Napoli, Ancelotti: "Mai chiesta la sospensione per razzismo: le partite si devono interrompere, non se ne può più"
Serie AAncelotti è tornato sul tema del razzismo all'Università Vanvitelli di Napoli: "Non se ne può più, serve un corso di educazione. Non ho mai chiesto di sospendere le partite, conosco bene i rischi. La partita va interrotta temporaneamente, si fa un annuncio, e poi si ricomincia"
"Non se ne può più, anche a Bologna un giocatore di vent'anni l'altro giorno è stato insultato, non ha senso. Il calcio italiano non è cambiato, gli ignoranti e maleducati continuano ad andare negli stadi e per loro serve un corso di educazione, senso civico e rispetto". Lo ha detto Carlo Ancelotti, nel corso di un intervento all'Università Vanvitelli a Napoli sulla gestione del gruppo in una squadra di calcio. L’allenatore è tornato a parlare del problema del razzismo negli stadi. "Ho avuto la fortuna di vivere 9 anni all'estero e queste cose sono state debellate, non si può fare, non si deve fare". L’allenatore del Napoli affronta poi il tema delle sospensione delle partite per cori razzisti: “Ho sentito dire 'Ancelotti non può decidere di sospendere una partita', ma forse quando parlo non mi faccio capire. Non ho mai chiesto di sospendere le partite, so bene che se 60mila persone devono uscire dallo stadio si creano dei problemi. Ma in caso di cori razzisti le partite si devono interrompere, si aspetta qualche minuto e poi si riprende. Ho sentito un'intervista del presidente della Federcalcio Gravina - ha spiegato Ancelotti - e so che la federazione sta facendo dei passi per semplificare questa norma. Questo è giusto, ma ricordiamoci anche che la norma c’è ed è già applicabile in caso di insulto territoriale o razziale, a Milano non è stata applicata. In Bologna-Juve ci sono stati insulti a un ragazzo: la partita si ferma temporaneamente, si fa un annuncio, e poi si ricomincia. Si fa così anche per la pioggia, nel 2000 aspettammo due ore per riprendere".