Inter-Milan, l’enigma del derby: nerazzurri e rossoneri lettera per lettera

Serie A

La “I” che sta per Inter ma anche di “importante”, per quella citazione dell’avvocato Prisco. "M" di Milan ma anche di quel 5-0 del “millenovecento… 98”. Dieci lettere e dieci ricordi: il derby è sempre più vicino

INTER-MILAN LIVE

Una città, due squadre, tre colori e dieci lettere. Cinque par parte. Vittorie, momenti, uomini e aforismi. Ma soprattutto emozioni. Lo spettacolo del derby di Milano in pillole. A quattro giorni da Inter-Milan del posticipo di domenica un tuffo nel passato: quel gol di Ronaldo e quel ginocchio di Abbiati che gli valse un “contratto a vita” coi colori rossoneri. La citazione di Peppino Prisco e quella della Curva Sud. Inter e Milan in versione acrostico, enigma bello e buono che si riproporrà anche sul campo di San Siro: chi vincerà la partita che vale il dominio della città?

Inter, I come Importante

Interista più interista non c’era. E mai ci sarà. Avvocato e dirigente di mestiere ma tifoso per vocazione. Peppino di nome e Prisco di cognome. Scomparso nel 2001 dopo aver regalato quelle citazioni del tifo nerazzurro che vivranno per sempre. Portatore sano dello sfottò calcistico col sorriso sulle labbra. Battute e ironia tagliente ma nel pieno spirito di quella rivalità calcistica e tutta cittadina. Tra le migliori: “Dopo aver stretto la mano a una milanista corro a lavarmela, ma dopo averla stretta a uno juventino mi conto le dita”. Oppure: “Sono contro ogni forma di razzismo ma mia figlia in sposa a un giocatore del Milan non la darei mai”. Ma anche: “L’Inter nacque da una scissione del Milan... Ecco la dimostrazione che si può fare qualcosa di importante partendo da niente!”.

N come Non si vende Kakà

Sneijder in campo a qualche ora di distanza dal suo arrivo a Milano, e con la numero 10 sulle spalle. Milito già Principe nella stagione che lo consacrerà a Re. Thiago Motta nel triangolo con Eto’o. Ma anche Maicon col triplo polmone, Stankovic da fuori e Mourinho che porterà l’Inter all’apoteosi. Triplete a maggio, come mai nessuna italiana era riuscita a fare nella storia. L’alba di quella stagione? Il derby del poker che umiliò i rossoneri. 29 agosto: l’Inter pareggia la prima contro il Bari mentre il Milan vince a Siena. A San Siro sarà massacro, coi tifosi nerazzurri che intoneranno il coro ritornello dei cugini dell’ultimo mercato “Non si vende Kakà, non si vende Kakà, non si vende Kakà”. Dopo la sua quasi cessione al City poi sventata a gennaio e la sua effettiva partenza nell’estate del 2009 in direzione Real. Una presa per i fondelli (e nell'orgoglio) che valse come un 5-0.

T come Ti te dominet Milan

O mia bela Madunina / che te brillet de lontan / tuta d'ora e piscinina / ti te dominet Milan. Sì: tu domini su Milano. Dall’alto del Duomo e come l’Inter in quel derby. E poco importa se i nerazzurri di Stramaccioni a fine stagione saranno a meno 22 punti dai cugini. Quel giorno il Milan affonda 4-2 e perde aritmeticamente lo scudetto mentre la Juve trionfa contro il Cagliari. Beffa, doppia beffa: il tricolore viene così scucito dal rossonero: inutile il doppio Ibra che aveva ribaltato la partita, decidono la tripletta di Milito e il gol di Maicon. Diavoli all’inferno, e per chi aveva realizzato quella scenografia non poteva esserci goduria maggiore.

E come Emozioni

Tante? Innumerevoli. In tutti i derby ma soprattutto in quello del 28 ottobre del 2006. L’alba quella volta più che rossa (o rossonera) fu tutta nerazzurra. Mancini vincerà quella partita 4-3 involandosi verso il primo scudetto sul campo che nel 2010 diventeranno in totale cinque consecutivi. L’Inter tornerà alla vittoria come nel 3-2 di qualche mese prima, ma anche dopo otto sconfitte e quattro pari nei precedenti 12 scontri diretti contro il Milan. Il riscatto porta subito la firma dell’ex Crespo più Stankovic. Ancelotti fa tre cambi nell’intervallo mai poi l’Ibra nerazzurro cala il tris a inizio ripresa. Seedorf riapre sull'1-3 e Materazzi richiude tutto: gol, esultanza con maglia mezza tolta e doppio giallo. Inter in dieci: segnano Kakà e Gilardino per un finale al cardiopalma. Emozioni su emozioni, che consegneranno comunque il derby ai nerazzurri.

R come Ronaldo

Il Milan bis di Fabio Capello che chiuderà al decimo posto. L’Inter di Simoni che mancherà il tricolore con cinque punti di ritardo dalla Juve nell’anno del fallo Iuliano-Ronaldo. Un derby vinto 3-0 e un gol del fenomeno brasiliano che in quella stagione vincerà anche l’unico trofeo in nerazzurro, la Coppa Uefa. Quel giorno il 3-0 è netto: doppio Simeone prima e dopo la rete del “Fenomeno”. Capolavoro di mezzo esterno volante sul suggerimento di Moriero a regalare una delle reti più belle di tutti i derby.

Milan, M come Millenovecento…

Troppo facile pensare a quel 6-0 che i tifosi del Milan ricordano ancora oggi con un coro entrato nelle playlist di ogni ultras. Di memorabile ci fu anche il pokerissimo di Coppa Italia della stessa stagione, 1998, in cui Ronaldo superò Sebastiano Rossi con quel delizioso pallonetto. Apre la strada Albertini, dunque Ganz tiene fede al soprannome tutto milanese di “El segna semper lu”, sfogando contro la ex (era passato dall’Inter al Milan qualche settimana prima) il gol del raddoppio. Prima dell’intervallo segna anche Savicevic. Dunque in gol anche Colonnese e pure la meteora Steinar Nilsen, facilmente dimenticato da tutti i suoi tifosi rossoneri se non per quella rete ai cugini.

I come Indietro

...e "indietro" come lo è anche un retropassaggio. Anno 1987. Berlusconi è da poco atterrato sull’Arena di Milano come nuovo proprietario del club promettendo utopie irrealizzabili solo all’apparenza. Sacchi è l’uomo nuovo in panchina per dar vita al calcio spettacolare che faccia vincere tutto. Nell’88 il tricolore arriverà subito, contro il Napoli di Maradona. Decisivi anche i due derby: al ritorno 2-0 con reti di Gullit e Virdis che poi lanceranno il sorpasso di Napoli del primo maggio. E all’andata? Ancora vittoria: 1-0 con quel retropassaggio e clamoroso autogol di Federico Ferri che batte Zenga in uscita: un altro grande bivio della storia rossonera. 

L come L’imperatore

Istantanea da ricordare e custodire nella memoria. Il rumeno Contra spara da fuori e ribalta il derby. Prima Sheva, da sempre mattatore dell’Inter. Poi anche Inzaghi. Dall’1-0 di Ventola al 3-1 confezionato in otto minuti di orologio, e a pochi mesi dal clamoroso 6-0 tennistico. Fatih Terim non sarà allenatore indimenticabile in rossonero, ma l’affetto di tutti i milanisti rimarrà per sempre proprio grazie a quel derby poi vinto 4-2, e quell’esultanza rabbiosa da vero “Imperatore”. Verrà esonerato il cinque di novembre, senza mai alcun rancore. Con Ancelotti il Milan inizierà presto a vincere tutto.

A come Abbiati

Galliani un girono ci scherzò sù (ma in realtà forse nemmeno troppo): “Con quella parata si è guadagnato un contratto a vita con il Milan". Ginocchio che salvò quel derby e creò un nuovo bivio sulla storia recente dei rossoneri. Champions League, semifinale tutta italiana. A Milano l’aria è più pesante del solito perché in palio c’è un derby più importante della storia. Zero a zero all’andata e poi il solito Sheva segna al ritorno: 1-0, con l’Inter costretta a farne due. Oba Oba Martins dimezza la fatica prima dell’assalto finale. Col 2-1 passano i nerazzurri. Col pari il Milan. La palla della vita l’ha sul destro Kallon: in diagonale solo contro Abbiati lui centra la porta ma anche il ginocchio del portiere rossonero in uscita, che evita una rete che avrebbe completamente cambiato la storia del calcio.   

N come Noi realizziamo i vostri sogni

Quella finale di Champions poi la vincerà proprio il Milan, battendo la Juventus e riportando a Milano la coppa che mancava dal 1994. L’anno successivo il derby di campionato è ancora a ottobre, giorno numero cinque. Il Milan vincerà 3-1 col primo gol rossonero di sempre di Kakà (su assist di Gattuso), dopo la rete di Inzaghi che mette la faccia su una punizione diretta in porta di Pirlo e prima di, guarda un po’, Andriy Shevchenko. Ma la goduria dei tifosi milanisti sta anche tutta nel pre partita. Un palco, un drappo rosso che si apre come a teatro. In primo piano quella Champions appena vinta. Sotto? “Noi realizziamo i vostri sogni”. Sfottò degli sfottò. Chapeau.