Napoli, De Laurentiis: "Con Ancelotti per vincere in Italia e in Europa. Può restare anche sei anni"
Serie AIl presidente del Napoli, intervistato sul Corriere dello Sport, ha parlato del rapporto speciale con il suo nuovo allenatore, che individua come l'uomo che potrà portare il Napoli a vincere in futuro. De Laurentiis svela come è nata e si è evoluta - rapidamente - la trattativa
NAPOLI, ADDIO "TITOLARISSIMI": CON ANCELOTTI IL TURNOVER è SCIENTIFICO
È stato l’artefice principale dell’arrivo di Ancelotti, che ha cambiato il Napoli ma lo ha lasciato lì, a lottare ancora contro la Juventus. In modo diverso, certo. Ma è un modo che piace tremendamente ad Aurelio De Laurentiis, che in una lunga intervista al Corriere dello Sport ha parlato della sua creatura che guida ormai da tre lustri e del futuro che la aspetta. Un futuro, si augura il presidente, vincente sia in Italia che in Europa. E con Ancelotti: "Con Carlo ci sentivamo da anni – ha ammesso De Laurentiis – soprattutto per informarci sui giocatori. Il suo equilibrio e la sua educazione mi avevano colpito fin da subito. Poi è arrivato maggio 2018: avevo capito che il ciclo con Sarri si era ormai chiuso e lui senza tentennamenti rispose alla mia chiamata dicendomi 'vediamoci'. È stato un mio capolavoro? Sono orgoglioso di aver individuato un uomo del suo livello, non solo professionale. Per il resto, è sembrato tutto scritto da tempo, nell’universo calcistico: l’accordo – ha svelato – lo abbiamo trovato in cinque minuti. È stata la negoziazione più rapida dei miei circa quindici anni di calcio".
"Ancelotti potrebbe restare anche 6 anni"
E anche tra Napoli e Ancelotti è stato amore a prima vista: "L’altro giorno – racconta De Laurentiis – Carlo era a Ischia e mi ha telefonato entusiasta, dicendomi: 'Aurelio, io qui ci potrei restare anche sei anni'". Non è stata l’unica telefonata di questi giorni, però: "Ci siamo sentiti il giorno di Napoli-Liverpool, al mattino. Gli ho espresso dei pareri, lui con garbo e autorevolezza mi ha detto: 'presidè, stai tranquillo, la vinciamo'. Ed è successo, non potete immaginare la mia reazione". Il rapporto tra i due va oltre il calcio: "Durante le nostre conversazioni, spaziamo. A volte mi corregge anche sul cinema, ma solo perché è più giovane di me e quindi ha una memoria migliore".
"Ora bisogna vincere: è così che immagino il futuro"
E se davvero Ancelotti resterà oltre la durata del suo attuale contratto, De Laurentiis crede e spera che i prossimi siano anni vincenti per il Napoli: "Innanzitutto, i campionato dopo otto giornate non è chiuso. Ci sarà un momento in cui anche la Juventus potrà rompere, no? E poi – ha proseguito – penso che sognare di vincere sia possibile. Questa società ha fatto passi da gigante, consolidandosi a livello internazionale. Per me, il valore di questo Napoli oscilla intorno al miliardo di euro. Obiettivi? Non ho preferenze e al tempo stesso non mi nego niente. Carlo ha a disposizione tre anni, o magari sei. Ma ora bisogna vincere, in Italia o in Europa. O anche ovunque: è così che immagino il futuro".
"Sarri? Era diventata solo una questione di soldi"
E se Ancelotti è il presente e il futuro, De Laurentiis ricorda con un pizzico di amarezza il recente passato: Maurizio Sarri: "Tre anni fa credevo di aver incontrato un allenatore che sarebbe rimasto qui a lungo. Avrei potuto trattenerlo, perché aveva due anni ancora di contratto. Poi però – ha ammesso – è diventata solo una questione di denaro: l’ambiente, i media e gli opinionisti avevano stabilito che il suo contratto andasse adeguato. E gli accordi scritti, allora? Noi eravamo già passati da 700.000 euro a 1.550.000. Poi però gli ho sentito dire che al prossimo accordo avrebbe voluto arricchirsi e lì mi sono chiesto: e le dichiarazioni d’amore alla città? E se mi stesse usando solo come sponda? All’inizio ci avevo creduto…".
L’evoluzione di Insigne
Con Ancelotti, anche Insigne sembra aver trovato una nuova dimensione: "Non mi ha stupito. Lorenzo è un prodotto del Napoli e di Napoli: una città complicata, dove essere profeti in patria è più difficile che altrove. Un altro al suo posto avrebbe detto ‘chi me lo fa fare’, lui invece ha dimostrato di essere uomo e di avere una testa per ragionare. Per me è uno di famiglia".