Lazio-Inter 2-3, decide un gol di Vecino all'82'. Nerazzurri in Champions League, Inzaghi in E. League

Serie A

Michele Mastrogiacomo

Al termine di una partita pazza, la squadra di Spalletti riesce a battere in rimonta i biancocelesti e si qualifica per la fase a gironi della prossima Champions League. Dopo il vantaggio dei padroni di casa con l'autogol di Perisic e il pareggio di D'Ambrosio, il primo tempo si chiude con la Lazio avanti grazie allo splendido contropiede di Felipe Anderson. Nella ripresa i biancocelesti controllano la gara, ma in 4 minuti cambia tutto: rigore per l'Inter, espulsione di Lulic e vantaggio definitivo di Vecino

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LAZIO-INTER 2-3

9' aut Perisic (L), 30' D'Ambrosio (L), 41' Felipe Anderson (L), 78' rig. Icardi (I), 82' Vecino (I)

Lazio (3-5-1-1): Strakosha; Luiz Felipe, de Vrij, Radu (75' Bastos); Marusic, Murgia, Leiva, Milinkovic, Lulic; Anderson; Immobile. All: Inzaghi
Inter (4-2-3-1): Handanovic; Cancelo, Skriniar, Miranda, D'Ambrosio; Vecino, Gagliardini; Candreva (60' Eder), Rafinha (68' Karamoh), Perisic; Icardi. All: Spalletti
Ammoniti: Brozovic, Miranda, Luiz Felipe, Lucas Leiva
Espulsi: Lulic al 79' per doppia ammonizione, 93' Patric (dalla panchina) per proteste

Nella vita si può cercare di controllare ogni dettaglio, studiare gli scenari, prevedere le traiettorie e interpretare i segnali. Ma a volte possono bastare 4 minuti per cancellare tutto. 360 secondi che distruggono solidi castelli e annientano sogni europei che sinceramente si meritava di vivere. E così, soprattutto o forse solamente nel calcio, può accadere che quasi al termine di una partita mal giocata, nella quale i tuoi avversari ti hanno mentalmente e tatticamente dominato, prendano forma due singoli eventi che improvvisamente riscrivono la storia e modificano il futuro. Un rigore e un'espulsione, elementi fondanti di questo sport, che affondano la Lazio e regalano all'Inter una Champions che solo una settimana fa sembrava decisamente improbabile. Un 3-2 in rimonta tanto folle quanto scriteriato, sia per la maniera drammatica con la quale i padroni di casa hanno visto sbriciolarsi tra le mani (con molte colpe) l'obiettivo di una stagione, sia per come il risultato finale - dinamiche dei gol su tutto - si è determinato. Inter quasi mai in partita nei primi 45 minuti: schiacciata dall'atteggiamento e dall'energia di una Lazio guidata da un Milinkovic sontuoso, fortunata a trovare il gol del pareggio dopo una carambola in area tra D'Ambrosio e Strakosha, meritatamente sotto dopo la sgroppata di Felipe Anderson che trova la difesa totalmente impreparata. Ancora peggio se possibile la ripresa, quando un inconcludente Rafinha e dei fumosi Candreva e Perisic non sono riusciti quasi mai a servire una palla gol a Icardi. Fino all'harakiri biancoceleste: un rinvio sbilenco di Strakosha, le entrate in scivolata di de Vrij prima (rigore) e Lulic poi (rosso), il pari di Icardi e la zuccata, ancora su calcio d'angolo, di Vecino. Sono solo 360 secondi, ma dentro c'è tutto il senso, stravolto, di una stagione decisamente pazza. Che forse sarebbe dovuta finire in altro modo, ma che il campo gli ha regalato un destino inatteso: Spalletti gongola e se ne va in Champions, Inzaghi recrimina e resta in Europa League. Il calcio, proprio come la vita, a volte nasconde particolari decisivi. Che solo il tempo può avere la forza di definire. E oggi sono bastati appena 4 minuti.

Le scelte

Inzaghi non recupera due pedine molto importanti come Parolo e Luis Alberto ma schiera dal primo minuto il grande sorvegliato speciale della serata, quel de Vrij che ha già firmato con l'Inter e che dalla prossima stagione vestirà la maglia nerazzurra. L'olandese voleva giocare e sarà schierato come al solito al centro della difesa, con Luiz Felipe e Radu ai suoi fianchi. Importantissima anche la presenza di Ciro Immobile, che ha recuperato a velocità record dall'infortunio muscolare alla coscia destra: alle sue spalle, nel consueto 3-5-1-1, al posto di Luis Alberto ci sarà Felipe Anderson. In mezzo, con Leiva e Milinkovic-Savic, spazio a Murgia. Assenza importante anche per Spalletti, che deve rinunciare a Gagliardini, convocato ma non al meglio: al suo posto conferma per Vecino insieme a Brozovic, il regista della squadra da almeno due mesi. Per il resto tutto confermato: Rafinha trequartista, Borja Valero in panchina e Icardi in avanti a battagliare a distanza con Immobile per il titolo di capocannoniere. Il tutto di fronte a 68 mila spettatori. Che lo spareggio Champions abbia inizio.

Primo tempo

Il clima all'Olimpico è caldissimo, le squadre pronte a darsi battaglia anche se la Lazio lo sembra molto di più. L'Inter comincia la gara provando a fare gioco e a tenere la palla, ma quello nerazzurro è un possesso sterile e con poco costrutto, che si spegne e poi viene puntualmente tramortito dalla debordante energia dei biancocelesti. La ricerca della palla in fase di riconquista è furente, le ripartenze velocissime e quasi sempre mortifere, i passaggi diretti e le combinazioni eccellenti. Comincia Marusic, dalla destra, ma il tiro viene deviato in angolo. Poi si passa a sinistra, da dove Immobile trova un varco dopo uno scambio con Lulic per servire a Luiz Felipe la palla dell'1-0: il piatto del brasiliano si spegne alto per la disperazione di Inzaghi. Che per esultare, però, deve attendere appena 9 minuti di gioco. Questa volta è la fortuna ad aiutare i padroni di casa, ma mai aiuto della sorte fu più meritato: dalla sinistra Lulic cerca il solito inserimento di Milinkovic-Savic che si disimpegna nel gioco aereo come fosse un adulto a giocare nel parco contro dei bambini e serve Marusic. Il tiro del serbo è forte ma finirebbe tra le braccia dei tifosi se non incontrasse la faccia di Perisic, che devia irrimediabilmente la traiettoria facendola terminare nell'angolino della porta difesa da Handanovic. Giusto così, i primi 15 minuti non hanno avuto storia.

Subito il gol l'Inter non riesce a riorganizzarsi per una reazione immediata e la partita conserva lo stesso copione già scritto nei primi 15 minuti. Possesso nerazzurro, pressione e ripartenze furenti dei biancocelesti. Che però, al 22', rischiano e non poco sull'ottimo pressing di Cancelo, bravo a scippare Lulic in uscita e a mettere Icardi solo davanti a Strakosha. L'argentino avanza, caracolla qualche metro e sul più bello tenta il destro trovando però buona parte del terreno al momento della conclusione: il risultato non è certo dei migliori. Semplicemente straordinaria, invece, la punizione che Milinkovic decide di calciare con un interno destro destinato ad aggirare sull'esterno la barriera: l'idea è geniale, la conclusione meravigliosa ma il suono, quello del palo pieno, di certo non quello che Inzaghi e il serbo si aspettavano. Si resta sull'1-0, ma ancora per poco. Perché appena 4 minuti più tardi l'Inter conquista un calcio d'angolo e un pareggio frutto onestamente più della determinazione di un singolo che dell'eccellenza del gruppo. La palla calciata da Candreva arriva sul secondo palo dove D'Ambrosio riesce a deviare verso la porta di Strakosha: la parata, quasi casuale, lascia la palla a disposizione degli stessi due contendenti, ma è il nerazzurro il più lesto a rialzarsi e con la gamba anticipare l'albanese e pareggiare le sorti.

Il ritmo della partita resta indiavolato, d'altronde la posta europea non lascia alternative alle due squadre se non quella della lotta e dell'agonismo. Nonostante questo il tasso tenico delle giocate rimane di pregevolissima fattura, soprattutto quando è la Lazio a poter scatenare i propri fantasiosi e veloccismi contropiedisti. Come Felipe Anderson, che scoccato il 40' decide di dare una svolta alla partita recuperando la palla al limite dell'area sugli sviluppi di un angolo nerazzurro, consegnare la palla a Lulic, sciropparsi 80 metri di corsa, ricevere il passaggio di ritorno del proprio capitano e toccare di giustezza alla destra di handanovic. E, ovviamente, correre festante verso la panchina. E' il contropiede perfetto nella partita perfetta, la Lazio torna avanti e la strada che porta all'Europa si fa sempre più biancoceleste. In un primo tempo di straordinaria bellezza resta solo l'ultima perla di Mlinlkovic-Savic: stop di petto su rilancio di Strakosha a umiliare Skriniar e destro potentissimo e di prima intenzione che Handanovic respinge come può. Sarebbe stata l'apoteosi, ma per Inzaghi va già benissimo così.

Secondo tempo

Dopo un primo tempo di tale fattura e intensità, il riposo è quanto mai necessario e infonde le due squadre di nuova linfa e vitalità, da distribuire prontamente in campo al nuovo fischio d'avvio di Rocchi. E' l'Inter ora che deve fare la gara e, come già fatto nel primo tempo, sono proprio i nerazzurri a tentare di portare palla e trovare sbocchi lì dove la Lazio gliene concede. Ovvero, una volta superata la metà campo, praticamente da nessuna parte, dall'alto di un'applicazione feroce e di una disposizione tattica che copre la quasi totalità della propria difesa. Servirebbe un guizzo ai centrocampisti nerazzurri, un'idea geniale che liberi uno dei 4 esterni o conceda a Icardi una seconda palla gol, ma il tridente alle spalle di Icardi (Rafinha su tutti) non sembra assolutamente in giornata e come conseguenza Brozovic viene lasciato troppo solo nella fase di impostazione. La Lazio controlla, domina il centrocampo grazie a un Milinkovic-Savic decisamente stellare e di occasioni per i nerazzurri nei primi 25 minuti non ne arrivano. Spalletti allora mette mano alla panchina, pescando la sagacia tattica di Eder e la velocità spensierata di Karamoh, per un Candreva volenteroso ma inconcludente e per un Rafinha decisamente il peggiore in campo.

All'Inter, come detto, servirebbe un episodio in grado di cambiare un'inerzia che da oltre un'ora dice chiaramente Lazio. Quello che sembra arrivare su un corner dalla destra a 18 minuti dalla fine, ma che invece si materializza su un rinvio sbilenco di Strakosha 5 minuti più tardi. Sono gli attimi che cambiano la gara, così come nessuno avrebbe potuto immaginare. Al 72' Rocchi decreta un calcio di rigore a favore dell'Inter per un fallo di mano di Milinkovic, prima di capire, attraverso l'uso del Var, che il tocco sia in realtà con la spalla ed annullare dunque la propria decisione. Poi il lancio obliquo di Strakosha a innestare una reazione a catena che attraverso il rinvio di Vecino e l'assist di Eder arriva fino a Icardi e al fallo di de Vrij sull'argentino: questa volta il rigore è netto, al numero 9 non trema il piede fermo e siamo 2-2. A questo punto, come per magia, le energie nerazzurre si moltiplicano, fino a decuplicarsi appena due minuti dopo il gol del pareggio. Lulic interviene in riatrdo e si becca il secondo giallo della gara, l'Inter comincia a spingere come mai e sull'angolo successivo viene premiata forse oltre i propri meriti dal colpo di testa vincente di Vecino, che proprio all'Olimpico, ma contro la Roma, aveva segnato il suo primo gol nerazzurro. Il mondo è ribaltato, l'universo biancoceleste distrutto e il sogno europeo del suo popolo annientato. 4 minuti possono essere nulla, ma a volte sono decisamente tutto. Spalletti se li prende, se li mette in tasca e corre ad esultare coi propri tifosi. Un finale del genere probabilmente non sarebbe stato in grado nemmeno lui di immaginarlo. Eppure è cosi: la Lazio retrocede in Europa League, l'Inter dopo 6 anni torna tra le grandi del continente.

LE STATISTICHE DELLA PARTITA

-L'Inter ha vinto le ultime tre trasferte di Serie A, tante quante nelle precedenti 12
-L’Inter si qualifica per la prossima Champions League; i nerazzurri tornano nella massima competizione europea dopo l’edizione 2011/12.
-Tre assist per Brozovic nelle ultime tre gare giocate in Serie A.
-In ognuno degli ultimi tre campionati disputati, Lulic ha ricevuto esattamente un cartellino rosso.
-Gol numero 100 in Serie A per Icardi con la maglia dell'Inter.
-Tutte le ultime tre reti di Felipe Anderson sono state realizzate con tiri da fuori area.
-Era da aprile 2017 (contro il Crotone) che l’Inter non subiva due gol nel corso di un primo tempo in Serie A.
-Terzo gol di Felipe Anderson in Serie A contro l'Inter, solo al Torino ha realizzato piu gol (cinque).
-Nove delle 11 reti in Serie A di D'Ambrosio sono state segnate su sviluppi di calcio d'angolo.
-Danilo D’Ambrosio non segnava in trasferta da aprile 2017 (v Crotone allo Scida).
-Quarto autogol subito dall'Inter in questo campionato, solo l'Udinese (cinque) ne conta di piu.
-L’ultima partita che l’Inter è riuscita a vincere dopo essere passata in svantaggio è stata lo scorso agosto contro la Roma, proprio allo stadio Olimpico.
-Gara numero 250 in Serie A per Stefan Radu.