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"Roma, avanti stadio": l'inchiesta rallenta, ma non ferma il progetto. Lo speciale di Sky Sport24

Serie A

Per competere con i club più importanti e mantenere una rosa competitiva serve uno stadio di proprietà. Per vincere, la Roma chiede di avere una “sua” casa. Nello speciale, Sky Sport24 ripercorre la storia dell’impianto che il club giallorosso tenta di costruire dai tempi di Dino Viola. Pallotta lo ha messo al centro del suo progetto. Adesso l’indagine Rinascimento rischia di allungare nuovamente i tempi

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Una storia non nuova. Quella dello stadio di proprietà è una questione che risale addirittura agli anni Novanta. Sky Sport24, in uno speciale firmato da Paolo Assogna (in onda martedì 19 giugno alle 18.20 e alle 21.20) prova a raccontare le principali tappe della casa della Roma, da quell'idea di Viola fino a Pallotta

Stadio di proprietà per rimanere competitivi

Santiago Bernabeu, Madrid: 137 milioni di ricavo. Alleanz Arena, Monaco di Baviera: 97,7 milioni. Anfield Road, Liverpool: 80,1. Con queste realtà la Roma si è confrontata nell’ultima fase della Champions League. Una lotta impari visto che la società di Pallotta, non essendo proprietaria dello stadio, è ospitata dal CONI per un affitto annuale di 3 milioni e 399 mila euro. La conferma che management e staff tecnico hanno fatto una specie di miracolo a spingere la squadra tra le quattro regine d’Europa. Per mantenere una rosa competitiva e dunque molto costosa lo stadio di proprietà diventa un passaggio non piu rimandabile, ma nella capitale della burocrazia tutto questo sembra impossibile.”

Dall'idea di Viola a quella di Pallotta

L’ingegner Dino Viola è il primo presidente a parlare di stadio di proprietà. Non riesce nell’impresa neanche col sostegno di Giulio andreotti. Alla vigilia del mondiale del 90 il quesito è’: puntare sul progetto della magliana presentato da viola o ristrutturare l’Olimpico? Partito comunista, ambientalisti e CONI bloccano definitivamente il sogno dell’allora presidente della roma che si consuma dietro l’idea della sconfitta sullo stadio di proprietà.

Il 18 agosto del 2011 la Roma passa dai Sensi a una cordata americana. L’uomo forte è James Pallotta che diventa presidente nel febbraio dell’anno successivo. L’esperienza nello sport professionistico americano da azionista dei Boston Celtics lo spinge a dare assoluta centralità all’impianto di proprietà.

Un progetto in cui è giusto credere

Tra James Pallotta e il nuovo sindaco di Roma c’è grande sintonia sulla questione stadio. Insieme a Marino e al presidente della Roma appare dominante la figura di Luca Parnasi, ultimo rappresentante di un importante famiglia di costruttori romani. Nel 2013 compra il terreno di Tor di Valle, nell’area dell’Ippodromo. La Roma sceglie quel sito tra gli 80 selezionati. La strada per la costruzione dello stadio sembra davvero in discesa.

Le questioni politiche romane cambiano molte cose tra cui gli interlocutori di Pallotta su Tor di Valle. Quando erano all’opposizione, la Raggi e il Movimento 5 Stelle avevano ferocemente combattuto il nuovo stadio e ciò che si sarebbe costruito intorno. Troppo cemento, secondo loro. Si ricomincia. Vengono tagliati i grattacieli e il progetto cambia completamente fisionomia, arriva la pubblica utilità e il 5 dicembre del 2017 la conferenza dei servizi dà il definitivo via libera.

Oramai sembrano non esserci più ostacoli alla posa della prima pietra dello stadio, prevista in quei giorni, nei primi mesi del 2019.

Succede di nuovo. Con l’indagine RINASCIMENTO della Procura di Roma vengono arrestate nove persone tra cui il costruttore Luca Parnasi e l’avvocato Luca Lanzalone, uomo Cinque Stelle mandato a Roma a mediare sulla questione stadio.

Il procuratore Paolo Ielo sottolinea immediatamente l’estraneità della Roma, mettendo in evidenza che la pratica stadio è assolutamente pulita. Ma intorno c’è presunta corruzione. L’intreccio tra affarismo e politica torna a dominare la cronaca romana ed a rimandare lo straordinario lavoro di James Pallotta e di chi lo circonda.

Il presidente della Roma non ha nessuna intenzione di mettere da parte il progetto, giusto così. Non c’è calcio di alto profilo senza impianti di proprietà e l’esempio più significativo arriva proprio dalla storia recente della nostra serie A.

I dati di uno studio della Deloitte evidenziano la clamorosa differenza di ricavi tra Roma e Juventus dal 2011, momento in cui il club torinese diventa proprietario di stadio. Alla prima stagione si passa a ricavi da 11 a 32 milioni. Negli ultimi sette anni la Juventus ha avuto 880 milioni in più rispetto al club con i ricavi da stadio a rappresentare una variabile decisiva.

Ci sono i numeri, chiari, a dimostrare che soltanto con una nuova impiantistica sarà possibile stare al passo dei più importanti movimenti calcistici e per questo sulla questione Tor di Valle sarà importante stare al fianco, con energia, di chi ha provato a credere che anche a Roma può esistere la speranza di portare avanti un progetto pulito.