L'attaccante bosniaco ha deliziato la Roma con un altro gol meraviglioso: "Uno dei tre più belli realizzati nella mia carriera". Dalla rete al Viktoria Plzen al mancino volante allo Stamford Bridge, ecco i gol più belli realizzati dal 32enne di Sarajevo
Destro, sinistro, testa. Edin Dzeko segna in tutti i modi e non smette mai di stupire. Quella contro il Torino è l’ennesima prodezza della sua carriera, inaugurata ad alti livelli con il Wolfsburg e poi proseguita al Manchester City prima del definitivo approdo in giallorosso. E ancora oggi risulta strano da credere mettersi a sedere per ammirare gol del genere. In particolare se si ripensa a quel primo anno disastroso, in cui anche la porta sguarnita era diventato uno spettro spaventoso da cacciare via. Il verbo rinunciare non è mai stato però nel vocabolario del bosniaco e così, lentamente, si è ritrasformato in un bellissimo cigno, quello a cui veniva associato Van Basten. Ed è proprio all’ex milanista che Dzeko ha deciso di ispirarsi in questa prima domenica di campionato, regalando il successo all’esordio ai suoi con un fantastico mancino al volo sulla palla a spiovente di Kluivert che si è andata a incastrare sul palo opposto. Una magia che ha ricordato quella messa a segno dall’olandese con la sua Nazionale a Euro ’88.
“L’anno scorso ne ho fatto uno forse più bello, ma questo rientra tra i primi tre della mia carriera sicuramente” ha confermato lo stesso centravanti a fine partita, dopo aver sfogato la propria esultanza come poche volte si era visto in precedenza: maglia al vento e urlo incessante verso il settore ospiti giallorosso. “Prima o poi il gol doveva arrivare” ha poi aggiunto il numero 9, ricordando che prima aveva colpito due legni. La sfortuna però non è bastata a cambiare il suo atteggiamento e la sua voglia di lasciare il segno. E la firma è stata d’autore, come un capolavoro destinato a diventare oggetto di culto negli anni. Gol belli sì, ma anche importanti. Diventa complicato infatti ricordare centri inutili dell’attaccante 32enne, ormai consacratosi come il vero trascinatore della squadra di Di Francesco. Le reti le ha sempre fatte, ma il suo forte ‘no’ alla proposta del Chelsea lo scorso gennaio ne ha rafforzato la leadership all’interno dello spogliatoio e nell’ambiente capitolino, pronto a dare il cuore precocemente ai propri beniamini quanto a negarlo. Una prestanza tecnica così forte da mettere in ombra il talento emergente di Schick, fortunato però nell’avere al suo fianco un collega da cui imparare tantissimo.
Quella realizzata ai granata, però, non è di certo la prima grande prodezza compiuta da Dzeko in maglia giallorossa. Nonostante la stazza da centravanti vecchio stampo, il bosniaco non ha mai nascosto infatti la sua grande capacità tecnica e l’ha messa in mostra con delle reti che hanno fatto stropicciare gli occhi ai tifosi della Roma e non solo. Come quello al Viktoria Plzen, passato nella mente dell’attaccante nell’intervista post partita: una serie di finte in un fazzoletto per confondere il difensore del club ceco e poi palla all’incrocio da posizione complicata e con lo specchio della porta quasi completamente chiuso. Il tutto realizzato, come se non bastasse, con il piede più debole, il mancino.
I tre bellissimi gol segnati nella passata stagione
Segnare con il sinistro per la punta ex City non ha mai rappresentato un problema. Da quel piedone sono infatti arrivati altri tre straordinari gol firmati lo scorso anno, a partire da quello che ha fatto sobbalzare i cuori tra Roma e Londra ed è finito poi di diritto nelle immagini copertina della scorsa Champions League. Sempre mancino, sempre al volo, ma questa volta effettuato in corsa per andare a finalizzare il lancio verticale di Fazio dalla propria metà campo. Un impatto perfetto per trafiggere Courtois e materializzare una straordinaria rimonta degli uomini di Di Francesco ai danni del Chelsea, poi parzialmente vanificata dal pareggio di Hazard. Al volo, ma non solo. Perché in questi anni Dzeko, nella numerosa rassegna dei suoi gol, ha inserito anche i tiri a giro da fuori area. Potenti e precisi da rendere inermi tutti i portieri. Come il malcapitato Pepe Reina, costretto a vedere la parabola del bosniaco finire nel sacco e spegnere così i sogni di gloria scudettati del Napoli. Alla fine dello scorso campionato poi, il classe 1986 è tornato a far pesare la presenza del suo gambone in mezzo all’area ed è con un pregevole allungo volante – sempre col piede più debole – che ha messo in ginocchio il Chievo.
I veronesi erano stati già travolti dal fiuto del gol di Dzeko nella stagione precedente. E anche allora il numero nove non si era lasciato andare a realizzazioni banali. Imprendibile era stato infatti il destro dagli oltre 20 metri con cui aveva sancito il successo dei suoi al Bentegodi. Una rete bellissima per la preparazione e i giri giusti trovati al momento della conclusione. Se poi si parla di vittime martoriate più volte il cerchio torna a chiudersi col Torino, colpito due anni fa con un gol che aveva mostrato gran parte del suo repertorio: la capacità di ricevere dal basso basso la palla e far salire la squadra, quella di difendere la sfera e farla girare sugli esterni e infine la bravura di chiudere il triangolo e andare a segno con un destro secco da fuori area. Caratteristiche ripetute nello splendido destro con cui aveva fulminato Donnarumma qualche settimana dopo. L’estremo difensore del Milan, però, ha poco da rimproverarsi perché finire nel listone di portieri battuti di Dzeko è capitato più o meno a tutti. È la legge dei fuoriclasse.