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Il nuovo Gonzalo Higuain: gol scudetto, grinta e tanto lavoro

Serie A

Claudio Barbieri

Il settimo scudetto della Juve è firmato anche dal Pipita, che è diventato un attaccante a 360 gradi, in grado di segnare reti decisive a Napoli e contro Inter e Milan, ma anche di distribuire assist e giocate per la squadra. Un’evoluzione evidenziata da numeri da leader

JUVE AL SETTIMO CIELO: LO SPECIALE SCUDETTO

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Lo sliding doors del settimo scudetto consecutivo della Juventus si è materializzato alle 22.45 di sabato 28 aprile. San Siro, punizione di Dybala dalla tre quarti campo e colpo di testa di Gonzalo Higuain, che segna in pieno recupero il gol del 3-2 all’Inter che (di fatto) regala il tricolore ai bianconeri. Un paradosso, se si pensa che il Pipita era a digiuno da 716’ (il più lungo in tutte le competizioni da quando è in Italia) e che i 16 gol di questo torneo sono il minimo storico in Serie A (si era fermato a 17 nella sua stagione d’esordio con il Napoli, 2013/14). Il nuovo Higuain è un giocatore profondamente diverso dall’animale d’area di rigore visto prima al Bernabeu (122 gol in 264 partite) e poi al San Paolo (92 in 147). Allegri lo ha trasformato in un attaccante moderno, che svaria a 360 gradi sul fronte d’attacco, capace di far ripartire la squadra, di distribuire il gioco sulle ali, di difendere nei propri 16 metri, di rincorrere l’avversario e di sbucciarsi le ginocchia per un contrasto. Non solo, il peso specifico di Gonzalo all’interno dello spogliatoio è cresciuto esponenzialmente, grazie anche al forte legame che si è creato con tutto il gruppo sudamericano, Dybala e Douglas Costa in primis, tanto che lo stesso Del Piero, dopo l’impresa del San Paolo, aveva parlato di “partita da capitano”. La partita di San Siro con l’Inter è stata la dimostrazione che Higuain non vive solo per il gol: 33 tocchi, 3 tiri verso la porta di cui uno all’interno dello specchio, 20 passaggi (l’85% di questi completati),ma anche un fallo commesso. I suoi oltre 9,5 km percorsi a partita (più del Mandzukic che si divora la fascia o di speedy Douglas Costa, tanto per fare due nomi), i suoi numerosi rientri nella propria metà campo, come sottolineato dalla heat map di ‘Whoscored’, dimostrano che il Pipita è andato ben oltre il gol che ha indirizzato lo scudetto sulla strada di Torino per la settima volta di fila…

La heat map di Gonzalo Higuain nel match scudetto contro l'Inter: un attaccante 'moderno', direbbe qualcuno (Foto Whoscored)

Il gol del decisivo 3-2 di San Siro contro l'Inter che ha, di fatto, consegnato lo scudetto alla Juventus (Getty)

Tutti i numeri del Pipita

Le statistiche di Higuain (aggiornate dopo la gara con il Bologna) parlano di 16 gol realizzati, tutti da dentro l’area di rigore: 9 di destro, 5 di sinistro e 2 di testa (tra cui quello, fondamentale, con l’Inter). Il tutto in 2704’ giocati (33 presenze) e con 39 tiri in porta (67 totali). Il Pipita ha segnato una rete ogni 169’, con una media realizzativa del 23%. I 46 falli subiti (e i 18 fatti, con quattro ammonizioni prese) e le 30 occasioni create dimostrano la sua grande importanza nell’attacco juventino, così come i 21 passaggi di media per partita, con l’80% di precisione. Passaggi che per oltre la metà sono stati indirizzati verso le fasce laterali, a favore dei vari Cuadrado, Alex Sandro, Dybala, Bernardeschi e Douglas Costa. Gonzalo conta anche 7 assist, eguagliando il suo massimo in carriera da quando gioca in Italia (Napoli, 2014-15).

Higuain cerca in tribuna De Laurentiis dopo il gol che ha deciso la sfida del San Paolo con il Napoli (Getty)

Pochi gol, ma pesanti…

Sono tre le partite chiave della stagione di Higuain in Serie A. Il 28 ottobre la Juve va a San Siro in casa del Milan con un solo obiettivo: vincere e tenere il passo di un Napoli scatenato. La sfida con i rossoneri è sempre insidiosa: il Pipita la sblocca a metà del primo tempo imbeccato dal gemello Dybala, per poi chiuderla al 63’ con una fucilata sul primo palo che fa secco Donnarumma per la seconda volta il serata. Il 1° dicembre Gonzalo torna al San Paolo a poco più di un anno dal ‘grande tradimento’. Napoli lo accoglie con fischi, sfottò e insulti, lui si carica già nel riscaldamento, invitando il pubblico a proseguire con il suo show. La risposta arriva dopo appena 13’, sempre su invito di Dybala: tocco sotto a scavalcare Reina e gol del decisivo 0-1 che rimette la Juve in testa alla classifica e zittisce il ‘grande nemico’ Aurelio De Laurentiis. Infine saltiamo al 28 aprile, ancora a San Siro, questa volta contro l’Inter: è la zuccata (sempre su imbeccata dell’amico Paulo) che consegna ufficiosamente ad Allegri lo scudetto, il settimo consecutivo per i bianconeri, il secondo di fila per il Pipita. I 90 milioni di euro spesi nell’estate 2016 sono già pienamente ammortizzati: la Juve ha trovato più di un bomber, ha scoperto un leader.