Dopo la sfuriata di Champions con Bernardeschi, Max Allegri torna sulle sue parole: “Non volevo offendere nessuno della Fiorentina. Sono toscano anche io, mi stanno simpatici, ma qui alla Juve ogni giocata ha un peso maggiore”
“Non siamo alla Fiorentina”, quattro parole e un grande polverone che corre sul web e sui social. Allegri tira le orecchie a Bernardeschi proprio mentre lo smartphone galeotto di un tifoso in prima fila allo Stadium lo sta inquadrando. Polemiche? Tante, ma prima è bene ricapitolare e contestualizzare tutta quanta la storia: Champions League, Juve-Young Boys, una sorta di amichevole estiva dove i bianconeri passeggiano vincendo 3-0 (risultato che poteva essere tranquillamente più largo). Nessuna passeggiata però per Allegri, sempre in trance agonistica e sempre sul pezzo. Proprio Bernardeschi, titolare dietro le punte Dybala e Mandzukic, lo fa infuriare: “È un passaggio, bisogna andare a fare gol. Ora se ne esce. Non siamo alla Fiorentina!” - urlato dalla panchina per una giocata evidentemente non molto apprezzata, specie nelle intenzioni. Lo stesso concetto, tradotto in termini più pacati nel post partita davanti ai microfoni, sarà: “Federico (Bernardeschi, ndr) ha fatto una bella partita ma gli ho tirato le orecchie perché in alcune situazioni ha cercato il gol personale piuttosto che passare la palla”. Ecco il contesto, ma la spiegazione?
“I fiorentini? Mi stanno simpatici”
Puntuale, è arrivata nella conferenza stampa della vigilia contro l’Udinese. Tra formazione e stato di forma Allegri torna spontaneamente anche sul Berna-gate: “In attacco? CR7 con Dybala e Manduzkic, ma uno dei due potrebbe anche rimanere fuori. Cuadrado è in forma e c’è anche Bernardeschi con tutti i miei rimproveri”. Ecco allora che Max spiega tutto: “Quella frase sulla Fiorentina? Non volevo offendere nessuno, ma qui il peso specifico di ogni giocata è maggiore, perché ogni cosa può far vincere o perdere una competizione intera. Io poi sono toscano e i fiorentini mi stanno simpatici, ma quando si è alla Juve bisogna fare un salto di qualità e di mentalità, le energie spese sono maggiori ma soprattutto qui c'è l'obbligo di vincere”.