Juventus, Bernardeschi: "Ronaldo è meglio di Messi. Ho svoltato grazie alle parole di Paulo Sousa"
Serie AL’esterno bianconero si racconta a Tuttosport: dal rapporto con Allegri a quello con Ronaldo: “Il migliore al mondo sul campo, uomo di grande umiltà e straordinaria positività”. Poi il suo salto di qualità: “Qui alla Juventus un ragazzo intelligente può diventare uomo. Paulo Sousa mi diceva di investire ogni minuto su me stesso”
E’ cambiato, è cresciuto. Sia fisicamente che mentalmente. Come fecero, a loro tempo, Baggio, Totti e Del Piero, i suoi idoli fin da piccolo: "Anche se era bello vedere giocare a Firenze i vari Toni, Mutu e Jovetic". Federico Bernardeschi ha iniziato la sua seconda stagione in bianconero nel migliore dei modi. Già otto le volte in cui è sceso in campo, non male per chi deve fare i conti con una concorrenza spietata. Già due i gol messi a segno, con il traguardo delle cinque reti collezionate l’anno scorso che sembra essere molto vicino. Allegri stravede per lui, lo esalta nei momenti giusti e lo punzecchia quando serve, come dopo la vittoria con lo Young Boys: “Con Allegri ho un bellissimo rapporto – ha commentato l’esterno della Juventus in esclusiva a Tuttosport. Mi ha tirato un po’ le orecchie perché non ho passato due palloni nel secondo tempo. Mi trovo molto bene con lui. Quando si arrabbia si fa sentire e capire, anche se col toscano gli stranieri faticano un po’, ma usa anche l’inglese”.
Il rapporto con Ronaldo
Lui, comunque, lo capisce. Carrara e Livorno distano appena una novantina di chilometri in fin dei conti. Madeira è un po’ più lontana, ma l’intesa con Ronaldo è già incredibile. Sembrano fatti l’uno per l’altro. Sempre insieme, sia quando c’è da esultare sia quando di mezzo ci sono le lacrime, come a Valencia: “Il Ronaldo giocatore lo conoscono tutti e personalmente l’ho ritenuto sempre il più forte del mondo, ho sempre preferito lui a Messi – ha ribadito Bernardeschi - quello che ho scoperto è che è anche una persona eccezionale: un ragazzo umile e con un straordinaria positività, che trasmette a tutto l’ambiente, è contagiosa: è in questo che lo preferisco a Messi. Ricordo la finale dell’Europeo in cui dovette uscire per infortunio a metà primo tempo: in panchina faceva l’allenatore aggiunto, non ha smesso di incitare un attimo i suoi . La Juve sul piano della mentalità vincente era già una società eccezionale, senza niente da imparare da nessuno, ma l’arrivo di Cristiano ha portato qualcosa in più. Basta pensare all’espulsione di Valencia: il fatto che uno che ha vinto 5 Palloni d’Oro, cinque Champions e tutto il resto si metta a piangere perché è stato espulso la dice lunga sulla sua passione. Sono andato a dirgli di stare tranquillo, che è il più forte del mondo, perché non volevo vederlo piangere: non se lo meritava perché quell’espulsione era stata realmente ingiusta”. Parole di affetto, parole di stima. E quando si parla di premi, Berna non ha dubbi: “Merita il Pallone d’Oro. Anche al Mondiale ha brillato, ha segnato una tripletta con la Spagna che non è da tutti. Modric è un campionissimo, ma se devo giudicare un premio individuale, secondo me Cristiano ha fatto la differenza in tutto, anche a livello umano. E’ un gradino sopra gli altri. In questi 10 anni lui e Messi sono stati talmente superiori che non c’è storia. Quando si ritireranno potranno vincere anche gli altri”.
Il salto di qualità
L’obiettivo è avvicinarsi, quantomeno, al suo livello. Serve un salto di qualità: “Anche se quello vero l’ho fatto due o tre anni fa, a livello mentale – ammette - Paulo Sousa mi diceva sempre di investire ogni minuto su me stesso. Non deve passare un momento in cui io non faccia qualcosa per migliorarmi. Qui alla Juve un ragazzo intelligente può diventare uomo se capisce che ha tutto a disposizione per migliorarsi come persona e come atleta. Io uno dei più giovani? In squadra di gente tosta ce n’è e c’è un bello spirito di branco nel difendersi: i più piccoletti possono stare tranquilli se ci sono tensioni in campo”. Fra i leader, però, non c’è più Buffon. Di Carrara come lui, idolo ed esempio da sempre: “Se ne è andato un uomo di grande carattere, che ha fatto la storia del club. Bisogna dirgli solo grazie per quello che ha lasciato al club, ai giocatori. Come Chiellini che ora trasmette le sue idee e il suo modo di essere capitano. E che è sempre meglio avere come compagno di squadra piuttosto che averlo contro!” Scherza. Chiosa finale su Chiesa, suo compagno alla Fiorentina e al centro di numerose polemiche per l’episodio che lo ha visto protagonista con l’Atalanta nell’ultimo turno di campionato: “Se l’ho sgridato? No, è un bravo ragazzo e genuino, mi fa piacere che lui e la Fiorentina stiano facendo bene e mi dispiace per le critiche che sta subendo perché è davvero un bravo ragazzo”