settimane potrebbe convincere la dirigenza milanista alla cessione in estate.

Pur essendo un attaccante completo, il talento di cui dispone non permette a Kalinic di essere autosufficiente, prescindendo dal contesto creato attorno a lui. La confusione dei primi mesi con Montella e i problemi offensivi che non sono stati risolti da Gattuso non hanno facilitato il suo inserimento, ma Kalinic non si è nemmeno aiutato, sbagliando molte delle occasioni avute per segnare. I suoi errori e i problemi di squadra hanno alimentato un circolo vizioso che ha portato a sottolineare i suoi limiti piuttosto che le qualità con cui si era segnalato come uno dei migliori attaccanti del campionato, e il risultato è stato questa stagione così deludente.